CERVETERI IN GIOCO

0
1814
Si tira la corda
Tirano la corda

palo-della-cuccagnaSe non si muore, si vive. E questa verità, che sembra ovvia, è invece gravida di conseguenze, perché la vita trasforma tutto, non c’è nulla che resista alla sua implacabile volontà.

Le foto che rendono interessante il breve scritto sono parte di una serie che riprende una giornata di festa popolare su uno dei cucuzzoli che fiancheggiano la via di Gricciano. In una foto si vedono cervetrani spolveranti nel tiro della fune: due squadre regolari, composte da otto elementi, un pezzo di legno piantato a terra a segnalare il limite per assegnare la vittoria, una strisciata di calce bianca sulla corda. Ai lati i tifosi ed alcuni pischelli, utilizzati come stampelle per camicie bianche. Il resto polvere, sudore e calli. Altra foto: un palo che si staglia nel cielo, ricoperto preventivamente di abbondante grasso, in cima al quale, da una ruota recuperata da una vecchia bicicletta, pendono salami, prosciutti, salsicce. Un uomo, su in alto, staccata la cuccagna, si attacca al boccione.

Sono fotografie, certamente propagandistiche, ma uniche nel rappresentare un mondo pochi anni dopo la Riforma.

Oggi la Mulholland Drive etrusca è piantata a ville, villone e villazze, sormontate da comignoli numerosi quanto i cammelli che, appesantiti da lingotti d’oro, ambiavano lungo il fosso di San Paolo alla fine degli anni settanta. Le muraglie di pietra in gran parte affogate nei rovi, sono sostituite da ridicole mura ciclopiche estratte nelle calabrie.

Diversi erano i giochi quotidiani, quelli che ci facevano consumare ore e giornate intere della sconfinata libertà che solo la fanciullezza sa dare. Se ne potrebbero ricordare decine e decine, tutti legati alla mancanza di quattrini che sprigionava fantasie incredibili nell’inventarsi giocattoli poveri. Dai sassetti alle pallette, dalle lattine ai fili di ferro dai più svariati usi, agli infiniti tipi di campane, dalle carrozzelle di legno con cuscinetti a sfera (già gioco sofisticato) alle decine di gare di resistenza e velocità o di semplice furbizia e scaltrezza.

Uno di questi si faceva utilizzando il carburo per un gioco divertente ma pericoloso e causa di incidenti frequenti. Si scavava una buchetta per terra, la si riempiva d’acqua e vi si versavano pezzetti di carburo, comprato a incartate da Claudia.

Si copriva il tutto con un barattoletto capovolto, e preventivamente bucherellato,s igillandolo con la massima fretta.

Al contatto con l’acqua il carburo sprigionava un tale volume di gas che solo a stento riusciva a fuoriuscire dai piccoli fori, raggiungendo all’interno una fortissima pressione, per cui avvicinando, da debita distanza sopra il barattolo una fiamma, il gas contenutovi esplodeva con inaudita violenza in una sonora botta, sollevando un gran polverone e facendo saltare il barattolo su in alto, nel cielo.

Il luogo della Boccetta dove si svolgeva questo esperimento di lancio spaziale era negli spazi terrosi accanto alla stalla di Temperi o alla Cabina o al magnifico granaio.

Ma ben presto la terra che riscaldava i piedi nudi durante l’estate venne sostituita da asfalto, le macchine cominciarono a occupare spazi, il granaio venne demolito per fare posto ad una palazzina in cemento a quattro piani. Poco alla volta, un pezzo dopo l’altro, se semo giocato Cervetri!

Così mutava il luogo ed i ragazzini cervetrani non si sarebbero più riconosciuti in queste piccole cose senza importanza, “ma che erano il segno della misteriosa comunione che si stabilisce tra gli uomini che vivono sotto uno stesso cielo” e camminano sulla stessa terra.

Angelo Alfani