ROMA, VIA VENETO: CHIESA DI SANTA MARIA IMMACOLATA

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via veneto

LA CRIPTA DEI FRATI CAPPUCCINI: I SOTTERRANEI DEI TESCHI DEI PELLEGRINI.

Ci troviamo in via Vittorio Veneto, una delle vie più esclusive della Capitale. Simbolo della dolce vita, in pieno centro storico, questa via conduce da Piazza Barberini alla Porta Pinciana, nel rione Ludovisi, il XVI di Roma, simboleggiato da un drago con tre bande. Via Veneto ha ospitato il jet set del cinema degli anni ’50 e ’60, una vita fatta di divertimenti e mondanità; ancora oggi accoglie ambasciate, eleganti locali e lussuosi alberghi.

Tuttavia, la meravigliosa via Veneto, in contrasto con la sua luminosa e sfarzosa mondanità, cela un luogo che cattura l’attenzione degli amanti del macabro: la cripta dei teschi dei frati pellegrini.

via veneto

Questo singolare luogo si trova alla sinistra della Chiesa di Santa Maria Immacolata, nota anche con il nome di Chiesa di Santa Maria della Concezione: progettata tra il 1626 e il 1631, da un frate cappuccino conosciuto come Michele da Bergamo (scomparso nell’anno 1641), commissionata da Papa Urbano VIII (1568-1644), per rendere omaggio al ricordo del fratello, il Cardinale Antonio Barberini (1608-1671, appartenuto all’ordine dei Cappuccini). La Chiesa ospita importantissime opere: ‘La Natività’, realizzata da Giovanni Lanfranco tra il 1630 e il 1631, il ‘San Michele Arcangelo’ (1635-1636), di Guido Reni e moltissime altre.

La cripta ospita i resti ossari di circa quattromila frati cappuccini, radunate negli anni a cavallo tra il 1528 e il 1870. Questo luogo così particolare in realtà nasce da una necessità di dover far spazio ai nuovi defunti nel piccolo cimitero del convento e trovare quindi una sistemazione alle ossa dei frati cappuccini riportati alla luce, ma anche degli indigenti della città. Inoltre, vi è stata letta l’intenzione di voler esorcizzare il concetto della morte, concentrando l’attenzione sul corpo in quanto involucro, recipiente, che, una volta abbandonato dall’anima, può diventare contenitore di altro ed avere numerosi utilizzi.

All’ingresso siamo accolti da una frase: “Noi eravamo quello che voi siete; e quello che noi siamo, voi sarete”, significativa e perfettamente aderente al contesto. Da qui lo spazio si organizza nella suddivisione di diversi ambienti, iniziando dalla spettrale Cripta della Resurrezione, in cui è presente una tela, con costole e vertebre a farle da cornice, raffigurante il miracolo di Gesù, raccontato nel Vangelo secondo Giovanni, in cui riporta alla vita terrena Lazzaro, dopo ben quattro giorni dalla sua morte.                                                                                                                                       Di seguito, troviamo la Cappella per la Messa, nella quale vengono celebrate le funzioni religiose in memoria dei defunti e in cui non sono contenute ossa di alcun genere; nella parete sinistra è conservato il cuore di Maria Felice Peretti, (pronipote di Papa Sisto V) e, come unica decorazione, è presente una scena di Maria con il Bambino, circondata da figure importanti come San Francesco d’Assisi e Sant’Antonio di Padova, San Felice da Cantalice e un angelo, tutti presenti per salvare le anime del Purgatorio.                                                                                                                      Proseguendo accediamo alla Cripta dei Teschi, nella quale subito viene sottolineata la caducità del tempo che trascorre velocemente, per mezzo della classica clessidra alata, questa volta le ali sono ricreate da due scapole; probabilmente la sala più famosa della cripta dei frati cappuccini, tre dei quali sono posizionati in posizione eretta e due, ai lati, in posizioni supina, sembrano riposare.
Il quarto ambiente è la lugubre Cripta dei Bacini, anche qui due frati sembrano dormire sotto due piccoli archi, fatti completamente di ossa, mentre altri tre sono in piedi, uno dei quali circondato da un trionfo di bacini; nelle decorazioni della sala sono presenti anche i simboli della passione di Cristo, la lancia (scagliata dal centurione) e una spugna (quella che era stata imbevuta di aceto).
Infine, troviamo la Cripta delle Tibie e dei Femori e la Cripta dei Tre Teschi: la prima ha il pavimento ricoperto di croci, che indicano delle sepolture, mentre la seconda ospita due scheletri che, arricchiti dalle solite clessidre alate, sorreggono un teschio, anch’esso alato e, al centro del soffitto, si innalza uno scheletro che sorregge una falce (celebre simbolo della Morte) e una bilancia (simbolo della valutazione della somma delle opere buone e cattiva una volta abbandonata la vita terrena).

La Chiesa dei Cappuccini, situata nel cuore della dolce vita, contiene dunque un Ossario artistico che celebrando l’arte della Morte, ci invita alla riflessione e alla rettitudine tra un evento mondano e l’altro.

Flavia De Michetti