Caso Vannini, la pm delle indagini domani verrà sentita in Cassazione

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Il magistrato Alessandra D’Amore ha chiesto di essere subito ascoltato dopo l’azione disciplinare promossa dal ministro Bonafede. E intanto il procuratore capo di Civitavecchia difende in una nota l’operato del pm. 

 

Alessandra D’Amore, il pm che ha condotto le indagini sul caso di Marco Vannini e finita nel mirino del ministro Alfonso Bonafede, verrà ascoltata domani in tarda mattinata dalla Procura generale in Cassazione. Il magistrato di Civitavecchia, ora in forza alla Procura di Roma, dovrà rispondere alle domande relative alle indagini condotte subito dopo l’omicidio del ragazzo di Cerveteri ucciso a casa dei genitori della sua fidanzata. Non è da escludere che su questa indagine vengano sentite altre persone. Poi si deciderà se mandare tutto al Csm o archiviare.

il pm D’Amore

Nel frattempo è arrivata una presa di posizione molto nella della Procura di Civitavecchia che ha difeso le attività investigative di Alessandra D’Amore. Il procuratore capo, Andrea Vardaro, ha affidato alla stampa un lungo comunicato.

“A fronte dei numerosi articoli di stampa, pubblicati in questi giorni, nei quali viene ipotizzata l’inadeguatezza e l’incompletezza delle indagini svolte da questa Procura, con riferimento all’omicidio di Marco Vannini, si ritiene di precisare quanto segue.

Dagli atti risulta che circa trenta minuti dopo il decesso, ufficiali di P.G. del Nucleo Operativo della Compagnia dei Carabinieri di Civitavecchia si sono recati presso l’abitazione della famiglia Ciontoli, ove era stato esploso il colpo di pistola che aveva colpito Marco Vannini, ed hanno effettuato un capillare sopralluogo, nel corso del  quale sono stati sequestrati oggetti ed indumenti, nonchè un bossolo esploso e due pistole. Personale specializzato del Nucleo Investigativo del Carabinieri di Ostia ha proceduto, quindi, al prelievo di sostanze ematiche  rinvenute  all’interno dell’immobile, poi trasmesse al RIS di Roma per le indagini di laboratorio.  Subito dopo il decesso, pertanto, sono stati effettuati i rilievi necessari per l’accertamento  dello stato dei luoghi.

Si è proceduto, inoltre, al prelievo dei residui di polvere da sparo sulle persone di Antonio, Martina e Federico Ciontoli e sui loro indumenti e nella stessa  giornata  è stato emesso un decreto urgente per intercettare le conversazioni di Antonio Ciontoli, dei figli e della fidanzata del figlio (tutti presenti nell’abitazione al momento dei fatti) mentre attendevano, nel corridoio della Stazione dei CC di Civitavecchia ,  il  loro  turno per essere sentiti dal P.M.. Le intercettazioni ambientali hanno contribuito in maniera determinante all’accertamento della dinamica dei fatti.

Nel corso delle indagini è stata disposta una consulenza medico legale collegiale e l’acquisizione dei tabulati telefonici relativi a numerose utenze; sono state sentite numerose persone informate sui fatti (tra le quali anche due che occupavano l’abitazione confinante con quella della famiglia Ciontoli); sono stati acquisiti i file riguardanti le chiamate al 118 effettuate da componenti della famiglia Ciontoli.

Gli elementi di prova raccolti hanno consentito di richiedere il rinvio a giudizio di Antonio Ciontoli e dei suoi familiari per il delitto di omicidio (doloso), rinvio a giudizio che è stato successivamente disposto del giudice dell’udienza preliminare. A fronte della condanna di Antonio Ciontoli, da parte della Corte  di Assise di Roma, per il delitto di omicidio (doloso), e dei familiari dello stesso per il delitto di omicidio colposo, questa Procura ha proposto impugnazione con riferimento  alla condanna, per il delitto di omicidio colposo e non doloso, dei familiari di Antonio Ciontoli. L’impostazione della Procura di Civitavecchia è stata condivisa anche dalla Procura Generale presso la Corte di Appello di Roma che ha proposto ricorso per cassazione avverso la sentenza della Corte di Assise d’Appello, che aveva riqualificato il fatto per tutti gli imputati come omicidio colposo. Come è noto la Corte di Cassazione ha accolto l’impugnazione della Procura Generale”.