Quel 10 dicembre del ’22

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Dopo un anno, alla guida della mia FIAT 501 Sport, da Napoli ritorno a Furbara dall’amico capostazione Memmo, fonte inesauribile sulla storia aviatoria sotto il cielo cerite…

di Francesco Vizioli

Era il 10 dicembre del ’21 che raccontai del mio fortunoso incontro con il capostazione Memmo, nella solitaria stazione di Furbara, circa al Km 48 della polverosa via Aurelia. Ospite per venti giorni, fui sommerso dai suoi ricordi sui primi anni di vita di quell’aerodromo che copriva tutto l’orizzonte dalla finestra al primo piano della “sua” stazione.

Domenica 10 dicembre ‘22. Eccomi di nuovo a sostare la mia FIAT 501 Sport davanti a Furbara. Dalla stazione di Napoli Centrale un mio amico, con un “ponte” tra telegrafi di servizio, ha preannunciato a Memmo il mio arrivo.

Ci verrebbe da commentare subito gli sconvolgenti eventi degli ultimi circa 40 giorni che, penso, faranno ricordare questo anno, il ’22, almeno per un ventennio. Memmo però mi invita a  rimontare in auto per continuare il nostro viaggio nella storia aeronautica locale, non dalla sua finestra su Furbara ma al tavolo di una trattoria in un casolare nella abbastanza vicina zona dei Monteroni, dove ci verranno raccontate altre storie sotto il cielo di Palo Laziale. A farlo sarà un altro ferroviere, Angelo Santi, in servizio alla stazione di Palo Laziale da prima del ’13 e andato in pensione da poco.

Dalla veranda rialzata del casolare abbiamo la vista sul vasto pianoro di Palo con in fondo, sul lato ovest, le uniche, ben distinte, costruzioni della chiesa e della adiacente stazione ferroviaria. Incontriamo Angelo; ci invita ad osservare con attenzione il pianoro, indicandoci degli spogli pianciti di cemento e alcune baracche di legno; sono quel che resta dell’aerodromo di Palo Laziale. L’ha visto nascere nel ’17, con i tanti carri ferroviari fermi sul binario tronco della “sua” stazione, da dove venivano scaricate tonnellate di legname per la costruzione degli hangar, alloggi, officine. Su quel terreno Angelo ha vissuto, da buon vicino, la frenetica vita dei piloti che si addestravano “alla caccia” per poi andare alla fronte.

Come Memmo a Furbara, anche Angelo ha conosciuto quei piloti, le loro storie magari al caldo nella sala d’aspetto della stazione in attesa del treno per Roma. Tra  questi ricorda in particolare il Sottotenente Luigi Trottile, classe 1891, trasferito a Palo a febbraio del ’18 come Aspirante Allievo Pilota, nella 399^ Compagnia Mitraglieri. Dopo i tanti voli “acrobatici” su Aviatik e Nieuport, il Sottotenente, a ottobre annuncia felice ad Angelo che ha avuto il brevetto da pilota: partirà per la fronte; un caloroso arrivederci per Angelo. Un giorno di marzo del ’19 Angelo riconosce il giovanotto in borghese che scende dal treno a Palo; questo, sull’attenti, si presenta: Luigi Sartori. La guerra è finita, finalmente Luigi può svelare ad Angelo la sua vera identità. Nato in provincia di Gorizia da giovane ha vissuto a Trieste, frequentando circoli irredentisti Triestini e Giuliano Dalmati. Nel 1914, con l’approssimarsi del coinvolgimento dell’Italia nella guerra, frequentando Nazario Sauro, il ventitreenne Luigi Sartori si fa promotore, con altri patrioti, di organizzare comitati per il volontariato nell’Esercito Italiano per la liberazione delle terre sottomese all’Impero Asburgico. A luglio partecipa alla “ultima cena” o “cena dei disertori” (come da loro stessi chiamata) organizzata dagli irredentisti del Club Canottieri Libertas prima di lasciare definitivamente Capodistria per combattere contro l’Austria. Nel 1915 Luigi Sartori giunge clandestinamente in Italia. E’ arruolato con il grado di Tenente nell’Esercito, da li poi in aviazione. Gli viene dato una nuova identità, Luigi Trottile, onde evitare, qualora fosse caduto prigioniero degli austriaci, la pena di morte per impiccagione riservata ai traditori e disertori dell’Imperial Governo di Vienna.

Angelo mostra a me e Memmo alcune foto che Luigi Trottile/Sartori gli aveva donato nell’ultimo incontro del febbraio ’19 tra queste “l’ultima cena” a Capodistria di luglio del ’14, con Nazario Sauro a capotavola, nella sua divisa bianca da marinaio.

Un attimo di commozione e poi subito “con i piedi per terra” e gli occhi al cielo ad immaginare quei voli, quegli atterraggi su questa piana, che Angelo con entusiasmo vorrebbe continuare a narrarci, ma i piatti di pappardelle sul tavolo chiedono la nostra attenzione. Angelo ci accenna che la storia dell’aerodromo di Palo è durata solo due anni, dal ’17 a gennaio del ’19. Smontati i 12 hangar tipo “Bessonneau” e “Aviazione”, con i velivoli, era stato tutto trasferito sul vicini campi volo di Cerveteri e Furbara. Erano rimaste solo le baracche degli alloggi, delle mense e di alcuni servizi, oltre alla palazzina comando, il tutto utilizzato, per circa  sei mesi come uno dei tanti punti di raccolta e smistamento per i militari italiani rientrati dai campi di prigionia austriaci.

Necessita che io rimanga ancora una volta ospite di Memmo nella panoramica stanza alla stazione di Furbara. Altre scoperte mi attendono anche in  quel di Palo. Non solo sull’aerodromo, ma anche sul suo cielo che è stato protagonista di storiche imprese aviatorie: il sorvolo del dirigibile 1Bis nel suo itinerario più lungo nel 1909, il primo volo più lungo di un velivolo “più pesante dell’aria” nel 1910, l’atterraggio dell’aviatore Roland Garros nel 1911 e altro ancora.

Francesco Vizioli