STOP ALLA CACCIA?

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ENPA chiede l’intervento del Presidente Draghi e anche del Ministro per la Transizione Ecologica Cingolani. ISPRA scrive a tutte le Regioni e chiede limitazioni eccezionali. Nel 2023, forse, un nuovo referendum.

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Nel 2023 un nuovo referendum sulla Caccia-LAV.JPG

Anche quest’anno la terza domenica di settembre si è riaperta la stagione venatoria, nonostante le avversità climatiche e i grandi incendi che hanno distrutto una grossa fetta dei nostri boschi. Incendi e siccità hanno ucciso milioni di animali – cuccioli e adulti – e distrutto habitat. Secondo ENPA, evitare di considerare la gravità della situazione fa emergere le responsabilità delle Regioni, con i loro calendari venatori imbalsamati in una inaccettabile politica filo-venatoria. Le quattro regioni più percorse dal fuoco, Calabria, Sicilia, Sardegna, Molise, a cui il Governo ha riconosciuto lo stato di emergenza – sottolinea l’ente – hanno varato una stagione di caccia non solo “normale”, ma addirittura anticipata.

Secondo una ricerca di Legambiente, dall’inizio dell’estate, soprattutto al Sud, sono stati arsi vivi più di 20 milioni di animali selvatici. Il conto finale calcolato sulla base dei decessi per ettaro oscillerebbe fra i 20 e 24 milioni. In Sardegna, grazie alla mobilitazione delle associazioni animaliste il Tar ha sospeso la caccia fino al primo ottobre. Eppure la caccia si potrebbe ridurre, applicando semplicemente l’art. 10 della legge 353/2000 che prevede il divieto assoluto per un periodo di dieci anni su tutti i terreni boschivi percorsi dal fuoco. Ma il legislatore era intervenuto ancora prima con la legge 157 del 1992, che all’articolo 19 stabiliva che le Regioni possono vietare o ridurre in periodi prestabiliti la caccia a determinate specie selvatiche per importanti ragioni di consistenza o per sopravvenute condizioni ambientali particolari. L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha scritto a tutte le Regioni, richiamando proprio queste disposizioni di legge e chiedendo limitazioni alla caccia a causa degli incendi e della siccità. Questa grave situazione ha determinato – scrive l’Istituto – “una condizione di pregiudizio per la conservazione della fauna in ampi settori del territorio nazionale che rischia di indurre effetti negativi nel breve e nel medio periodo sulla dinamica di popolazione di molte specie esponendo ad ulteriori problemi in particolare i taxa che già per altri motivi versano in condizioni di criticità“. Anche le autorizzazioni per l’addestramento dei cani da caccia andrebbero rimandate al ripristino delle condizioni ambientali. ISPRA sottolinea che, secondo i dati elaborati dall’European Forest Fire Information System (EFFIS) della Commissione europea dall’1 gennaio al 14 agosto 2021 sono stati percorsi dal fuoco in Italia 120.166 ettari.

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La caccia con i cani-ENPA.JPG

ENPA ha ripetutamente invocato l’intervento del Governo, a cominciare dal Presidente Draghi, e anche del Ministro per la Transizione Ecologica Cingolani: nelle loro mani c’è il destino degli animali selvatici, che, come dice la legge nazionale 157 del 1992, sono patrimonio indisponibile dello Stato che lo tutela nell’interesse della comunità nazionale e internazionale. Anche la Lega Antivivisezione, da anni impegnata su questo fronte, sposa la causa del referendum. Però dopo i due precedenti tentativi storici falliti, rimanda la partita al 2023, un periodo nel quale potranno concentrarsi le migliori opportunità a cominciare dall’istituzione della piattaforma digitale nazionale, gestita dallo Stato – che sarà finanziata dal PNRR Next Generation Italia – sulla quale raccogliere firme qualificate. Noi – dicono gli attivisti sul portale dell’associazione – inizieremo a lavorarci dai prossimi mesi per fare le cose per bene e avere le maggiori chance di successo possibili.

Intervista a Piero Genovesi (ISPRA) sulla caccia: https://youtu.be/01Tjs0eOG6k

Colonia felina del castello di Santa Severa https://gliaristogatti.wordpress.com

Gli amici degli Aristogatti

a cura di Barbara e Cristina Civinini