Caravaggio e Ladispoli, quando tutto ebbe inizio

0
3121

Intervista al maestro Guido Venanzoni, grande sostenitore  della tesi del Prof. Vincenzo Pacelli, secondo cui la morte del pittore sarebbe avvenuta a Palo e non a Porto Ercoledi Felicia Caggianelli

Il mistero della morte del Caravaggio torna ad essere motivo di discussione a Ladispoli città che ne ha  visto di sicuro l’arresto, come scritto su numerosi testi di arte, ma sulla cui morte restano ancora non pochi dubbi visto che le tesi che ne riportano la morte in Toscana non convincono molto. Per quanto riguarda l’interesse di Ladispoli in questa delicata faccenda abbiamo intervistato il maestro d’arte Guido Venanzoni che è stato uno dei pionieri che ha abbracciato l’ipotesi che il famoso pittore potesse essere stato assassinato proprio sulle nostre sponde.

Maestro quale è stato l’input che ha dato origine a questa avventura?

“Tutto è iniziato casualmente leggendo il libro del dottor Crescenzo Paliotta “Ladispoli immagini e racconti da Caravaggio a Rossellini”. Un bel libro in cui si spiegavano le origini e la grande storia del nostro territorio che dagli etruschi aveva visto approdare sulle nostre sponde il Caravaggio. Un territorio che ne aveva visto anche il suo arresto”.

Cosa scattò in Lei? Quali sensazioni e sentimenti nonché idee scaturirono da questa scoperta?

“Sinceramente mi si aprì un mondo. Iniziai a documentarmi sull’argomento e  presi consapevolezza che l’episodio dell’arresto del Merisi a Palo era riportato sui libri d’arte inerenti la storia di Caravaggio. Palo era l’attuale Ladispoli ed era la mia città quindi  iniziai a pensare a come avrei potuto comunicare la notizia di un evento cosi importante ai miei concittadini. Si trattava di rendere nota la storia del più grande pittore di tutti i tempi e che proprio da noi, forse, aveva concluso i suoi giorni”.

Quale fu  il proseguimento di questa vicenda?

“Essendo un pittore pensai quale potesse essere il modo migliore di palesare questa notizia, che avrebbe dato lustro a Ladispoli, se non con la realizzazione di un quadro che mostrasse il momento dell’arresto del grande pittore. Non un quadretto piccolo bensì, un dipinto di grandi dimensioni che riuscisse a mostrare non solo il momento della cattura quanto a far respirare, attraverso il gioco di chiaro scuri, tratti riconoscibili della maestria del Caravaggio, l’arte pittorica del ‘600. Con grande entusiasmo  iniziai a fare disegni su disegni, mi  documentai sui vestiti che indossavano le persone e le guardie papali del tempo. Passai mesi di lavoro in archivi storici navigando su internet (le guardie papali erano all’inizio spagnole) e ore di sonno perdute. Con grandi difficoltà tecniche ed economiche iniziai a lavorare al progetto. Non fu una cosa facile, bisognava inventare un dipinto con le proporzioni esatte tra i personaggi e lo sfondo del castello, collocare gli attori nella giusta posizione dove un tempo sorgeva il vecchio porto di Palo, trovare le persone giuste per disegnarle con i vestiti, le armature e le alabarde a tema. Si trattò di un lavoro certosino, e un grande e prezioso aiuto mi fu dato dalle persone che mi stavano vicino tra cui il mio amico l’attore Kim Rossi Stuart. Persone speciali che hanno sempre creduto in me dall’inizio fino alla realizzazione del dipinto di 250×150 che attualmente è esposto nella sala consiliare della città di Ladispoli”.

Maestro, perché si pensa che a Palo non solo sia avvenuta la cattura di Michelangelo Merisi ma addirittura forse anche la morte?

“Più studiavo e più sorgevano in me i dubbi sulla sua morte che secondo alcuni luminari dell’arte era avvenuta a Porto Ercole mentre per altri proprio a Palo. Lo storico professore Vincenzo Pacelli, infatti, sosteneva che lo sbarco a Palo fu un tranello ordito dai cavalieri di Malta che lo aspettavano per ucciderlo. Altro quesito era, ed è tuttora: perché mai Caravaggio venne arrestato nel piccolo porticciolo di Palo quando doveva andare a Civitavecchia per poter prendere un passaggio fino a Roma e portare in dono al cardinale Scipione Borghese tre dipinti per ringraziarlo del condono?

Non nascondo che conoscere un’altra verità ovvero che forse il grandissimo artista, finiva i suoi ultimi giorni qui a Ladispoli mi dette la carica per l’esecuzione del secondo dipinto di 150×250 visionabile nel mio studio. Anche quest’ultimo dipinto mi è costato tantissimo tempo sia per i disegni preparatori che per il lavoro stesso ma devo dire che sono molto soddisfatto dell’esecuzione e  vorrei che servisse per dar vita ad un percorso intento a chiarire veramente quale fine abbia fatto il pittore”.

Chi ha supportato questa tesi sin dall’inizio?  “Un giorno ebbi una lunga telefonata con il più grande storico dell’arte sul Caravaggio il prof. Vincenzo Pacelli, emerito professore di storia dell’arte della Federico II di Napoli, che mi spiegò che concordava con la mia supposizione e che Caravaggio non fosse mai arrivato a Porto Ercole ma che molto plausibilmente era stato prima arrestato e poi assassinato proprio a Palo”.

Maestro i tempi sono maturi per iniziare questo progetto?

“Credo di sì. Spero che queste mie  due opere di grandi  dimensioni, contribuiscano  a che si intraprenda una battaglia culturale affinché Ladispoli sia riconosciuta come la città che ha dato l’ultimo approdo al più grande pittore che la storia  abbia  donato all’umanità. Ho avuto l’onore di collaborare con il prof. Vincenzo Pacelli, abbiamo fatto due congressi nella nostra sala consigliare Fausto Ceraolo ripresi dalla Rai, da Mediaset e da tutte le testate giornalistiche locali ed italiane, sono stato alla presentazione del libro “tra arte e scienza” ai musei capitolini, in cui  Pacelli con l’apporto di diciotto studiosi scriveva dell’avvenuta morte del  pittore nella nostra città  e sulla quale, il prof. Vittorio Sgarbi concordava con il professore dell’avvenuta morte del pittore nel nostro territorio. Mi auguro che i nostri attuali politici non buttino all’aria il grande lavoro fatto da questo scienziato della storia dell’arte e spero che ognuno di noi contribuisca, io sono pronto a dare il mio appoggio, a far conoscere un evento cosi grande che porterebbe Ladispoli  ad essere conosciuta nel mondo per l’ultimo approdo del più grande pittore  del ‘600 e credo anche di tutti i tempi “.