LA SABBIA NERA DI LADISPOLI CHE NESSUNO RICORDA PIÚ

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PSAMMOTERAPIA. LADISPOLI HA UNA SABBIA NERA CHE VALE ORO, MA NESSUNO SE LO RICORDA.

di Umberto Mantaut

Le sabbiature curative, particolarmente adatte per combattere le malattie reumatiche, sono note nel mondo scientifico con il termine di psammoterapia, derivante dal greco: psamma che vuol dire sabbia.

La cura del sole, elioterapia, è altrettanto benefica a patto che si seguano i consigli dei dermatologi che fissano tempi, orari di applicazione e suggeriscono l’uso di unguenti protettivi. L’italiano medio, in genere palliduccio per la vita sedentaria, ha il complesso dell’aragosta. Nei tre giorni compresi fra il 14 e il 16 di ogni agosto si sbollenta al sole.

Tuttavia, si scopre che per la psammoterapia occorre una sabbia molto speciale, ricca di ferro ed altri elementi salutari e tale combinazione è rarissima. Sulla costa adriatica di nordest è famosa la cittadina costiera di Grado. Qui, nel 1892 fu costruito il primo e subito notissimo stabilimento balneare attrezzato per la psammoterapia. Gli austroungarici concepirono una specie di Baden-Baden sul mare, molto frequentata dalla migliore società dell’epoca. Tuttora, Grado vive di turismo balneare elitario con strutture recettive di grandissima importanza ed un pubblico internazionale.

Sul Tirreno ecco la nostra Ladispoli, sotto questo profilo negletta e trascurata. Ha una sabbia nera che vale oro, ma nessuno se lo ricorda. Il 30 maggio 1888, il principe Ladislao Odescalchi fondò la sua “polis”, appunto col nome di Ladispoli, partendo da un piccolo nucleo di case di pescatori con una spiaggia di sabbia nera. Lui era un nobile colto e lungimirante, ben sapeva che il sito era già stato famosissimo al tempo delle glorie di Roma sotto il nome di Alsium, balneario di ville imperiali stupende e già noto per la salubrità dell’aria e le proprietà delle spiagge.

Forse non pensava di creare una Grado tirrenica, ma di certo destò l’attenzione dei ricchi romani dell’epoca che scelsero Ladispoli per farsi costruire lussuose ville liberty, uno stile discutibile, ma specchio di un’epoca particolare. Insomma, Ladispoli sorse per diventare un luogo privilegiato di villeggiatura e cura, tanto da essere citata alla stregua di località “termale”. Le guerre sconvolsero l’Italia, figuriamoci la piccola Ladispoli. Si giunge al caotico boom economico degli anni 1960, con lo sfrenarsi della speculazione edilizia di basso profilo. La cittadina rischia di trasformarsi in un dormitorio scadente, una periferia romana degradata, ossia una borgata squallida, possibilmente anche peggiore dell’orrenda Ostia.

Se per ogni quattro palazzi scadenti da 9 piani ciascuno si fosse progettata una torre elegante di 36 piani, con ampi parcheggi sotterranei e intorno aree verdi attrezzate, oggi Ladispoli avrebbe ben altro aspetto. La passeggiata lungomare e la spiaggia, un tempo eleganti, furono date in pasto alla folla domenicale, come dire alla follia. Per anni, in quanto frazione a mare del vicino comune di Cerveteri, fu stoltamente solo sfruttata e trascurata dalle locali amministrazioni assai retrograde. Ci furono vere e proprie rivolte popolari, finché nel 1970 Ladispoli ottenne il titolo di comune autonomo.

Dire che forse le due cittadine litiganti ci hanno entrambe rimesso qualcosa sarebbe giudicato una bestemmia per le caste orecchie ladispolo-cerveterane. Fra il 1970 e l’80 Ladispoli si trasformò in un campo profughi per esuli dai paradisi sovietici, molti ebrei, gente colta e corretta presto emigrata in America. Poi, a poco a poco, le cose incominciarono a cambiare relativamente in meglio. Impossibile rimediare allo scempio urbanistico durato decenni, ma il centro cittadino si arricchì di discreti arredi urbani, si limitò la mediocre edilizia economicopopolare, si privilegiarono insediamenti di villini a schiera nel limitato entroterra. Infatti, Ladispoli soffre molto per carenza di territorio comunale, mentre Cerveteri, al contrario, ha un agro enorme e grosse frazioni residenziali afflitte da cronica trascuratezza.

L’incremento delle corse della metropolitana regionale FL5 contribuisce non poco al progressivo e incessante incremento della popolazione, specie giovani coppie che lasciano la capitale invivibile per offrire ai figli un ambiente sano, altresì favorevole per l’accoglienza degli anziani. Insomma, oggi Ladispoli, rispetto al passato, offre molto di più nell’ambito dell’area metropolitana romana.

Come tutti hanno ampiamente capito non si può pretendere che i politici italiani abbiano idee chiare o, se le hanno, i burocrati si occupano subito di tarpare loro le ali. Comunque, è incredibile che a nessuno sia mai venuto in mente di rilanciare Ladispoli anche sotto il profilo “termale”, riprendendo la geniale intuizione del “padre” Ladislao. Ancora più strano e notare che nessun imprenditore abbia tenuto presente la straordinaria potenzialità della “psamma” ladispolana. Nessuna catena alberghiera di rispetto ha pensato ad alberghi di buona categoria su questo litorale, nessun gestore di stabilimenti balneari ha preso l’iniziativa, copiandola dalla friulana Grado, di predisporre “vasche” di sabbia pulita curativa ed assumere personale preparato per assistere i clienti/pazienti durante le salutari sabbiature. L’unica gloria ladispolana per ora rimane il carciofo, per carità, ottimo, anzi unico e meritevole di una fiera annuale molto rinomata, ma è davvero un po’ troppo poco.