NO AGLI ALLEVAMENTI DA PELLICCIA

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LAV

La LAV chiede di vietare gli allevamenti di animali “da pelliccia”. L’Italia appoggia la proposta presentata da Austria e Olanda al Consiglio Agricoltura e Pesca dell’Unione per chiuderli definitivamente.  Il Rapporto “Fashion spillover”.

È necessario evitare ogni forma di sfruttamento di animali selvatici, tutelando l’ambiente e gli ecosistemi. L’industria della moda deve progressivamente e definitivamente abbandonare le produzioni animali, di qualunque specie, in favore di materiali più sostenibili.” Questo, in sintesi, il senso del dettagliato Rapporto prodotto dalla Lega Anti Vivisezione (LAV) “Fashion Spillover-Covid 19 e visoni”, a cura di Simone Pavesi, Responsabile Area Moda animal free.

Visone e cane procione-LAV.JPG
Un visone e un cane procione – Fonte: LAV

Il documento descrive la diffusione del coronavirus SARS-CoV-2 tra gli allevamenti di visoni, le cause all’origine dell’infezione, l’insostenibilità del sistema di allevamento, l’impossibilità di mantenere in condizioni di biosicurezza queste strutture e, quindi, i rischi per la salute pubblica. Il problema, sottolinea il Rapporto, è che se da una parte l’Industria “della pelliccia” ha creato le condizioni ideali per la diffusione di un virus pandemico all’interno dei propri allevamenti, dall’altra i governi di molti, non tutti, i paesi produttori hanno agito più nell’interesse della “tutela” della filiera piuttosto che per la difesa della salute pubblica, peggiorando ulteriormente la situazione. Oltre tutto la catena di contagio uomo-visone-uomo è l’unico documentato spillover al mondo di SARS-CoV-2, perché non sono disponibili evidenze scientifiche che identifichino un altro animale come ospite intermedio nel salto di specie dal pipistrello all’uomo.

Dal rapporto LAV Fashion spillover.JPG
L’evoluzione della pandemia negli allevamenti – Fonte: Rapporto LAV “Fashion spillover” (tabella)

Lo scorso 2 giugno l’OIE, Organizzazione Mondiale della Sanità Animale, sulla base delle più recenti evidenze scientifiche ha nuovamente classificato come elevato il rischio d’introduzione di SARS-CoV-2 dalle persone agli animali allevati per la produzione di pellicce e in particolare per le specie dei visoni e cani procioni, e ha ribadito che tali specie possono diventare serbatoi di coronavirus. Non importa quanti allevamenti ci sono in Italia – afferma LAV – sappiamo che ogni singolo allevamento è un potenziale serbatoio del coronavirus SARS-CoV-2 oggi, e di qualcos’altro domani.  Ci auguriamo che il Governo non sottovaluti i rischi adottando provvedimenti inefficaci, come la sospensione sino al 31 dicembre 2021 della riproduzione dei visoni che, di fatto, consente di mantenere oltre 10.000 visoni riproduttori pronti a portare a pieno regime i 6 allevamenti italiani nel prossimo anno. La Danimarca ha annullato la più importante filiera zootecnica nazionale e almeno per tutto il 2021 non consentirà la ripresa di questi allevamenti. L’Italia deve andare oltre. La Lega Anti Vivisezione chiede alle istituzioni nazionali ed europee di vietare in via definitiva l’allevamento di visoni e di ogni altro animale per la produzione di pellicce.

 

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Logo del Consiglio UE-Sito.

Austria e Olanda durante AGRIFISH, il Consiglio Agricoltura e Pesca UE che si è svolto il 28 e 29 giugno, hanno proposto di porre fine a questi allevamenti. Il ministro delle Politiche agricole italiano, Stefano Patuanelli, intervenendo, ha detto che “non è giustificato l’allevamento degli animali da pelliccia”, riporta l’Agenzia Agricola.UE. E si detto pronto, prosegue l’agenzia, a dare il massimo supporto alla proposta di Olanda e Austria, a cui si sono già associate la Germania, il Belgio il Lussemburgo e la Repubblica Slovacca, perché non sia più consentito. Si tratta, ha detto, di trovare gli strumenti legislativi e una posizione comune di tutti gli stati membri.

La petizione: https://www.lav.it/petizioni/emergenza-visoni

a cura di Barbara e Cristina Civinini

Colonia felina del castello di Santa Severa https://gliaristogatti.wordpress.com