“Porto in scena un Pirandello di grande attualità”

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Abbiamo incontrato Enrico Lo Verso, reduce dal grande successo di “Michelangelo. Infinito”, in occasione della rappresentazione di “Uno, Nessuno, Centomila”di Felicia Caggianelli

Da dodici anni non saliva sul palcoscenico teatrale. E’ tornato ad esibirsi davanti al pubblico con “Uno, Nessuno, Centomila”, il capolavoro di Luigi Pirandello, ottenendo ampi consensi nel tour che stava portando in giro per la penisola. Enrico Lo Verso non ha però trascorso gli ultimi due lustri a contemplare la natura, è stato protagonista di serie televisive dai grandi ascolti e di film che al cinema hanno sbancato il botteghino. Come la recente produzione di Sky che ha visto l’attore siciliano interpretare il ruolo del protagonista in “Michelangelo. Infinito”. Sempre sulla piattaforma satellitare Enrico Lo Verso era stato tra gli attori di “Raffaello. Il principe delle arti in 3D”, recitando nei panni di Giovanni Santi, pellicola prodotta in collaborazione con i Musei Vaticani. Dopo tanta gavetta da giovane a teatro, la carriere di Lo Verso ebbe la svolta nel 1991 quando il regista statunitense Michael Lehmann lo scelse per il film “Hudson Hawk – Il mago del furto”, al fianco di Bruce Willis. Un anno dopo fu scelto per il ruolo del carabiniere Antonio nel celebre film “Il ladro di bambini”, un posto inizialmente scelto Antonio Banderas, all’epoca ancora poco conosciuto. Lo Verso avrebbe soltanto dovuto doppiarlo, ma il regista Amelio rimase colpito dall’attore siciliano al punto di decidere di affidargli l’intera parte, e di sceglierlo come protagonista per altri due suoi film, “Lamerica” nel 1994) e “Così ridevano” nel 1998. Da allora è stata una scalata. Lo abbiamo incontrato al teatro Ghione di Roma dove la sua rappresentazione pirandelliana ha entusiasmato il folto pubblico ogni sera.

Uno, nessuno, centomila è il romanzo di Pirandello che più unisce amarezza ed ironia. Come si è avvicinato a questo testo considerato da molti un vero totem?

“Mi sono avvicinato con l’intento di divertirmi lavorando ad un testo scritto bene. E’ stato amore a prima vista. E’ una rappresentazione che permette al pubblico di riflettere, il Vitangelo Moscarda, protagonista della commedia. che interpreto diventa uomo di oggi, di ieri, di domani. Ed il testo diventa critica di una società che oggi, come cento anni fa quando fu concepito, tende alla partecipazione di massa a svantaggio della specificità dell’individuo. Mi piace molto quest’opera”.

Enrico Lo Verso col nostro vice direttore Felicia Caggianelli durante l’intervista

Ad ottanta anni dalla morte di Pirandello possiamo dunque affermare che questa rappresentazione fotografa la solitudine dell’animo umano anche in un mondo di social e condivisioni?

“E’ un testo molto attuale. Sembra essere stato scritto oggi per ridicolizzare un mondo che vive spesso solo per veicolare immagini emozioni. Pirandello lanciò un messaggio universale, univoco, perenne. Ovvero la ricerca della propria essenza dentro la giungla quotidiana di omologazioni. La voglia di arrivare in fondo ed assaporare la vita, quella autentica, oltre le imposizioni sociali dei ruoli. La paura di essere soli, fuori dal grido sociale della massa. Una critica volta ad un finale positivo, la scoperta per ognuno di essere stessi, dentro la propria bellezza. Abbiamo pensato che celebrare l’anniversario con questa rappresentazione fosse il modo più bello”.

Lei ha iniziato da giovanissimo a recitare a teatro. Ha sempre voluto fare l’attore o da piccolo sognava di fare altro?

“Decisi quando avevo otto anni che volevo calcare il palcoscenico. La mia prima rappresentazione fu quando avevo 16 anni. Sin da giovanissimo ho frequentato corsi di teatro, fino ad approdare al Centro sperimentale di cinematografia e all’Istituto nazionale del dramma antico. Grazie a questi studi, ho potuto recitare in diverse produzioni teatrali. Volevo fare l’attore”.

Cinema, televisione, teatro, dovendo scegliere quale è il vero amore artistico di Enrico Lo Verso?

“Le cose fatte bene, non mi interessa il mezzo, è importante avere sempre il massimo rispetto del pubblico. Non sono mai stato orientato dalla gratificazione che regala il successo. Non mi emoziona il tappeto di rosso di Cannes, ma declamare bene una battuta. Non amo i complimenti, anzi, quando me li fanno non ci credo mai. Sono corazzato, per me, semplicemente, non è importante”.

Michelangelo Infinito, il film di Sky ha ottenuto ampi consensi di pubblico e critica. Se lo aspettava quando ha accettato l’impegnativo ruolo?

“Sinceramente non me lo aspettavo.  Sapevo come lavora la produzione di Sky avendo partecipato al film su Raffaello. E stato un successo enorme, sono felice, anche se è costato molta fatica.  Come ho avuto modo di dire, Michelangelo è stato il ruolo più difficile della mia carriera, ogni volta mi stupivo di avercela fatta, ogni giorno di riprese mi chiedevo se ce l’avrei fatta. Ci sono riuscito solo perché ho deciso di vivere alla giornata, senza farmi schiacciare da ciò che rimaneva da fare. Continuando, anche lì, a vivere spensieratamente questo gioco bellissimo. Non riuscirei a lavorare in altro modo, è l’unica maniera in cui posso fare, ad esempio, Uno, nessuno e centomila. Interpreto tanti personaggi, alcuni li faccio contemporaneamente, con il viso sono uno e con le mani un altro. E lì mi entusiasmo, sento tutta la follia di ciò che sto facendo. E non c’è nulla di più bello”.

Cosa consiglierebbe ad un giovane che vuole diventare attore?

“Di arricchirsi ogni giorno culturalmente, di studiare sempre, di approfondire. Nulla si improvvisa senza cultura”.