Togliamo il wi-fi dalle scuole

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Costa poco e ci guadagna la salute dei ragazzi. Comuni virtuosi l’hanno già fatto. Esporre gli alunni alle irradiazioni è rischioso

di Maurizio Martucci

Irradiazioni pubbliche disseminate tra le aule senza che una legge obblighi scuole e Comuni a farlo. Nativi digitali, bambini e adolescenti sono le fasce più deboli e vulnerabili, perché nel pieno dello sviluppo in età pediatrica le radiofrequenze superano facilmente la barriera ematoencefalica. Correre ai ripari si può e c’è un decreto del 2017 firmato dall’ex ministro dell’ambiente Galletti che spinge alla riduzione dell’inquinamento indoor in ogni sede pubblica, optando per la sostituzione del pericoloso wireless col più sicuro cavo.

Il registro elettronico funziona benissimo, e pure meglio, con la connessione protetta: a differenza del Wi-Fi non irradia i corpi degli alunni e consente una navigazione persino più performante nell’era della fibra ottica. “Mi sono documentato leggendo la ricerca medico scientifica più avanzata. Ho compreso il pericolo per i ragazzi altrimenti esposti alle microonde pulsate del Wi-Fi per tutta la loro permanenza a scuola, per cinque giorni la settimana, per otto-nove mesi l’anno, per almeno tredici anni fino alle superiori. Con quali conseguenze sulla salute? Come massima autorità sanitaria del territorio, ho sposato una politica cautelativa di prevenzione, smantellando il Wi-Fi in tutte le scuole comunali per la sicura connessione via cavo”. Livio Tola è il Sindaco di Borgofranco d’Ivrea (Torino), s’è presentato domenica scora a Milano nel workshop nazionale promosso dall’Associazione Italiana Elettrosensibili raccontando la sua storia, un modello approdato sui maggiori canali di stampa e Tv. “All’inizio non sono stato compreso, mi hanno deriso, accusato di essere persino contro il progresso, di procurare un danno erariale perché non ho accettato il bando pubblico coi soldi del Wi-Fi, ma alla fine con una spesa minima ho messo in sicurezza la salute dei ragazzi almeno nelle aule scolastiche. E’ questa la cosa che mi sta più a cuore”. Rivincita e ragione dell’antesignano sindaco (“per questo oggi vengo incensato, ma non fatto nulla di speciale, anzi…”) sta nell’emulazione di altri comuni virtuosi che ne hanno poi seguito l’esempio. In altre città d’Italia (Brescia tra le big) come nel resto del mondo: cablare 18 aule, in Piemonte è costato appena 4 mila euro, un badget ridotto che vale la pena investire per scongiurare la terribile escalation di anomali casi di malattie e inutili lutti di alunni irradiati tra i banchi. In difesa della salute pubblica, i tribunali di Firenze e Roma hanno da poco disposto lo spegnimento del Wi-Fi in un paio di scuole nostrane. In Inghilterra riecheggia il dramma di Jenny Frey, una 15enne gravemente elettrosensibile suicida per sfuggire alle sofferenze atroci provocatele dal Wi-Fi installato nel college. In Australia ha fatto scalpore il caso del piccolo Ethan Wyman, morto 11 mesi dopo la diagnosi di due tumori al cervello che i genitori attribuiscono al Wi-Fi scolastico. E c’è poi il caso limite in America: quattro bambini ammalati di cancro in una scuola elementare con antenna di telefonia mobile piazzata nel cortile. I genitori insorgono. 

Vogliono usare i nostri figli come cavie umane?”, denuncia il Comitato No Wi-Fi Toscana. “Molte scuole pubbliche hanno stipulato accordi con società informatiche che consentono di avviare tutta una serie di iniziative di sperimentazione definita EDOC@ cioè ‘Education and Work On Cloud’, progetto di ricerca finanziato dal PON dal Ministero della Pubblica Istruzione definito ‘Smart Cities and Communities and social Innovation’, che punta a innovare tutta la filiera educativa, dalla scuola primaria alla formazione professionale. Il progetto prevede l’dotazione di Smart Toys nelle scuole e il potenziamento della rete Wi-Fi attraverso l’istallazione di numerosissime hotspot Wi-Fi pubblici sui tetti degli istituti scolastici”, installazione per altro contraria a molti regolamenti comunali che espressamente vietano proprio l’irradiazione di luoghi sensibili come asili, scuole, case di cura e ospedali.La cosa che lascia più sconcertati – continuano gli anti-wireless toscani intervenuti nel recente convegno milanese – “è come sia possibile effettuare una sperimentazione con tecnologia e metodi educativi non testati all’interno delle scuole pubbliche. Non ci sembra neppure giusto che il dirigente scolastico possa aderire a questo progetto costringendo i genitori ad farlo senza la preventiva e formale autorizzazione, ponendo in essere un modus operandi antidemocratico per altro in contrasto con le raccomandazione dei pediatri che consigliano di non far utilizzare ai minori di 12 anni cellulari, Smartphone o altri apparecchi che emettono radiofrequenze”.

Gli studi italiani sugli effetti del Wi-Fi promossi dal ricercatore Fiorenzo Marinelli (ex CNR di Bologna) e dal cattedratico Mario Barteri (Università Sapienza di Roma) hanno individuato la modifica della cosiddetta ‘cinetica enzimatica’: gli enzimi con funzioni metaboliche dentro le nostre cellule (laccasi, quercetina, glutatione etc), verrebbero alterati dal Wi-Fi. In un altro studio in vitro sugli effetti del Wi-Max svolto sempre da Marinelli ma in una fattoria della provincia di Bologna, è stata poi osservata una moria di cellule irradiate dalle radiofrequenze del wireless. Non va sottovalutato, il pericolo esiste ed è fondato!

Proseguono infine le iniziative STOP 5G: dopo le centinaia di diffide firmate dai cittadini e inviate ai sindaci Pascucci e Grando, nel Consiglio Comunale di Ladispoli il consigliere d’opposizione Raffaele Cavaliere (Fratelli d’Italia) ha presentato una mozione contraria all’adozione del wireless di quinta generazione sul litorale, così come a Firenze un’altra mozione per la precauzione è stata presentata dai consiglieri indipendenti della Sinistra: passato il vaglio della commissione, verrà presto discussa a Palazzo Vecchio. Sempre nei giorni scorsi, notizia ripresa anche da Il Messaggero, la prima mozione STOP 5G d’Italia è stata approvata a Roma nel Municipio XII a guida del MoVimento 5 Stelle. La trasversalità della mobilitazione contro lo tsunami elettromagnetico è la riprova di quanto la consapevolezza maturata sul pericolo invisibile imponga a politica ed istituzioni un ripensamento sensato e prudenziale sull’idea di progresso: la difesa della salute viene prima di ogni innovazione tecnologica!

 

Stop 5g a cerveteri, Maurizio Martucci presenta il libro inchiesta ‘manuale di autodifesa per elettrosensibili’

Giovedì 11 aprile 2019 ore 17.30 presso l‘erboristeria in sole (via paolo borsellino 16 cerveteri)

Il giornalista e scrittore Maurizio Martucci presenta il libro d’inchiesta sull’elettrosmog e i pericoli del 5g.

Ingresso libero

06.9943.281 www.eroboristeriainsole.com.
Su l’ortica, Martucci è autore della rubrica settimanale ‘il pericolo invisibile’.