SPESA: PREZZO ALTO, PREZZO BASSO, PREZZO GIUSTO…

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prezzo giusto

QUAL È LA “VERA” SPESA INTELLIGENTE?

Com’è possibile che ci sia tanta differenza di prezzo tra un marchio e un altro? In fondo alla fine si tratta dello stesso prodotto…”.
Domande come queste affollano la mente di molti consumatori e alla fine si ripiega sulla marca conosciuta, sulla confezione più accattivante, ma molto più spesso sul prezzo inferiore. Solo negli ultimi giorni sulla rivista “Il Salvagente”, durante la trasmissione “Indovina chi viene a cena”, grazie a studi accreditati e tramite altri canali comunicativi siamo venuti a conoscenza di molte “magagne” legate ai prodotti alimentari e cosmetici che gli ignari consumatori comprano quotidianamente.

Vediamone solo alcuni: “Su 20 bottiglie di olio EVO analizzate ben 11 non contenevano olio extravergine”; “Latte diluito con acqua e sostanze chimiche non adatte al consumo umano; “Miele con aggiunta di zucchero o sciroppi”; “Vino venduto utilizzando false DOP o indicazioni sul biologico”; “Chiusa azienda agricola che sfruttava manodopera a basso costo”; “Allevamento intensivo come un lager”; “Frodi alimentari: il pesce tra i prodotti più a rischio”; “Creme solari: Il 73% sono inefficaci o dannose per la salute”; “Obbligati per anni a vendere merce con la data di scadenza contraffatta”; “Nei dentifrici convenzionali presenza di sostanze problematiche”; “Uso ininterrotto di pesticidi sulle mele dell’Alto Adige” ecc.

La lista può potrebbe continuare pressoché all’infinito, ma questi esempi evidentemente servono a farci capire una cosa importante e cioè che dietro un prezzo eccessivamente basso si nasconde spessissimo un danno per la salute, per l’ambiente o una riduzione dei diritti dei lavoratori. È facile ridurre un prezzo, basta abbassare la qualità delle materie prime, fregarsene di chi lavora affinché quel prodotto arrivi sugli scaffali, inquinare l’ambiente, non curarsi della dignità degli animali, utilizzare additivi chimici al posto di ingredienti naturali e così via.

Il punto è che non bisognerebbe rincorrere il prezzo più basso, e nemmeno considerare un prodotto costoso come sinonimo di garanzia, ma scegliere il miglior prodotto al prezzo “giusto”. Per fare ciò è necessario imparare a leggere l’etichetta o affidarsi a negozianti di fiducia che si sono dimostrati attenti a tematiche di sostenibilità.

Vediamo alcuni esempi per scegliere bene:

•Sotto quelle sigle precedute da “E” si possono nascondere molecole sgradite perché sospette di produrre danni seri alla salute di chi le ingerisce o perché semplicemente necessarie a “imbellettare” l’alimento e farlo sembrare sempre fresco anche quando parte da materie prime non lo sono o a correggerle anche più radicalmente, facendo scomparire i difetti che altrimenti percepiremmo al primo assaggio.

• Riguardo ai cosiddetti “prodotti secchi”, come pasta, marmellate, biscotti, creme, scatolami, sott’oli ecc, quelli di un livello superiore non dovrebbero contenere conservanti, coloranti, glutammato, correttori di sapidità, ingredienti OGM, carni separate meccanicamente e altri ingredienti problematici.

• Una prima garanzia per una spesa “buona” è costituita dalla certificazione biologica. Il biologico  è un sistema di produzione che offre determinate garanzie. Comprare biologico vuol dire scegliere per sé e per i propri cari un cibo sano, buono e onesto, ottenuto senza sostanze chimiche di sintesi, senza OGM, liberi dalle neurotossine, senza diserbanti (ormai presenti in tutte le falde acquifere), fertilizzanti chimici, radiazioni, additivi dannosi, e senza la possibilità di creare microrganismi resistenti agli antibiotici. Ma significa anche sostenere un’agricoltura fonte di vita, lottare contro il saccheggio dell’ambiente, rispettare gli animali, salvaguardare la biodiversità del pianeta e la salute degli addetti ai lavori. Insomma proteggere la salute di tutti, la propria e anche quella di chi ancora non mangia biologico.

• Se invece consideriamo una gallina che ha vissuto per tutta la sua vita in una gabbia angusta, sotto un capannone e con luci al neon sparate 18 ore su 24, con mangimi industriali, ci si dovrebbe chiedere: che uovo potrà produrre? Senza considerare la sofferenza dell’animale. Stiamo parlando evidentemente degli allevamenti in batteria.

• Una bistecca proveniente da un animale che ha sofferto tutta la sua vita a livello sia fisico che mentale, che ha raramente o mai visto la luce del sole, che non si è mai mosso, che è stato sistematicamente trattato con farmaci… è cibo? Invece scegliere carne biologica diminuisce l’esposizione agli antibiotici, agli ormoni sintetici e alle altre sostanze chimiche che dagli animali passano al consumatore. Oltre a migliorare sensibilmente la vita dell’animale.

Quindi, ritornando al prezzo: è evidente che il prodotto di qualità costi di più dei prodotti convenzionali, non potrebbe essere altrimenti. Ma forse la domanda dovrebbe essere posta su quei prodotti che costano “troppo poco”: un motivo c’è, come abbiamo evidenziato, anzi più di uno. Bisogna ammettere che fare una spesa sana e consapevole non è facile. È indispensabile informarsi bene e dedicargli tempo oppure delegare la scelta al negoziante di fiducia. Ne va della nostra salute e di quella del pianeta.

Alfonso Lustrino
Fisioterapista
Educatore alimentare Socio del negozio “BEN DI BIO”
Prodotti biologici e articoli ecologici
Via Ancona, 170 – Ladispoli