“Le donne pensano in modo diverso dagli uomini”

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Reduce dai successi di “Casa di bambola”, Valentina Sperlì ci racconta lo stato di salute del mondo dello spettacolo

 di Giovanni Zucconi

Abbiamo incontrato Valentina Sperlì sul palcoscenico del Teatro Vascello di Roma, dove veniva rappresentata “Casa di bambola” di Ibsen. Un’interpretazione di Nora, la protagonista, veramente magistrale ed emozionante. Da dire che lo stesso giudizio estremamente positivo va esteso a tutto il resto della compagnia, come testimoniavano i commenti degli spettatori in platea, che hanno elargito alla fine della rappresentazione molti muniti di applausi. Una menzione particolare va fatta a Roberto Valerio, che ha interpretato uno straordinario Torvald. Come dicevamo prima, abbiamo avuto l’onore e il piacere di intervistare la brava Valentina Sperlì proprio sul palcoscenico, ancora caldo di rappresentazione e con ancora tutti gli arredi di scena, con il sipario chiuso, seduti sul divano dove qualche minuto prima si tormentava la protagonista Nora. Confesso che non mi sono mai sentito così emozionato, come in questa occasione, ad intervistare qualcuno.

Lei in teatro ha lavorato tantissimo, fin da giovanissima. Ha interpretato film dai grandi incassi e partecipato a fiction di successo. Passa più tempo sul palcoscenico e sul set a interpretare qualcun’altra, che ad essere Valentina Sperlì.

“Ma non è mica vero. Io passo moltissimo tempo con le mie cose: con le mia casa, con mio figlio e con i gatti…”

Quindi non è vero che i molti personaggi che interpreta le rubino una parte della sua vita. Adesso lei non si sente un po’ più la Nora di “Casa di bambola” dopo averla interpretata?

“No. Ma quando interpreto questi personaggi, quando sono così densi come Nora, mi prendono sicuramente tanto.  Ma naturalmente mi danno anche tanta energia. Si dimenticano anche i dolori quando si interpretano.”

Ho sentito prima in camerino che lei stasera stava male

“Si ho un bruttissimo mal di schiena. Ma ho preso una bustina di OKI e via. Quando sei sul palcoscenico passa tutto. Sarà l’adrenalina del palcoscenico, o la voglia di fare lo spettacolo che si ama. Il Teatro fa passare tutto.”

A proposito di Teatro. Lei ha lavorato con registi del calibro di Gabriele Lavia, Patroni Griffi, De Filippo e Orsini. Secondo lei, quale è oggi lo stato di salute del Teatro italiano?

“Purtroppo il teatro sta vivendo un momento di profonda crisi. C’è poco lavoro. Si riesce sempre più difficilmente a fare le tournée che si facevano un tempo. Ci sono sempre meno spazi disponibili a chi propone un lavoro di alta qualità. E’ sempre stato cosi, per carità, ma oggi, ancora di più di ieri, gli spazi vengono concessi soprattutto quando c’è l’attrattiva di un nome. Un nome possibilmente “commerciale”. Perciò non c’è più un Teatro che si mantenga con dei nomi importanti: i Lavia, i Mauri, gli Orsini, i De Filippo…”

Ma loro continuano comunque a lavorare

Si, e vero, ma lo fanno in mezzo a tanta altra offerta più ammiccante, più commerciale. Più mista.

Per lei quello non è definibile Teatro?

Non è questo il vero problema. E’ che è proprio difficile trovare un teatro dove rappresentare i nostri lavori. Sono sempre di meno gli spazi disponibili. E soprattutto, al di là di tutto questo, c’è una crisi di soldi. I teatri non riesco a pagare le compagnie. Le compagnie non riescono a pagare gli attori. Per cui c’è tutta una catena che si morde la coda. Si attendono sempre dei soldi che devono arrivare dal Ministero, ma che sono sempre in ritardo. Ma poi, quando questi soldi arrivano, i teatri devono tappare altri buchi prima di pagare la compagnia, che magari in quel teatro ha anche incassato molto. Quindi la crisi del Teatro è soprattutto una crisi economica.”

Quando ha iniziato a recitare, aveva un’attrice di riferimento? Si è ispirata a qualcuna?

“No, a nessuna. Io ho imparato proprio sulle tavole del palcoscenico, non ho fatto scuole. Ma in quegli anni, chi mi stava vicino, chi mi insegnava l’arte della recitazione, mi indicava delle attrici di riferimento che mi potevano raccontare qualcosa di quel personaggio, e che quindi mi potevano aiutare a immaginare fisicamente il ruolo.”

Quali sono i suoi progetti per il futuro?

“Dovrebbe esserci la ripresa di questo spettacolo anche l’anno prossimo. C’è un film, che esce ad aprile, con la regia di Claudio Amendola. E poi c’è la scuola di mio figlio.”

“Casa di bambola” del 1879, affrontava il tema del rapporto di coppia, e più in generale di quello tra gli uomini e le donne. Secondo lei, Ibsen avrebbe cambiato qualcosa se avesse dovuto scriverla oggi?

“Nel 1879 faceva scandalo vedere una donna che andava via di casa. Forse oggi fa più scandalo pensare a quelle che rimangono a casa, perché non ce la fanno ad andare via.”

Il rapporto tra uomo e donna è rimasto sempre quello? C’è sempre una doppia etica: una per l’uomo e una per la donna?

“Si. Le donne pensano in modo diverso dagli uomini. Ma, come diceva Ibsen, vengono giudicate con le leggi degli uomini.  Però lo sforzo deve essere sempre quello di capire e di convivere. Ma spesso è difficile. Spesso non si trova nell’altro una volontà di capire. Ma soprattutto si è sempre ancorati al bisogno di predominare da parte dell’uomo. L’uomo vuole sempre comandare.”