IL QUARTIERE ANIMATO DI ROMA: QUARTIERE COPPEDE’

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quartiere coppedè

CONNUBIO TRA “INSEGNAMENTI DELL’ARTE RECENTE E DEGLI ESEMPI DEGLI ANTICHI

Nei pressi della zona Parioli, area chic di Roma per eccellenza, si trova il caratteristico quartiere Coppedè, nato dalla mente dell’architetto fiorentino, Gino Coppedè (1866-1927).

Figlio del titolare della “Casa artistica di Mariano Coppedè e figli”, molto giovane impara a produrre lavori in ebano e a trattare altri legni pregiati, applicando il tutto alla micro e macro-architettura, con estrema maestria e finezza. La svolta nella sua vita si presenta nel 1915, quando gli viene commissionato dai finanzieri genovesi Cerruti la progettazione del quartiere Dora (nome di una via che all’epoca si chiamava via Diagonale). La fase iniziale di progettazione risale al 1915-1916 circa, tuttavia il completamento dei lavori vedrà la luce solo nel 1927, anno della morte del brillante architetto, che comporterà l’incompiutezza di alcuni lavori, tra cui gli iconici villini.

Gino manifesta da subito un forte desiderio di realizzare edifici (che saranno destinati alla classe della ricca borghesia) di diversa forma, colore e decorazione della più vasta e vivace varietà, con lo scopo quasi di voler donare al quartiere una propria vita. Dunque, Coppedè si rifà allo stile del Neo-Eclettismo (un’armonizzazione di elementi di diversa origine), con contaminazioni medievali e rinascimentali: ad esempio l’imponente arco d’ingresso somiglia quasi a un arco trionfale, sulla cuicima, posizionato al centro, domina un enorme volto di soldato con tanto di elmo, con due figure in stile classico ai suoi lati. Questo complesso, a sua volta, ha sopra uno stemma araldico e, ancora in alto, un trittico che ricorda una scena cavalleresca.

quartiere coppedè
piazza Mincio

Il cuore del quartiere è Piazza Mincio, dove troviamo l’elaborata Fontana delle Rane (che si ispira alla fontana di Piazza Mattei, ideata da Giacomo della Porta), disegnata e realizzata dallo stesso architetto nel 1924, nel corso degli anni ha ricevuto diversi interventi di restauro. La fontana sintetizza gli elementi cosmici della terra, dell’acqua, dell’aria e del fuoco. Di fronte alla dinamica opera, si trova forse il più famoso edificio dello storico quartiere, il Villino delle Fate, elemento principale, insieme alla fontana, di Piazza Mincio: il nome, così particolare, deriva dall’aspetto fiabesco che lo stravagante artista ha voluto conferire al complesso dei Villini, tre edifici collegati tra di loro. Omaggiano tre grandi città: Roma, Firenze e Venezia (con simboli e personaggi caratteristici di ognuna di loro). Il Villino in questione è elegantemente circondato da una cancellatura in legno e ferro battuto e ornato di mura affrescate, sulle quali si parla di storie medievali inventate o immagini geometriche, che vogliono prendere ispirazione dalla natura, cercando di imitarne le forme, come i gigli, le rose, i rami che si intrecciano andando a comporre la decorazione degli elementi della Villa; senza contare che la presenza delle colonne e dei loro capitelli così particolari, contribuiscono all’aspetto surreale dell’intera struttura, insieme all’orologio con motivi zodiacali, che rimandano al rapporto tra cielo e terra, l’aquila di San Giovanni evangelista, il leone alato di San Marco (sul lato di via Brenta) e molte scritte in lingua latina.

Impossibile non notare il Palazzo del Ragno: il nome è dovuto all’aracnide raffigurato sopra al portone principale, simbolo dell’operosità. La sua caratteristica è che tra il primo e il secondo piano ci sono le regole che Gino Coppedè ha fatto proprie nel corso dell’intera vita professionale: ARTIS PRAECEPTA RECENTIS/MAIORUM EXEMPLA OSTENDO (“Io mostro gli insegnamenti dell’arte recente e gli esempi degli antichi”).

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Fontana delle Rane

Il quartiere è ricco di elementi legati all’Esoterismo, all’allegoria, alla mitologia: la Fontana delle Rane è un’immaginaria coppa Graal, la cui pietra sorge dal terreno e, attraverso il calice marmoreo,diventa Sapienza. Troviamo anche l’albero della vita, che fa da collegamento tra il cielo e la terra. Ancora, il Villino di via Brenta, al primo piano, presenta un mosaico su cui si distinguono un gallo, una coppa e tre dadi: il dado rappresenta una forma originata da pietra grezza, quindi riporta alla figura dell’apprendista, che guidato dalla conoscenza della coppa arriva allo status di risveglio, rappresentato dal gallo. Moltissimi altri sono i simboli massonici ed esoterici, di cui il visionario architetto era studioso, visitabili da chi decide di essere ospite di questo piccolo spaccato di una Roma magica e misteriosa.

Questo angolo, quasi surreale, viene progettato come un vero e proprio percorso iniziatico, che conduce l’adepto dalle tenebre alla luce, attraverso il concetto esoterico del creare e del costruire, colto mediante figure appartenenti all’architettura e alla geometria.

Flavia De Michetti