COVID-19, CON I BAR CHIUSI ARRIVA IL PRIMO STOP SUL LATTE

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AGLI ALLEVATORI DA CERVETERI A FIUMICINO È STATO CHIESTOUN SACRIFICIO DEL 15%. L’ALLARME DELLE FAMIGLIE: “FINIREMO SUL LASTRICO”. LA CONFEDERAZIONE AGRICOLTORI SI ATTIVA:“CI OPPORREMO”. E INTANTO I CARCIOFI DI LADISPOLIRISCHIANO DI RIMANERE INVENDUTI.

“Rinunciando al 15% perderemmo oltre 200 al giorno”. Mettiamola così, in termini numerici il contraccolpo di un calo del ritiro del latte nelle aziende zootecniche del litorale nord metterebbe in ginocchio qualsiasi allevatore.

E lo sa bene la famiglia Ciaralli da 40 anni impiantata a I Terzi, comune di Cerveteri. “Siamo venuti da Amatrice nel 1980 dopo il terremoto – racconta il signor Carmine – e ne abbiamo viste tante. Dal prezzo del latte fissato a 830 lire fino a 20 anni fa, mentre ora ce lo pagano 39 centesimi al litro. Abbiamo 170 vacche, produciamo quotidianamente 7 quintali al giorno”. Ma oltre il danno ci sarebbe poi la beffa. “Numerosi bovini saranno costretti a cambiare alimentazione , la loro flora microbica dovrà riabituarsi. Chi pagherà per questo?”. Uno sfogo più che lecito.

Ma sono tantissimi quasi 100 gli allevatori che producono il latte da Cerveteri a Fiumicino, passando per Palidoro, Aranova, Torre in Pietra e altre località.Che cosa tiene in allarme ora i proprietari delle stalle? Semplice, con i bar chiusi è arrivata la prima richiesta di primo blocco sulla produzione del latte. Un “sacrificio” pari al 15 per cento. Le associazioni di categoria si fanno sentire.

“E’ arrivata la comunicazione – interviene Riccardo Milozzi, presidente della Confederazione Italiana Agricoltori di Roma – che la Centrale del Latte diminuirà la richiesta di latte, mettendo a tutti gli effetti, in panne molti produttori del territorio. Non possiamo permettere che in questo momento grave ci sia qualcuno che decida per gli altri. Protesteremo nelle dovuti sedi contro questa scorretta e ingiusta presa di posizione”.

Come sarà calcolato lo sforzo di ogni allevatore? In sostanza chi più produce, più rinuncerà ad un introito. “Per un quintale e mezzo circa – spiega Milozzi – il singolo rinuncerà a circa 70-80 euro al giorno. Che sono oltre 2mila euro in un mese, una cifra alta. Ma per chi ha un’azienda grande i numeri sono destinati a salire. E poi verrebbe stravolta l’alimentazione dei bovini con ripercussioni notevoli sulla loro capacità di produrre ancora latte”. Come arginare questo scoglio?

“Ci attiveremo con le altre sigle sindacali – prosegue il presidente Cia – per bloccare l’importazione del latte in Italia. La gente ora è a casa e non esce tutti i giorni a fare la spesa. Quando ci va acquista il prodotto a lunga conservazione rinunciando magari alle qualità proteiche del latte fresco. L’effetto Coronavirus che ha obbligato la chiusura di bar e ristoranti, costringerà i produttori a una restrizione che avrà ripercussioni pesanti sul settore”.

SOS AGRICOLTURA

In grande sofferenza anche i contadini di Ladispoli e Cerveteri. Broccoli, insalata, cavolfiori e fave ma soprattutto carciofi. Milioni di prelibati ortaggi che a Ladispoli e Cerveteri potrebbero rimanere invenduti. L’emergenza sanitaria rischia davvero di incidere profondamente anche sull’economia locale.

E non solo per il rinvio della Sagra del Carciofo di Ladispoli, evento con una stima di oltre 400mila presenze, almeno stando alle statistiche degli ultimi anni. Gli agricoltori hanno lavorato sodo per offrire prodotti di qualità ma ora tutto rischia di essere compromesso. Per questo mettono già le mani avanti le associazioni di categoria visto che il calo nei ricavi, anche sul litorale nord, oscillerebbe intorno al 70%. In linea con altre zone della regione.

Un dato allarmante che se mantenesse questo trend ancora per parecchie settimane, andrebbe incontro forzatamente alla richiesta di misure provvidenziali. Per questo c’è chi ha chiesto una sospensione dei versamenti fiscali e del mutuo con i relativi interessi. A livello locale è partito l’appello di sostenere le imprese del settore agroalimentare del territorio, magari rispettando le norme igieniche e di sicurezza. “Proprio in questo periodo – sostiene Claudio Nardocci, presidente della Pro Loco di Ladispoli – è consigliabile mangiare in modo sano. Immaginiamo ad esempio quanto possano dare beneficio i carciofi e altre piante che si trovano nelle aree agricole della città.

I contadini del nostro territorio sono anche disponibili a vendere i loro prodotti in azienda. Sul mio profilo Facebook ho scritto un elenco”. Un piano su cui sta concretamente lavorando anche il comune etrusco. “Naturalmente in una fase così delicata – dice Riccardo Ferri, assessore all’Agricoltura di Cerveteri – sollecitiamo i cittadini a comprare prodotti a chilometro zero anche per un discorso di qualità. Assieme al mio collega delle Attività produttive Luciano Ridolfi a breve pubblicheremo sul sito del Comune una lista con le realtà locali disposte anche a consegnare a domicilio carciofi, verdura, frutta e altre merci delle campagne cerveterane. L’economia del territorio deve essere salvaguardata e lo terremo presente non appena l’emergenza sanitaria sarà conclusa, sperando nel più breve tempo possibile”