Tombe alla cappuccina: cosa sono?

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Tegole, Romani, Museo, Nimega

Il  territorio italiano restituisce sempre emozioni incredibili, ricco di storia e di cultura com’è. Non è difficile camminare sulla riva del mare o in campagna ed imbattersi in resti e reperti archeologici.

di Pamela Stracci ©

Di qualche anno fa è la segnalazione di un turista, che passeggiando semplicemente sulla battigia di Ladispoli, ha notato i resti di una tomba che affioravano dalla costa franata della spiaggia. La Soprintendenza, avvertita del ritrovamento, ha confermato che i resti appartenevano ad una tomba alla cappuccina con lo scheletro ancora adagiato al suo interno, facente parte di un complesso funerario molto più esteso di epoca romana. L’erosione costiera ha restituito una sezione stratigrafica magnifica dove lo scheletro appare ancora deposto supino con le tegole che lo sovrastavano, si schiacciate, ma ancora al loro posto.

Ma che cos’è una tomba alla cappuccina? Molti si sono incuriositi sull’argomento: vediamolo brevemente. Sebbene il nome possa far pensare ai frati, in realtà è una tumulazione molto ma molto più antica destinata alle classi meno agiate. Era infatti una semplice modalità di sepoltura ad “inumazione” ovvero senza cremazione del defunto, utilizzata con frequenza nel periodo romano (ma se ne trovano anche del periodo etrusco e medievale). Il corpo veniva avvolto in un sudario e adagiato in una fossa scavata sotto il piano del terreno, deposto direttamente sulla terra o su delle lastre di terracotta o su di tavolato ligneo, in posizione supina con le braccia distese lungo il corpo o raccolte sul petto. La tomba veniva poi chiusa nella parte superiore con coppi ed embrici e interrata. Questi elementi ceramici oltre a proteggere il defunto, permettevano anche di riaprire agevolmente la tomba. A cosa serviva riaprire la tomba?  Poteva essere aperta per vari motivi legati al culto ma vorrei raccontare un esempio che mi ha particolarmente colpita avendolo visto direttamente.

Sotto al Castellaccio dei Monteroni, sempre a Ladispoli, nella passata campa di scavi archeologici cui ho partecipato, sono state rinvenute una serie di sepolture alla cappuccina tra le quali quella di una giovane donna e il suo bambino. La donna probabilmente era morta di parto ed era stata sepolta nella tomba poi riaperta poco tempo dopo per inserire il corpicino del bambino, morto in seguito. Il piccolo defunto fu adagiato dentro un vaso e poi deposto sul petto della madre in un viaggio ultraterreno che li avrebbe legati anche sulla terra per sempre. In questo caso la riapertura della tumulazione ha permesso l’inserimento del secondo defunto.

Ho tanto parlato di questo singolare ritrovamento ai Monteroni e delle tombe alla cappuccina ai ragazzi delle scuole e ne sono rimasti veramente colpiti: un territorio, il nostro, così ricco di storia, cultura e tradizioni è solo da valorizzare.