Io accuso chi ha disgregato il Pd di Cerveteri

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di Giovanni Zucconi

Io accuso.

Io accuso tutti quelli che per leggerezza, per protagonismo da quattro soldi o, peggio, per calcolo, hanno determinato la disgregazione del PD di Cerveteri. Io accuso tutti quelli che, pur militando in un Partito, si sono ben guardati da fare Politica, o di pretenderla da chi aveva il dovere di ragionare in termini politici strategici e non personali. O chi, non militando nel PD e avendo anzi una collocazione storicamente alternativa, per calcolo, ha caldeggiato e supportato, con le proprie capacità e possibilità mediatiche, le linee politiche che si sono rivelate suicide per il Circolo di Cerveteri. Scusate l’incipit all’Emile Zola, ma da tesserato del PD, non “occasionale”, un po’ mi sento tradito.

Io non ho la raffinatezza di analisi politica che riconosco in alcuni commentatori delle nostre testate locali. Io amo la semplificazione nei ragionamenti, perché così puoi cogliere l’essenza delle cose, trascurando gli orpelli che le abbelliscono solo, ma ne non costituiscono la struttura. E semplificando, già da mesi era evidente che si andava incontro ad una spaccatura mortale nel PD di Cerveteri. Era evidente a tutti che la candidatura di Tidei non si sarebbe mai concretizzata. Era evidente che, anche per questo, bisognava affrontare la questione delle primarie in modo più cauto e condiviso, senza gridare “O Primarie, o Morte”. Era evidente che, a livello regionale, si stava sviluppando, nel PD, una strategia che non escludeva, ma anzi suggeriva, alleanze e appoggi a politici locali. E non stiamo parlando con il senno del poi. Sono tutte cose manifeste e scritte da mesi. Ma non erano evidenti per tutti. Sarà un caso che invece abbiamo letto su una certa stampa, o su determinati canali social, anonimi o meno, che fino all’altro ieri si dava per certo che Tidei fosse un candidato sicuro per le primarie del PD, che il Circolo di Cerveteri era nelle mani salde di una maggioranza che avrebbe guidato il Partito alla vittoria nelle prossime elezioni, che le Primarie erano un tabù imprescindibile, che durante il tesseramento non era successo nulla di strano, e che la candidatura di Pascucci come Consigliere della Città Metropolitana non è era questione rilevante?

Io, per formazione e carattere, ho un po’ di pudore a parlare di complotto, ma non immaginate quanto sia tentato di farlo. E non solo perché ho sempre ritenuto innaturale le vicinanze politiche al PD di determinati personaggi, ma perché ho parlato con quasi tutti quelli che contano nel PD di Cerveteri e, singolarmente, nessuno avrebbe voluto che accadesse quello che si sta concretizzando in queste ore. Nessuno di quelli che ho sentito, formalmente o informalmente, mi ha mai espresso una posizione di netta chiusura come quelle che poi leggevo negli articoli o nei post su Facebook. Nessuno, invitato a parlare di Politica, ha mai escluso posizioni più mediate tra tutte le anime del PD. Non le aveva mai escluse Alessandro Gnazi, al quale bisogna dare atto che ha sempre parlato in termini di strategia politica senza precludere nessuna soluzione. Strategia che poteva essere condivisibile o meno, ma che si è rivelata poi essere anche in sintonia con quanto immaginato dai dirigenti degli organi superiori del PD. Non le aveva escluse il Segretario Maurizio Falconi, uomo mite e di natura incline al dialogo, che in una nostra intervista aveva detto, nella sostanza, praticamente le stesse cose di Gnazi, e che per questo era stato oggetto di scherno da tutti i noti personaggi più realisti del Re. Non le aveva escluse Sergio Marini, dirigente intelligente e capace del Circolo, forse il più brillante di tutti, che mi ha più volte dimostrato di avere fortemente a cuore l’unità del Partito. Il signor Marini, nella famosa mia intervista “rubata”, mi ricordava che in Politica “…mai dire mai”, lasciando aperte le porte a possibili soluzioni di compromesso. Così Franco Caucci, il più esplicito nei suoi discorsi pubblici a non escludere nessun accordo che potesse essere utile per vincere le elezioni. Lo stesso Juri Marini, nella nostra intervista ha riconosciuto che si poteva e si doveva fare di più per mantenere unito il PD di Cerveteri.

Ma allora perché se tutti erano disponibili al dialogo siamo arrivati a questo punto? Perché si è lasciato che le cose precipitassero senza che nessuno muovesse un dito o si appellasse in modo forte all’unità del Partito? Io ho letto e sentito, nei mesi scorsi, solo indicazioni favorevoli al mantenimento delle contrapposte posizioni, e di denigrazione della parte “avversa”, senza proporre la ricerca di un compromesso. Complotto? Incapacità a gestire in modo lungimirante una sezione del più importante partito italiano? Progetti alternativi, già decisi e che non si potevano più fermare? Non saprei cosa rispondere, ma conosciamo il risultato di tutto questo: la lettera di Fabio Melilli al Segretario provinciale che sancisce la chiusura dei giochi, e la messa in discussione della partecipazione del PD di Cerveteri alle prossime elezioni amministrative. Prospettiva che naturalmente ha fatto felice tutte le altre forze politiche, e in particolare le liste di Destra e il M5S. “Missione compiuta”, mi verrebbe da dire se continuassi a credere in un complotto.

Sto leggendo in queste ore posizioni che in qualche modo cercano di mettere in dubbio l’autorevolezza dell’intervento del Segretario regionale del PD, o che fanno finta di nulla. Questo comportamento mi ha ricordato l’incontro di Mussolini con il Re Vittorio Emanuele II, dove il Duce cercava di convincere il Sovrano che il voto del Gran Consiglio aveva un valore solo consultivo, e che quindi lui non si doveva necessariamente dimettere. Ma il Re gli rispose: “No, caro Duce, il voto del Gran Consiglio è tremendo nella sostanza, non vi create illusioni”. Così come ritengo che la lettera di Melilli sia tremenda nella sostanza, e che non dovrebbe creare illusioni o lasciare margini di prospettive all’attuale dirigenza del Circolo di Cerveteri e, mi dispiace, a Juri Marini. Se l’organizzazione territoriale di un Partito come il PD ha un senso, quando il “capo del tuo capo” mette in pesantemente in discussione il tuo operato, hai poche possibilità. O cerchi di convincerlo che si sta sbagliando, o ti appelli ad un’autorità superiore, o cerchi di trovare una soluzione che sia più vicina ai suoi progetti, o ti dimetti. Non si può, come sta accadendo, fare finta di nulla e continuare come se niente fosse. Una struttura organizzativa, piaccia o non piaccia, ha le sue regole. Ignorarle vuole dire automaticamente chiamarsi fuori. Questo vale in ogni organizzazione, non mi sembra di dire cose particolari. Minacciare di togliere il simbolo del PD in occasione della competizione elettorale equivale, a mio parere, a prospettare un commissariamento del Circolo. Al netto, ovviamente, della risposta del Segretario provinciale, Rocco Maugliani, che tutti stiamo aspettando con impazienza. Poi naturalmente ognuno può continuare a pensarla come vuole, o come casacca richiede. Io naturalmente spero ancora in una soluzione, in extremis, condivisa tra le due anime del PD di Cerveteri. Alessandro, Sergio, Maurizio, Juri, fate di testa vostra, e fate presto. Non state a sentire consiglieri “interessati” o che non hanno nulla da perdere perché non votano neanche PD. Voi avete il dovere di mantenere unito il PD di Cerveteri e di trovare una via di uscita dignitosa. Ma dovete fare presto, se c’è ancora tempo.