“Vogliamo restituire dignità alla palude di Torre Flavia”

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Sono partiti gli interventi per tutelare la palude di torre Flavia.L’Arsial, proprietaria della macchia umida al confine tra Cerveteri e Ladispoli, ha avviato i lavori di installazione di staccionate e barriere perimetrali per impedire l’accesso di moto e fuoristrada nell’area della palude. Nell’oasi naturale infatti non sono rare le scorribande di veicoli che creano gravi danni alla flora ed alla fauna. In quel tratto di litorale, circondati dal canneto e dai prati, vivono numerose specie di uccelli in particolare durante le stagioni migratorie e negli ultimi anni è stato scelta come luogo privilegiato dal fratino. Le barricate, costruite con legno ecologico, eviteranno anche la sosta selvaggia. Le staccionate rappresenteranno anche un deterrente contro l’invasione indiscriminata tra le dune dei bagnanti durante la stagione estiva. Questo tratto di litorale ospita specchi d’acqua, circondati dal canneto e da prati, che offrono rifugio e alimentazione a numerose specie di uccelli in particolare durante le stagioni migratorie e negli ultimi anni è stato scelto come luogo privilegiato dal fratino. Ma il progetto varato dall’Arsial prevede anche altri interventi, a breve dovrebbe essere radicalmente variata la viabilità all’interno della macchia umida. Tutto il progetto è stato ideato in collaborazione con la Città metropolitana che gestisce la palude che 22 anni fa venne riconosciuta come Monumento naturale dalla Regione Lazio.

Soddisfazione è stata espressa dall’amministrazione comunale di Cerveteri.

L’assessore Gubetti

“Questo in corso – afferma l’assessore alle politiche ambientali, Elena Gubetti – è solamente un primo passo nell’opera di riqualificazione dell’ingresso nord della palude. già il sindaco Alessio Pascucci, nel suo ruolo di Consigliere della Città Metropolitana di Roma Capitale nonché di Presidente della Commissione Bilancio, aveva chiesto e ottenuto lo stanziamento di una cifra davvero importante, ovvero 75 mila euro, utili per il rifacimento dei sentieri interni alla palude, per ridare dignità ad un luogo protetto che per troppi anni è stato deturpato dall’abusivismo e che ora vogliamo restituire alla cittadinanza. In questi giorni alcuni esponenti delle opposizioni, quasi certamente non a conoscenza in maniera dettagliata della reale entità e dell’obiettivo dei lavori in corso, hanno divulgato la falsa notizia che verrebbe ristretto l’accesso alla spiaggia. Tale accesso viene impedito solamente alle automobili, mentre nulla cambia per i pedoni, poiché viene mantenuto un ampio cordone d’ingresso. L’obiettivo di questi lavori è puramente finalizzato alla tutela e alla valorizzazione di un’area protetta, dove ora non potranno più parcheggiare in maniera selvaggia le automobili. L’intervento è coordinato con i due enti più rappresentativi su tale area, ovvero la Città Metropolitana e l’Arsial. Con l’occasione – conclude Gubetti – ci tengo a ringraziare tutti i volontari e le associazioni ambientaliste che da anni, con passione, si occupano di sorvegliare e valorizzare la Palude, preziosi con la loro conoscenza ambientale e la loro passione per il territorio”.

Rumoreggiano intanto i residenti di Campo di Mare, spaventati dall’afflusso di migliaia di automobili sul lungomare dei Navigatori, da dove si accede soltanto da due strade. Profonde modifiche alla viabilità e bus navette dalle stazioni ferroviarie di Marina di Cerveteri e Ladispoli dovrebbero essere annunciate nei prossimi mesi.

Ricordiamo che la fascia costiera di Torre Flavia costituisce una delle poche zone acquitrinose superstiti lungo il litorale etrusco, un’oasi insostituibile per la protezione dell’avifauna stanziale e migratoria. Riconosciuta come monumento naturale dalla Regione fin dal 1997, oggi in gestione alla Città Metropolitana di Roma Capitale, è sottoposta ad una continua pressione da parte di un turismo balneare non regolamentato ed è stata oggetto di un abusivismo strisciante. Si estende per 48 ettari lungo il litorale, è quanto rimane di un’estesa area costiera acquitrinosa, formata da ampie zone lacustri e dune sabbiose. Un lembo di territorio estremamente prezioso e altrettanto fragile, assediato anche dalla pressione antropica, segnato in alcuni tratti da un utilizzo agricolo intensivo che ne ha seriamente messo in pericolo negli anni più recenti il ricco patrimonio di biodiversità esistente. Si tratta in particolare di un habitat ideale atto ad offrire rifugio e protezione all’avifauna stanziale e migratoria.