“Il poco interesse del Fascismo per la Necropoli di Cerveteri”

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Dipinto Etrusco
Necropoli Banditaccia-Cerveteri

Nel ventennio il Ministero dell’Educazione Nazionale nemmeno rispondeva alle richieste dell’ingegner Raniero Mengarelli, direttore degli scavi alla Banditaccia
di Giovanni Zucconi

Oggi continueremo a raccontare la storia delle aree archeologiche di Cerveteri, attraverso le vicende del Ing. Raniero Mengarelli che, come sapete, ha guidato, nei primi decenni del ‘900, tutti i più importanti scavi archeologici a Cerveteri. Anche stavolta attingeremo a piene mani da uno straordinario articolo scritto dalla dott.ssa Rita Cosentino, l’attuale responsabile dell’area archeologica di Cerveteri, per “Mediterranea – Quaderni annuali dell’Istituto di Studi sul Mediterraneo antico”. Il titolo di questo articolo è: “Raniero Mengarelli a Cerveteri. Appunti dal carteggio inedito”.

L’argomento di oggi è abbastanza circoscritto, ma è emblematico per illustrare come, pur passando i decenni e cambiando i regimi, le cose rimangono sempre le stesse. Allora, come oggi, il problema principale di una Soprintendenza che deve gestire un’area archeologica vasta come quella di Cerveteri è quello di reperire i finanziamenti necessari per fare nuovi scavi, ma anche per garantire la normale e ordinaria manutenzione. Anche il Mengarelli aveva sempre bisogno di materiali come il legno, la biada per i cavalli o il filo spinato, per fare alcuni esempi, per mantenere in uno stato dignitoso la nascente Necropoli della Banditaccia. Ma i finanziamenti del Ministero non arrivano, o arrivano in maniera insufficiente. Cosa ti inventa allora il Mengarelli per tamponare in parte le esigenze non coperte dalle erogazioni dello Stato? Semplice. Utilizza la forma più antica di commercio: il baratto.

L’area archeologica della Banditaccia, in piena campagna ceretana, aveva naturalmente grandi potenzialità agricole. Soprattutto per quanto riguardava la produzione di olive, e quindi di olio. Si rivolse quindi al Comando dell’Esercito di stanza a Bracciano, che accettò alcuni baratti. Scambiò, per esempio, della biada per cavalli con una fornitura di legname per le scaffalature del magazzino. Oppure scambiò dei legumi con del filo spinato per recintare le aree di scavo.

Ma questa sua lodevole iniziativa non gli procurò gli elogi che si meritava. Anzi, gli provocò, nel 1919, un rimprovero formale per “profitti privati sul terreno degli scavi con colture varie”. Anche allora un’iniziativa intelligente non veniva sempre tollerata da superiori troppo fiscali. Anche se, in questo caso, oltre al superiore c’era di mezzo anche un Cervetrano rancoroso, che fece una denuncia al Ministero. Fu un certo Pietro di Berardino, che lo accusava di essersi appropriato del raccolto degli olivi che erano nella Necropoli della Banditaccia. La Rita Cosentino, nel suo articolo, ci rende noto che, a seguito di sue indagini negli archivi della Soprintendenza, ha scoperto che questo esposto fu fatto per vendicarsi del mancato pagamento di un premio di rinvenimento per una testa di marmo trovata chissà dove. Inoltre, da altri documenti, risulta che Raniero Mengarelli denunciò per calunnia il Di Berardino che, portato in tribunale, comincio a piagnucolare davanti al giudice.

Quegli ulivi non ebbero una grande fortuna. Dopo qualche anno furono tagliati, non si sa bene perché, da un operaio del Comune, e il loro legno fu bruciato nei camini delle case di Cerveteri.

Il Mengarelli non si fermò davanti a quel rimprovero formale. Perdurando la scarsezza di mezzi che il Ministero inviava ogni anno, in una nota del 2 agosto 1933, chiese alla Direzione Generale delle Antichità e BB.AA di poter “…cambiare erba medica degli scavi di Caere con legname e materiali per i lavori.”. Sempre nella stessa nota, l’ingegnere scrive: “ …Ma quest’anno, per la stagione più favorevole, l’erba medica seminata sui tumuli al fine di consolidarne le scarpate, si e potuto falciare due volte, e così abbiamo una provvista superiore notevolmente al fabbisogno (per l’alimentazione dei due cavalli presso la Necropoli)…. E siccome sono pervenute varie offerte di agricoltori, i quali in cambio dell’erba medica, ci darebbero legname e materiali da lavoro di ugual complessivo…”.

Noi non sappiamo come rispose il Ministero alle richieste del Mengarelli, ma conosciamo il commento dell’attuale della Necropoli della Banditaccia a quella richiesta: “Anche da questa comunicazione, che purtroppo non sarebbe la sola, sembra evidente che l’interesse verso il sito di Cerveteri da parte del Ministero dell’Educazione Nazionale fosse decisamente debole. Questo atteggiamento, sebbene siano passati oltre ottanta anni dalle accorate richieste di Raniero Mengarelli, non rappresenta una novità, né per chi scrive, né per tutti coloro che si sono avvicendati nella gestione del sito.”.

Come dicevamo nella precedente puntata di questa piccola storia di Cerveteri, i mali del nostro paese hanno radici lontane nel tempo.