Roma/Frosinone. La cartiera di Villa S.Lucia a rischio serrata

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In pericolo 300 posti di lavoro. Il PCI: “Salvaguardare lavoratori, produzione e ambiente si può”.

A Villa Santa Lucia, il Comune incastonato tra Cassino e Aquino in provincia di Frosinone, c’è un consorzio produttivo nel quale opera anche la Cartiera “Reno dei Medici”. La stessa con un contratto di servizio in vigore dal 2006 utilizza il depuratore consortile per lo smaltimento dei reflui post produzione. Ora però, l’azienda minaccia la serrata perché un provvedimento della magistratura che imputa alla Cartiera di non poter accedere al rinnovo del contratto. Un errore – e così sembra – replica la cartiera che all’”accusa” di sversare metalli pesanti (zinco) nel depuratore consortile, risponde che tale residuo “non fa parte assolutamente del ciclo produttivo della cartiera.

In questa fase di crisi strutturale dell’economia, con l’aggravante della devastazione che sta subendo il sistema produttivo nel Frusinate in particolare, non ci si può permettere di mettere a repentaglio posti di lavoro preziosi di una attività florida. Certo, la questione ambientale è questione di rilevanza e da rispettare nei parametri utili alla tutela. Pur tuttavia se davvero siamo in presenza di un probabile errore, si faccia in modo, ognuno per la propria parte, di far convivere la tutela ambientale, con la sana produzione industriale e la difesa e mantenimento dei posti di lavoro. Il segretario Regionale del PCI, Oreste Della Posta, è stato presente alla manifestazione degli operai della Cartiera Reno De Medici che si è tenuta ieri mattina davanti ai cancelli del Cosilam. “ I comunisti esprimono solidarietà ai lavoratori in quanto una crisi occupazionale, – dichiara Oreste della Posta – che già devasta la nostra provincia, mette a rischio 160 lavoratori che lavorano direttamente con la cartiera Reno dei Medici. Dal punto di vista tecnico la Procura concede solo 10 giorni per risolvere i problemi legati al depuratore mentre la proprietà ha già detto che praticamente faranno una serrata. Per evitare questo chiediamo immediatamente alla Procura e ai giudici che se ne stanno occupando che facciano una proroga per permettere all’azienda di riaprire e fare i dovuti investimenti sul depuratore.

Il nostro territorio non può permettersi di perdere ulteriori 300 posti di lavori, (indotto incluso) quindi noi stiamo da una sola parte: ovvero quella dei lavoratori e riteniamo che praticamente tutte la soluzione di questa vertenza debbano partire con degli investimenti pubblici della regione Lazio per la tutela dell’ambiente. In pratica si deve essere in grado di coniugare ambiente con lavoro. Credo che si possa fare se ci sarà un immediato intervento pubblico e quindi chiediamo ai giudici del Tribunale di Cassino di sbloccare questa situazione con una proroga temporanea e nel frattempo attivare gli strumenti pubblici per la difesa dell’ambiente.”. Comitato regionale del Lazio

Partito Comunista Italiano