QUADERNI SUL MEDITERRANEO

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PREMESSE E CONDIZIONI PER LA NASCITA DELLA CULTURA PANMEDITERRANEA.

La Cultura PanMediterranea come cercheremo di sostenere in questa rubrica, e l’epicentro italiano connesso in tal senso, è un mosaico di culture diverse ma parallele e convergenti che da millenni si affacciano sul mare nostrum, dando i natali alla civiltà occidentale del Vecchio Mondo.

In realtà il Vecchio Continente contiene ben quattro delle cinque aree (focolai primari delle antiche culture) presenti nel Mondo in questa era geologica (Olocene): la Mesopotamia, l’Egiziana, la Valle dell’Indo e la valle del Fiume Giallo, dove si sono sviluppate le omonime Antiche Culture. Ma a ben vedere due di queste quattro aree (Egiziana e Mesopotamica) si affacciavano sul Mediterraneo fin dalla loro nascita (post diluviana). L’Area del Mediterraneo era epicentro di civiltà anche nel periodo antidiluviano, con la Sicilia unita alla Calabria e protesa verso l’Africa (Libia) e la Sardegna unita alla Corsica. Ed è proprio la Sardegna, secondo le recenti scoperte e computazioni (oggi ritenuto il più grande patrimonio archeologico al Mondo) ad essere messa a fianco alle grandi aree dove sono partite e ripartite le grandi civiltà del paleolitico superiore (età della pietra antica: 40-10 mila anni a. C.) e del neolitico (età della pietra nuova: 8-3.5 mila a. C.).

La Sardegna e le Isole del Mediterraneo, quindi, non tanto e solo come riceventi le Antiche Culture (Mesopotamica ed Egiziana), attraverso quelle dell’Egeo (Greca, Cicladi e Creta), ma esse stesse focolai primari e culla della Civiltà Mediterranea. Ci torneremo sopra rubrica facendo. Ora diamo un colpo d’occhio alla terra: l’agricoltura umana riparte circa 11 mila anni fa nella “mezza luna fertile” (Anatolia) coinvolgendo l’antica cultura mesopotamica, egizia ed anche mediterranea. Purtuttavia, l’agricoltura una volta approdata nel Mediterraneo o qui ripartita di suo, troverà un mix di forze pedoclimatiche uniche ed irripetibili al mondo. Accenniamole.

La nostra area (alpino mediterranea) ha una conformazione costante fatta di alpi (italiane, spagnole, francesi, marocchine) che si affacciamo sul mare nostrum, originatesi dalla risalita dell’Africa verso l’Europa. Il nostro mare piccolo e salato è stato un grande bacino fonte di pesce, alghe, molluschi, coralli e giacimento di eccellenti miniere a cielo aperto: le saline. Il sale, insieme alla cottura (elemento del fuoco) è alla base della cucina e dell’alimentazione umana e perciò di straordinaria importanza. L’elemento acqua (una volta dominati i grandi corsi dei fiumi, nelle società idrauliche del neolitico) si è reso abbondante e facilmente disponibile, più che mai nella nostra penisola, con almeno un migliaio di fonti note, permettendo mirabili canalizzazioni (non solo quelle persiane sotterranee, i “qanat”, o gli acquedotti romani) ma ancor prima nei centri di culto e cura (pozzi sacri). La ricchezza di minerali, poi, non si esauriva con il sale ma con giacimenti fondamentali per lo sviluppo dell’età dei metalli (rame, bronzo, ferro, dal 6.000 a.C.) ed il progredire della civiltà. Tuttavia, è possibile anticipare l’età dei metalli (nel neolitico) e quindi poter essere al centro della rinascita della società umana con un elemento unico nel suo genere: l’ossidiana (vetro vulcanico) molto efficiente per tagliare legno, pellami e tutto ciò è necessario per gli usi di sopravvivenza e sussistenza. I principali centri di estrazione dell’ossidiana sono in Sardegna (soprattutto) e nelle isole Eolie in Sicilia e per questo parleremo spesso delle due isole.

Continuando nell’esaminare le peculiari condizioni alpino mediterranee che hanno poi di conseguenza generato tra i più grandi patrimoni culturali ed ambientali al mondo (li vedremo nel prossimo numero) dobbiamo includere altri aspetti di primaria importanza, sempre legati alla ricchezza naturale dell’ambiente, che hanno dato l’impulso e sostegno all’agire della nostra specie: la sopraggiunta cultura umana appunto. Tra queste forze elementali dobbiamo annoverare la ricchezza del suolo originatesi anche dalla mineralità vulcanica, della quale la penisola è stata riccamente pregna (abbiamo ancora vulcani strepitosi in attività) in passato attraverso anche i super vulcani. Aggiungiamo ben otto venti tra principali e secondari che danno delle “arie” costanti, capaci di asciugare, portare a maturazione, impollinare, pulire, rinfrescare, scaldare e altro ancora: nessuna zona al mondo ha una tale varietà di venti.

Chiudiamo quindi con una ricchezza climatica complessiva fuori dal mondo, composta di quattro stagioni specifiche ed una luce solare intensa (anticicloni delle Azzorre e africani). I venti atlantici alisei, infine, rendono il nostro clima continentale mite e radioso. Questo panorama direi “idilliaco”, mosaico di fattori ambientali, ha permesso e permette l’acclimatizzazione, specialmente in Italia, di centinaia di specie biologiche anche quelle importate di recente (patate, pomodori, zucche, legumi, cereali e molto altro…) fenomeno resosi visibile financo alle recenti generazioni.

Infine, la nostra dorsale appenninica che corre lungo il nostro paese e con entrambi i fianchi bagnati dal mare, che arricchiscono in modo inesorabile il clima e le sue forze intrinseche, con altezze ed escursioni termiche di decisiva importanza per diverse culture, produzioni agricole e processi di trasformazione e conservazione. Queste condizioni hanno messo le cause e le premesse allo sviluppo delle società, al transito di numerose “gentes” e quindi al proliferare della civiltà occidentale, qui cullata in modo quasi inenarrabile, tra le brezze del mare.

Con semplicità, umiltà e passione offrirò ai lettori de L’Ortica una narrazione possibile e avvincente. Segui Esplorando, la nuova rubrica di Luca Marini Achenza.

Socioantropologo della prevenzione primaria, studioso di bioetnomedicine e paradigmi tradizionali del benessere; estimatore della cultura mediterranea e dei suoi Patrimoni come principale risorsa turistica nazionale; insegnante di cucina tradizionale, naturale e mediterranea (ATM); sommelier e degustatore sensoriale di vino, acqua ed altri alimenti.