NOMEN OMEN

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I latini usavano l’espressione “Nomen Omen” per indicare che il nome è destino e deriva dalla credenza dei Romani che nel nome della persona fosse indicato il suo destino.

Dottor Riccardo Coco
Dottor Riccardo Coco
Psicologo – Psicoterapeuta

Sembrerebbe che tale espressione fosse stata usata per la prima volta dal poeta comico romano Plauto. Cosa significa esattamente questa espressione? Da un punto di vista squisitamente psicologico significa che il nome che ci viene attribuito alla nascita è carico e denso di aspettative: i nostri genitori nel momento in cui scelgono il nome che ci accompagnerà per il resto della vita attribuiscono a quel nome – consciamente o meno – tanti significati emotivi. E’ in questo che nel nome è inscritto il nostro destino: i nostri genitori si comporteranno con noi fin dalla nascita in un modo coerente con ciò che proiettano su noi in termini di aspettative e desideri ed il nome con il quale ogni volta ci chiamano incarna l’essenza della nostra identità.

A volte il nome scelto per noi è il nome di un familiare importante e stimato del passato della famiglia (spesso il nonno o la nonna), altre volte il nome viene scelto per la passione verso un personaggio letterario o dello spettacolo amato dai genitori; i quali ogni volta che ci chiameranno con quel nome evocheranno nella loro mente l’associazione emotiva con il personaggio amato corrispondente. Nel mio caso per esempio il nome scelto per me – Riccardo – è stato condizionato dall’amore spasmodico di mia madre per Riccardo Cocciante. Da bambino sentivo parlare spesso con grande ammirazione di questo Riccardo Cocciante ed ovviamente a casa si sentivano le sue canzoni. Ed io avevo il suo stesso nome, anzi, mi era stato donato quel nome così importante agli occhi di mia madre.

Se si parte dal presupposto che il desiderio più grande di un bambino è rendere felici i propri genitori, orgogliosi di lui, farsi amare da loro ed essere da loro accettato (fosse anche solo per motivi darwinariamente legati al bisogno di sopravvivenza) ecco che il nome tende ad orientare le proprie scelte nella vita ed infatti – almeno nel mio caso – ha condizionato il mio avvicinarmi alla musica, imparare a suonare degli strumenti musicali, insomma gratificare le aspettative di mia madre. Tutto ciò almeno fino all’adolescenza, fase della vita in cui il bisogno di differenziazione e di ribellione all’immagine genitoriale proiettata su di noi diventa impellente nonché necessario per affermare la propria individualità e procedere evolutivamente nel processo di individuazione.

Ora pensiamo invece a quando ci viene dato il nome di un nonno molto stimato ed idealizzato: ecco che anche questo ci condizionerà nello sviluppo perché quella figura “mitologica” ed idealizzata, messa su un altare di perfezione, getterà la sua ombra su di noi e non potremo esserne da meno, ci si ritroverà insomma a competere con un fantasma e con l’immagine idealizzata che c’è di lui nella mente dei genitori ed altri familiari. Un peso enorme sulle spalle insomma: pensiamo ancora a cosa possa significare per un bambino ricevere il nome di un fratellino morto: Quali vuoti affettivi dovrà colmare questo bambino? Che responsabilità si prenderà sulle sue piccole spalle?
Ciò, è sempre bene rimarcarlo, avviene inconsciamente: non è necessario che venga esplicitato o che i genitori ne siano consapevoli, passa nella relazione a dei livelli impliciti ed indiretti.

Dottor Riccardo Coco Psicologo – Psicoterapeuta Psicoterapie individuali, di coppia e familiari

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