Sarebbe un colpo fatale per Museo etrusco e Banditaccia

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Pasqua e Pasquetta alla Necropoli
Necropoli Banditaccia-Cerveteri

Il nostro territorio rischia di pagare il conto più salato alla proposta del ministro della Cultura, di abolire le aperture gratuite nei siti archeologicidi Giovanni Zucconi

Ci sono temi per i quali è oggettivamente complicato prendere una posizione, pur trattando di questioni molto semplici. Complicato perché le posizioni dei pro e di contro appaiono, tutto sommato, entrambe ragionevoli. Ma questo non toglie che partano da princìpi diversi, anche se entrambi validi. E’ il caso del vespaio di polemiche suscitato dalla proposta del Ministro della Cultura, Alberto Bonisoli, di voler abolire le aperture gratuite, la prima domenica di ogni mese, dei musei e delle aree archeologiche. Le tesi di chi appoggia questa proposta, semplificando, mettono al centro la valorizzazione del patrimonio culturale italiano. Essi affermano: “Perché costringere i direttori dei musei a regalare i biglietti d’ingresso una volta al mese, tutti la prima domenica del mese? Ogni Museo ha un’esigenza diversa, diamo loro la possibilità di regolarsi come meglio credono. Non diciamo che non ci debbano essere delle giornate ad ingresso libero, ma facciamo decidere loro.”. Chi è vicino a queste posizioni è una sorta di “Liberista Culturale”. Lasciamo che i manager facciano il loro lavoro, e alla fine avremo un patrimonio culturale più valorizzato e musei con i conti più a posto. Le tesi di chi osteggia la proposta del Ministro Bonisoli, si basano sul principio che il patrimonio culturale, per un Paese, non rappresenta solo un valore economico, che nel caso dell’Italia è di molti miliardi di euro di PIL, ma anche, e soprattutto, un valore sociale. Rappresenta l’anima e le radici del popolo italiano. Ci racconta che cosa vuole dire essere un Italiano o, più spesso, come dovrebbe essere disponendo della giusta educazione, soprattutto scolastica. Alla fine, a mio parere, il ragionamento si può ridurre tutto a queste due semplici posizioni. Come vedete nessuna delle due è palesemente sbagliata, o priva di fondamento. Ma una posizione, alla fine, ognuno di noi, dovrà assumerla. Noi scegliamo di stare dalla parte di chi pensa sia sbagliato eliminare una disposizione nazionale, valida nello stesso modo in tutta Italia, che permetteva di abbattere tutte le possibili barriere economiche all’accesso all’anima più profonda del nostro popolo. Se le esigenze economiche possono essere, giustamente, diverse da museo a museo, la necessita di rendere accessibile la Cultura a tutti, è un’esigenza che non cambia da regione e regione, e che uno Stato deve promuovere e garantire. Se la Cultura ha un valore sociale, come sicuramente lo ha, lo Stato, con leggi nazionali, deve garantire a tutti la sua fruizione. Nelle stesse modalità, da nord a sud. Non possiamo affidarci alla sensibilità sociale dei singoli direttori. Altrimenti potremmo avere, come per la Sanità, regioni o città dove magari le cose andranno anche meglio di adesso, e posti dove se non paghi il biglietto non potrai mai entrare da nessuna parte. Ma esistono veramente delle barriere economiche che impediscono a tutti di fruire la Cultura in Italia, quella con la “C” maiuscola? Dalle statistiche dell’ISTAT si direbbe di si. Se ci scandalizziamo giustamente per l’esistenza di milioni di famiglie al di sotto della soglia di povertà, come possiamo poi appoggiare una proposta che le condanna, senza appello, a non fruire del patrimonio culturale che le rappresenta? Ma c’è l’obiezione pronta, suggerita dallo stesso Ministro Bonisoli. Nessuno vieta che ci siano giornate ad ingresso gratuito, eliminiamo solo la loro obbligatorietà. Facciamole decidere ai singoli direttori dei musei o delle aree archeologiche. Sembra una posizione ragionevole. Ma veramente Bonisoli vuole che un manager qualsiasi, sicuramente dotato di grandi qualità manageriali, ma con una sensibilità sociale qualsiasi, che magari viene dal Turkmenistan, possa decidere se e quando un cittadino Italiano possa fruire gratuitamente della Cultura che le appartiene e che ne rappresenta l’anima? Voi pensate che un manager sicuramente misurato sui conti e sulle performance, abbia come primo pensiero quello di garantire che tutti possano entrare gratis, in un numero consistente di giorni, nel proprio museo? Potrei sbagliarmi ma mi sembra una pia illusione. Questo sempre se diamo più valore alla fruizione e all’assimilazione della Cultura, piuttosto che alla sua valorizzazione. Che comunque, non bisogna fare finta di ignorarlo, rimane un fattore importante. Se posso fare un esempio forse troppo esemplificativo, sarebbe come dare facoltà ad un responsabile amministrativo di un ospedale, di decidere i giorni in cui ci si può fare curare pagando l’intera retta o usufruendo del servizio sanitario nazionale. Alla fine avremmo sicuramente ospedali con i conti più in ordine, ma anche molti più morti nei cimiteri. Nel nostro caso non parliamo di morti ma di destinati all’”ignoranza” o all’analfabetismo funzionale. Non sono morti, ma sono persone che votano e che potrebbero, un giorno, governarci. Vedete voi. Vorrei chiudere questo ragionamento calandolo nella nostra realtà di Cerveteri. Noi conosciamo tutti le difficoltà in cui versa, da sempre, il nostro sistema turistico. Sappiamo che, nonostante il bollino UNESCO, la nostra Necropoli della Banditaccia, e soprattutto il nostro Museo, dichiarano un numero di visitatori inferiore a quello che sarebbe auspicabile. E per paesi come Cerveteri, ogni visitatore è importante. Anche quelli che arrivano la prima domenica di ogni mese, e che non pagano il biglietto, alimentano comunque il circuito economico cittadino. Nessuno può dire che cosa veramente accadrà se passasse la proposta del Ministro Bonisoli. Ma non è difficile immaginare che il numero complessivo di visitatori gratuiti di Museo e Necropoli della Banditaccia possa diminuire. In particolare il nostro Museo Etrusco subirà quasi sicuramente la concorrenza, in termini di iniziative, di due pesi massimi come il Museo di Villa Giulia e il Museo di Tarquinia. Non dimentichiamoci che quando il metro di giudizio si basa sui risultati numerici ed economici, è inevitabile che le strutture museali che manifestano difficoltà o trend negativi, vengano poi messe nella lista di chi non merita investimenti. Abbiamo un esempio, in positivo, che conosciamo bene. La scelta, sicuramente politica, di lasciare il Vaso e la Kylix di Eufronio nel nostro Museo di Cerveteri fu giustificata dal forte incremento di visitatori che ci fu nel periodo in cui furono esposte in modo temporaneo. Ma se i principi regolatori sono questi, considerando la forza del Museo di Villa Giulia, e le indubbie capacità del suo direttore, pensate che sia impossibile che un eventuale calo dei visitatori del Museo Etrusco di Cerveteri non possa indurre, qualche Ministro, a riconsiderare le scelte passate, e di riportare tutto a Roma? Tanto per ricordare qualche numero, i visitatori non paganti nel nostro Museo, nel 2016, sono stati l’81,03% del totale dei visitatori.