TISANE PER CURARE IL CATTIVO UMORE

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DECOTTI E INFUSI DI ERBE OFFICINALI, AROMATICHE E DI FRUTTA.

LA TRADIZIONE ERBORISTICA NEI CONVENTI

L’inizio dell’uso delle piante a scopi terapeutici si perde nella notte dei tempi quasi certamente la scoperta che alcune piante o elementi naturali avevano in sé proprietà curative accadde attraverso l’osservazione e l’esperienza diretta. In seguito, grazie alla trasmissione del sapere di generazione in generazione, alcuni uomini riuscirono a convogliare tutte le varie nozioni in un sapere scientifico condiviso atto a dare sollievo e cura a chi ne avesse avuto bisogno.
Tali personaggi vennero chiamati “uomini di medicina” e godevano di un riconoscimento sociale molto importante proprio per il loro ruolo di preservativi della salute pubblica. In epoca medioevale, però la pratica erboristica trovò alcune difficoltà di applicazione perché chi ne faceva uso poteva essere accusato di stregoneria. Fu così che i monaci europei raccolsero e trascrissero a mano tutte le preziose conoscenze tramandate dalle tradizioni arabe e greco-romane. Nei conventi e nei monasteri si consolidò e si diffuse quindi la pratica della medicina officinale: molti pellegrini e mendicanti venivano curati con i prodotti coltivati presso i rigogliosi orti dei frati, diventati veri e propri magazzini officinali.

Inizialmente la ricerca delle erbe veniva fatta percorrendo a piedi i campi e i boschi attigui, in ogni periodo dell’anno. In un secondo momento, invece, i monaci presero a coltivare solo le specie più utili per le specifiche esigenze nel cortile stesso del monastero, creando l’Hortus botanicus” ribattezzato poi, nel Rinascimento, “orto dei semplici”, da cui derivano gli attuali orti botanici. É quindi grazie all’impegno e alla dedizione dei monaci europei che molte delle conoscenze in ambito erboristico perdurano sino ad oggi, il tutto mosso dalla pietà e dalla misericordia che vede nel sofferente il volto di Cristo.

Usi e proprietà delle tisane

Il più antico modo di somministrare i principi attivi delle piante è quello della tisana, procedimento che estrae la sostanza attiva del vegetale. La tisana può essere sotto forma di:

  • infuso (aggiungete all’acqua bollita le erbe e fatele bollire. per un tempo tra. i 5 e. i 10 minuti);
  • decotto (aggiungete all’acqua fredda le erbe e fatele bollire per un tempo non superiore a 20 minuti);
  • semicupio (immergetevi in una vasca d’acqua calda con le erbe scelte);
  • cataplasma (applicate sulle parti doloranti una decozione di erbe avvolte in bende).

La tisana è il miglior modo di somministrare i principi attivi vegetali perché l’acqua è il miglior solvente naturale. Per prepararle utilizzate acqua più pura possibile (quella troppo calcarea intacca le piante). Ricordatevi che le piante aromatiche e i fiori non vanno bolliti altrimenti perderebbero le loro proprietà curative, meglio usarli per infusione o macerazione: per radici e cortecce invece preferite il decotto. Non usate mai pentole smaltate o di metallo nudo per la preparazione. La tisana va bevuta possibilmente calda, quindi non preparatela tanto tempo prima di consumarla, ed evitare di riscaldarla. Se dovete berla più volte al giorno e non avete tempo di rifarla, conservatela in un contenitore di vetro e sorbitela fredda. Se ci riuscite consumate la tisana senza aggiunta di dolcificanti; altrimenti usate preferibilmente miele, che si sposa perfettamente con tutti i preparati a base di erbe.

Infine, a seconda del loro scopo, le tisane vanno assunte in diversi orari:
– al mattino a digiuno quelle depurative, lassative, diuretiche.
– a metà mattina e a metà pomeriggio quelle antisettiche, antireumatiche, antitosse, cardiotoniche;
– prima dei pasti (20 minuti prima) quelle ricostituenti e antiacidi;
– dopo i pasti quelle digestive e sedative;
– la sera, prima di andare a dormire, quelle sedative, lassative e benefiche per la circolazione.

Dal libro Tisane, Edizioni del Baldo
Dove trovare il libro