La diarrea del viaggiatore da forme banali a quelle più serie

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Dottor Professor Aldo Ercoli
Dottor Professor
Aldo Ercoli

La forma più conosciuta di diarrea è certamente quella del viaggiatore, una sindrome che colpisce circa il 30-50% di coloro che si recano in aree geografiche in cui il livello igienico-sanitario lascia a desiderare: America latina, Africa, Asia, Medioriente. Quali sono i principali germi in causa? Gli agenti eziologici responsabili sono molteplici dai virus (Rotavirus, Adenovirus) ai tanti batteri (Escherichiacoli, salmonellosi minori, schighella, vibrioni, pseudomonas etc); dai protozoi (Giardia lamblia, entamoeba istalitica etc) agli elminti (anisakis etc). Quello che è certo è che la diarrea, accompagnata da dolori addominali crampiformi, nausea e malessere si manifesta nella prima settimana di arrivo in zona. La febbre non è molto spesso presente (10-20%) ed il decorso è generalmente benigno (anche se in molti casi non viene trattata con antibiotici) perdurando 3-4 giorni. E’ importante per la diagnosi la coprocoltura con antibiogramma e talora l’emocultura. Alcuni consigli profilattici. Durante il soggiorno all’estero è consigliabile non mangiare gelati, verdure crude, frutti di mare, salse crude, formaggi freschi, dolciumi e non bere bevande locali. Quando il germe in causa è una salmonella minore (non la tphy o paratiphi) si può parlare di salmonellosi che si presenta sottoforma di una gastroenterite da tossinfezione alimentare (dolci, gelati salumi) E’ dovuta a diversi tipi di salmonella minori (S. typhi murium da gatti, S. cholera suis da maiali etc. Quello che è caratteristico è che i sintomi si manifestano dopo poche ore dall’ingestione. Vomito, diarrea, febbre. La coprocoltura è importante per distinguerla da altre forme tra cui quelle da Staphylococchi. Ben diverso è il quadro della salmonella typhy (tifo addominale contratto sempre da malato a uomo sano con le feci, alimenti contaminati dalle mani non ben lavate, acqua inquinata, frutti di mare). Si va nel caso più grave della S. typhY paratiphy B e c da forme localizzate intestinali, a forme setticemiche generalizzate (lo stato “tifoso” da impazzire … come allo stadio di calcio) a forme extraintestinali (es. ossa). Molto sottostimata e sottovalutata è l’infezione che segue all’ingestione di Giardia lamblia (giardiasi) che rappresenta la causa più frequente di gastroenteriti trasmesse con acqua (anche se possibile trasmissione interpersonale o persino contatto sessuale). Dopo un periodo di 1-3 settimane vi è diarrea, dolenzia addominale, soprattutto gonfiore addominale, eruttazione, flatulenza, nausea e talora vomito. Anche se la durata della sintomatologia acuta è di poco più di una settimana il paziente può andare incontro ad una giardiasi cronica in cui la diarrea diviene meno importante perché prevalgono più spesso flatulenza, soprattutto incontinenza fecale, eruttazioni che, come la flatulenza, hanno odore di zolfo. Più raro il calo ponderale, cosi come la febbre o muco nelle feci. La coprocoltura con l’identificazione delle cisti nelle feci o dei trofozoiti è basilare per la diagnosi.

Altra malattia parassitaria dovuta a protozoi è quella dovuta a Entamoeba histolytica a prevalente localizzazione nel colon anche se talora può localizzarsi ad altri organi (amilasi extraintestinale) per es. ascessi amebici nel fegato, polmoni,cervello , cute). Anche qui la trasmissione è oro-fecale e si contrae (nelle aree tropicali o subtropicali) con l’ingestione di cibo e acqua contaminata. Il periodo di incubazione varia da 2-3 giorni a diversi anni. L’Entamoeba histolytica presenta quadro clinico estremamente eterogeneo. Più frequentemente è senza sintomi (stato di portatore); in altri casi vi è una lieve diarrea; in altri ancora una dissenteria diffusa. Più frequentemente mi sono imbattuto in un’altra parassitosi: l’ascaridiosi.

E’ un’affezione dovuta ad un verme nematode, l’ascaridis lumbricoides, lungo circa 20 cm, cilindrico che dimora nell’intestino tenue. Il contagio, tanto per cambiare, avviene con l’ingestione di acqua inquinata. La sintomatologia intestinale presenta molte sfaccettature e spazia da una lieve diarrea fino all’occlusione intestinale. Non rare le forme di orticaria. A mettere sulla buona strada è la presenza di eosinofili. Con questa carrellata sulle forme infettive gastrointestinali non pretendo di aver detto tutto in merito. Basti pensare alla più importanti e severe gastroenteriti dovute a Staphylococci ed a ClostridiuM, difficilis.

Mi accontento però di aver offerto una panoramica utile, specie per chi viaggia, e qualche spunto di riflessione diagnostico.