TAGLI EMOTIVI

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tagli emotivi

Nella pratica clinica molto spesso le persone raccontano che nella loro storia di vita e famigliare da un giorno all’altro non hanno più potuto frequentare quella persona (parente o amico) senza capirne il motivo, pur sapendolo.

Altre persone raccontano che “hanno tagliato i ponti” con i propri genitori o interrompendo completamente i contatti oppure mettendo una grande distanza. Altri ancora raccontano di una morte improvvisa di un genitore o di un altro elemento affettivamente significativo. Questi sono i tagli emotivi e, solitamente, rientrano nei racconti avvenuti nella prima infanzia o nella prima età adulta.

La frase che ricorre nel racconto di questi vissuti è più o meno sempre la stessa: “Dottoressa, io giocavo sempre con i miei cugini (per esempio) ma, ad un certo punto, non ho più potuto giocare con loro…so che le nostre mamme avevano litigato e da quel momento in poi…nulla… ma noi…cosa c’entravamo?” oppure “Dottoressa, non vedo né sento i miei genitori da XX anni, da quando me ne sono andato/a di casa…non so quasi nulla di loro ma sto molto bene così” oppure ancora “avrò avuto circa 5 anni, mi raccontano che mia mamma è entrata in ospedale e io non l’ho più vista”.

Il taglio emotivo riguarda un’interruzione improvvisa di una relazione interpersonale e affettiva. L’interruzione siccome è improvvisa, diventa più uno strappo nella vita della persone che uno svincolo graduale.

Taglio emotivo. Facciamo un passo indietro.

Nello sviluppo psicologico di ogni individuo ci sono momenti alternati di appartenenza e di separazione. L’appartenenza ci permette di assorbire i valori, le abitudini famigliari, i modi di pensare e di vedere il mondo.

La separazione ci permette di costruire una propria identità dopo che, ciò che è stato assorbito dalla famiglia d’origine, viene metabolizzato, digerito e la persona sceglie ciò che può tenere oppure ciò che non vuole. In questo modo al persona costruisce la propria identità, si differenzia dal contesto in cui è cresciuta diventando unica. Appartenenza e separazione sono un continuum nella vita dell’individuo; ci si separa solo quando si è percepito il senso di appartenenza.

Un particolare fondamentale di questi strappi è l’impossibilità, da parte di chi lo subisce, di esternare e condividere il dolore derivato da questa interruzione. Perché di dolore la persona, in quel momento, ne ha provato tanto e ha fatto di tutto per isolarlo e, nei racconti, ne emerge altrettanto nonostante venga negato con forza. Anzi, più le persone cercano di convincere di stare benissimo, più grande sarà la ferita e più isolato sarà il dolore conseguente.

L’adulto che ha subito questi strappi affettivi diventerà una persona autosufficiente e che dichiara di non aver bisogno dell’aiuto degli altri. Ha costruito, in effetti, una modalità di vivere da autosufficiente ma cercherà sempre qualcuno a cui appoggiarsi da cui, però, allontanarsi, creando così un circolo vizioso. Gli strappi sono dei traumi relazionale ed affettivi e, come tali, la persona, divenuta adulta, cercherà da una parte di negarne il dolore, dall’altra di cercare dei rapporti affettivi riparativi ma caratterizzati non solo da grande difficoltà ma anche dall’elemento fuga, quando a relazione diventa difficile o, al contrario, profonda.

Questi traumi, purtroppo, se non risolti rimangono nel sistema nervose centrale congelati come un cubetto di ghiaccio dimenticato per anni ma rimasto intatto.

psicologia giuridica
Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta

Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta Psicologa Giuridico-Forense
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