FIGLI AGOGNATI E FIGLI PERDUTI

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Elisa Amoruso con “Amata” porta in sala un film difficile sulla maternità, ispirandosi al romanzo di Ilaria Bernardini “10 giorni”, che ha scritto anche il soggetto e curato la sceneggiatura. Nel ruolo di protagonisti ci sono Miriam Leone, Stefano Accorsi e Tecla Insolia.

di Barbara Civinini

Il film prende spunto da un fatto reale, accaduto a Milano: un neonato lasciato in una culla per la vita con una lettera struggente da parte della madre. Quella vicenda, divenuta virale, ha acceso un dibattito profondo sulla maternità, sulla libertà delle donne e sul diritto al silenzio.

I due protagonisti, Stefano Accorsi e Miriam Leone – 01 Distribution

“Amata” racconta due vite che si sfiorano senza incontrarsi, legate da fili invisibili e scelte capaci di cambiare un destino. Nunzia, interpretata dalla giovane Tecla Insolia, è una studentessa fuori sede, schiacciata dal peso di una gravidanza segreta e non desiderata. In una realtà che la isola, si confronta con una decisione profonda e lacerante: custodire o rinunciare. Altrove, Maddalena e Luca a cui prestano il volto Miriam Leone e Stefano Accorsi abitano il vuoto lasciato da ciò che non arriva. Dopo un lungo percorso, una possibilità si affaccia nelle loro vite: delicata, luminosa e carica di attese.

Tecla Insolia in una scena del film – 01 Distribution

La pellicola firmata da Elisa Amoruso, classe 1981, che insegna sceneggiatura a La Sapienza e ha lavorato alla serie tv The Good Mothers, sempre basata su fatti reali in realtà è la storia incrociata di queste due donne, fragili, combattenti e potenti, che racconta l’amore, la libertà e la maternità in molte delle sue forme e della bambina, Margherita, sospesa tra mondi diversi, portatrice silenziosa di un legame che unisce, senza che nessuno lo sappia. Si tratta di due volti della stessa medaglia: chi può ma non vuole, chi vuole ma non può, dice la regista. Questo film, prosegue, nasce anche da un’urgenza personale, quella di raccontare dei temi importanti, spesso avvolti dal silenzio: il dolore di un aborto, la depressione post-parto, il conflitto tra il desiderio di essere madre e la propria identità di donna. “Amata”, rimarca, vuole rompere questo silenzio e aprire uno spazio di comprensione emotiva, affinché donne come Maddalena si sentano meno sole e donne come Nunzia siano finalmente libere di scegliere. Il finale, sospeso tra sogno e realtà, afferma Amoruso, regala un’immagine poetica di rinascita: una bambina che cambia la vita a due donne, unite da un legame invisibile.

Al centro la regista durante le riprese del film – 01 Distribution

Il soggetto e la sceneggiatura sono di Ilaria Bernardini, che ha scritto il romanzo a cui s’ispira il film, “10 giorni”. Alcuni però l’hanno definito uno struggente melò non del tutto riuscito, con qualche scena di troppo, forzata e innaturale, a tratti televisiva. Il film è stato presentato in anteprima al Festival di Venezia nelle Giornate degli autori.