DANIELE PAPA, AL VIA IL PROCESSO

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PARLA IL PADRE MARIO: «L’ISTRUTTORE DI VOLO HA PERSO IL CONTROLLO DELL’AEREO». LA PROSSIMA UDIENZA SI TERRÀ A MARZO.

«Mi chiedete se sono fiducioso per l’esito del processo? Non lo so, spero possa esserci giustizia per mio figlio e che possa emergere la verità». Mario Papa, padre di Daniele, il ragazzo cerveterano di 22 anni morto durante una lezione di volo il 25 maggio del 2020, confida di non essere mai entrato in un’aula di tribunale. E il dolore è tanto per un genitore che deve affrontare un lungo e tortuoso iter giudiziario. La prima udienza si è tenuta nel tribunale di piazzale Clodio.

Per la morte di Daniele, giovane con tanti sogni nel cassetto, tra cui quello di seguire le orme del padre, pilota esperto ex Alitalia in cassa integrazione, è accusato di omicidio colposo Cito Giannandrea, 35enne istruttore di volo che secondo gli inquirenti che hanno indagato sul caso avrebbe condotto una serie di manovre anomale prima che il Diamond Aircraft si inabissasse sul Tevere. Su quel velivolo appunto viaggiava Daniele Papa. L’esercitazione prevedeva una serie di circuiti di atterraggio e decollo. Cito, che è riuscito a salvarsi, ha dichiarato che il ragazzo si era bloccato e che lui aveva dovuto prendere poi il controllo. «Ritengo invece – commenta Mario Papa – che sia stato l’istruttore ad aver perso il controllo dell’aereo effettuando una autorotazione ad alta velocità col motore dentro. Avrebbe potuto controllarlo. Daniele poi ha sbattuto la testa ed è finita in modo tragico.

Dalla prima udienza è emerso pure, in base alla testimonianza della polizia, che le cinture di sicurezza funzionavano bene». Come contestato pure dall’Ansv, l’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo l’istruttore non avrebbe osservato le procedure previste dal manuale di volo nel caso di potenza insufficiente dell’aereo. «Il fatto che una candela dell’area non fosse funzionante non può aver inciso sull’incidente, al limite diminuisce un po’ i giri del motore», ribadisce Mario Papa. L’aereo era rivolto verso l’alto e le superfici mobili posteriori flaps sono stati trovati in posizione atterraggio (land) invece che decollo (t.o). La questione poi torna anche sulla stanchezza o meno dell’istruttore di volo che aveva guidato 7 ore prima di raggiungere Roma per far partire l’esercitazione. «Quello che voglio dire – aggiunge il padre della vittima – è che Daniele non può essersi bloccato. Abbiamo volato insieme sul mio aereo privato e aveva già un brevetto dopo numerose ore di volo. Lo conosco troppo bene. Era un ragazzo meraviglioso, amato e benvoluto da tutti e insegnava anche ai bambini. Anche per la stessa Ansv la stanchezza potrebbe aver influito sulla dinamica dell’evento tragico.

Prossima udienza a marzo 2023 per altre testimonianze. «È lunga, lo so – conclude Mario – cos’altro possiamo fare?». Eppure tra un appuntamento e l’altro prosegue il progetto “DanyBoy”. Dopo una chiacchierata con la casa orologiera Hangar Italy, era nata questa idea originale di acquistare un aeromobile Blackshape Prime – battezzato “DanyBoy” – girando il mondo e raccogliendo firme e dediche esclusive per Daniele. Un aereo che sorvolare i cieli con tutte quelle scritte. Aumentano giorno dopo giorno, perché tra un aeroporto e una aviosuperficie, Mario a tutti gli amici che incontra, chiede di apporre una firma sulla fusoliera. Ogni autografo è una dolce carezza a un angelo.