UN PIANTA RICCA DI STORIA CHE RICORRE ANCHE NELLA MITOLOGIA ETRUSCA E MOLTO DIFFUSA NEL NOSTRO TERRITORIO
La vitalba (Clematis vitalba) dal greco generico ‘klematis’, diminutivo di ‘klêma’ (tralcio di vite) e latino “vitis” (vite) e “alba” (bianca), è una pianta dall’ aspetto lianoso e rampicante che nel suo ergersi disordinata risulta essere infestante al pari del più conosciuto rovo anche se meno spigolosa di quest’ ultimo. Infatti essa crea dei veri e propri grovigli inestricabili attraverso i quali cui è pressoché impossibile passare a mani nude.
Presente praticamente su tutto il territorio nazionale fino ai 1300 metri di quota, ha, come tutte le specie, delle preferenze su dove nascere e soprattutto crescere, difatti la troviamo sovente ai margini di terreni incolti dove sembra quasi apparire dal nulla contrastando erbe spontanee ed arbusti meno esuberanti. Sovente i boschi di latifoglie nonché in tutta la macchia temperata deve fare i conti con la Vitalba. La sua è proprio quella che viene chiamata “aggressione boschiva” in piena regola -seppur in modo del tutto naturale- verso altre specie che soffrono ed in molti casi vengono letteralmente sopraffatte fino al punto di deperire. In alcune parti del mondo come in Nuova Zelanda è dichiarata addirittura “unwantedorganism” (organismo non gradito).
Fanno da contraltare a questa negatività i suoi fiori che si presentano in una forma eretta composti da 5 petali bianco-verdastri che sbocciano da aprile a luglio con estensione possibile di un paio di mesi se il tempo le è favorevole. La fioritura dal profumo delicato vagamente somigliante al biancospino attira molti insetti tra cui la celebre Apis mellifera ma anche tante altre specie che sono meno popolari ma altrettanto utili come bombi, farfalle (e ovviamente falene) ed i sorprendenti quanto importanti sirfidi “a metà” tra vespe e mosche le cui larve sono predatrici attivissime di insetti fitofagi e cioè dannosi.
Seppur questa pianta non viene coltivata per usi terapeutici le vengono riconosciute diverse azioni tra le quali quella depurativa ed analgesica. I germogli giovani possono essere cotti i gustose frittate o usati al naturale per arricchire una fresca insalata ma con assoluta moderazione ed attenzione poiché molte parti risultano essere velenose avendo alcaloidi e saponine, sostanze che provocano irritazioni cutanee al contatto. Queste proprietà deleterie sono conosciute da diverso tempo ed usate in modo inappropriato da persone di ogni genere. Ad esempio i militari di leva la impiegavano per simulare improbabili intolleranze ai detersivi per essere esonerati dal servizio di corvèe.
Anche i mendicanti ne facevano uso per procurarsi irritazioni ed ulcerazioni con le loro foglie allo scopo di impietosire i possibili donatori tanto più che questa pianta poi venne soprannominata non a caso “erba dei censiosi”. I giovani di campagna, specie i meno abbienti, usavano tagliare la parte legnosa del fusto per poi fumarla come succedaneo di sigarette che un tempo non erano né economiche né abbondanti. Il fumo e l’aroma sprigionato non era granché e sembra che ad alcuni ragazzi meno robusti provocasse stordimenti tanto da essere etichettati dai compagni come stupidi e con la testa tra le nuvole.
Questo forse si ricollega al fatto che l’ uso di questa pianta nei fiori di Bach viene associato idealmente a chi “sogna ad occhi aperti” vivendo in un mondo tutto suo distante dalla realtà. L’ ultima curiosità in qualche modo ci appartiene storicamente. Parliamo infatti di due figure mitologiche etrusche. Il primo, di nome Tagete e’ un fanciullo saggio che emerge dalla terra che il re Tarconte stava arando per rivelargli i segreti della religione etrusca.
Nacquero cosi testi sacri noti come “Libri Tagetici” (o Haruspicini) che contenevano norme per l’ interpretazione dei fulmini, dei prodigi e delle viscere degli animali. Grazie a questo insegnamento Tagete divenne il simbolo dell’ aruspicina, l’arte divinatoria etrusca. Il campo del re e a seguire di tutti gli etruschi vennero protetti da quel momento da una testa di asino Arcadico scorticata e con un ramoscello indovinate di quale pianta..si, la Vitalba.






























































