WARGASMS. ORGASMI DI GUERRA

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orgasmi di guerra

COME LA COMUNICAZIONE PANDEMICA CI HA INSEGNATO AD AMARE L’EMERGENZA. L’ULTIMO LIBRO DI FRANCESCA CAPELLI EDITO DA TRANSEUROPA.

Da due anni osserva ciò che avviene in Italia da 12mila chilometri di distanza perché – come dice nell’incipit del libro, a mo’ di manifesto – “a volte si vede meglio da lontano. Magari si perde qualche dettaglio ma si conserva il quadro d’insieme”.

Mese dopo mese, dall’inizio del primo lockdown, Francesca Capelli ha analizzato centinaia articoli di giornale e soprattutto titoli, raccogliendoli e commentandoli sul suo profilo Facebook. Niente di strano: è il suo mestiere. Giornalista, scrittrice, docente e ricercatrice in campo sociolinguistico a Buenos Aires, dove vive dal 2012, Francesca Capelli voleva semplicemente riflettere ad alta voce, condividere ciò che non le tornava, ma soprattutto cercare un senso in ciò che, per parafrasare Vasco Rossi, “un senso non ce l’ha”. Ovvero, i provvedimenti spasmodici e incoerenti del governo sul Covid, la comunicazione terroristica e a tratti grottesca dei giornali, la censura di qualsiasi voce controcorrente (anche quella di scienziati di primo livello), la deriva verso uno stato ogni giorno più autoritario. Poi l’incontro con Giulio Milani, editore di Transeuropa, casa editrice indipendente toscana, e la proposta di riordinare tutto il materiale prodotto e aggiungere testi originali, per creare un libro.

Un viaggio che inizia con le ormai famigerate bare di Bergamo e continua con l’esposizione dei corpi dei malati, la farsa delle mascherine, i party vaccinali, l’instaurazione di un regime morale basato da una parte sul sacrificio, dall’altra su una fede acritica nella scienza (o nelle case farmaceutiche). Il tutto tenuto insieme da un format narrativo costruito sulla metafora della guerra: prima contro un nemico esterno e fantasmagorico, in quanto minuscolo, sconosciuto e imprevedibile (il virus), poi contro il nemico interno (i no vax che boicottano gli sforzi dei buoni e dei giusti), infine contro un reale nemico militare (la Russia), che trasforma l’emergenza pandemica in gestione ordinaria dell’ordine pubblico. Non cambia invece la retorica bellica della comunicazione, la costruzione dell’Altro come nemico, la polarizzazione esacerbata ad arte, i provvedimenti che, in nome di una presunta sicurezza, trasformano giorno dopo giorno in diritti in concessioni, che possono essere ritirate in qualsiasi momento, in una società dove il conflitto politico è stato sostituito da contrapposizioni di tipo morale o moralistico.

Ma come scrive la stessa autrice nelle ultime pagine, la via d’uscita è tornare alla comunità, provare a correre insieme il rischio di vivere, guardarsi di nuovo negli occhi e vedere nell’altro se stessi e non un nemico. “Fuori c’è un tutto da ricostruire”.