Pillole amare: redditi di fame e redditi di espulsione

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Downtown Roma

di Angelo Alfani

La certezza che i miserabili siano in aumento esponenziale è del tutto evidente a chiunque prenda i mezzi pubblici, abbia opportunità di transitare alle Poste nel giorno in cui avviene il pagamento della pensione, in quelli di Equitalia o della Tari. Tralasciando di parlare delle file ai servizi sociali, a quelle per Energia e gas e o per l’Acea. Qualora volessimo ostinarci a tenere gli occhi chiusi le tabelle pubblicate da Eurostar, ci costringerebbero a spalancarli.

Cosa confermano queste tabelle? Che il divario tra chi ha redditi più alti e chi non ce la fa proprio ad arrivare alla fine del mese si allarga sempre più: il decile più povero della popolazione nel 2016 poteva contare infatti appena sull’1,8% dei redditi.

Complessivamente quasi un quarto (il 24,4%) del reddito complessivo era percepito da appena il 10% della popolazione. Rispetto al 2008, anno nel quale è iniziata la crisi, il decile più benestante ha accresciuto la sua quota di reddito (era il 23,8%) mentre quello più povero ha registrato un crollo (era il 2,6%).

Reddito di espulsione

Da alcune settimane è in corso l’ennesimo esperimento per trovare definitiva soluzione al problema della chiusura, il potere lo definisce superamento, dei campi rom che circondano le altrimenti ubertose, pacifiche e ben ordinate periferie romane.

L’esperimento scientifico ha avuto inizio, dopo assegnazione del solito bando, in un campo rom della periferia sud, non distante dall’aeroporto di Ciampino. Campo tra i più conosciuti, filmati e battuti dai giornalisti da scoop, ritenuto una location ideale per ogni servizio documentaristico atto a smuovere le panze dei cittadini. Col coordinamento della Croce Rossa, appaltatrice dell’intervento, si prova a chiuderlo trovando soluzioni abitative normali per i circa 406 occupanti (per metà minorenni) ed anche un lavoro. Il piano rientra nell’intendimento dei cinque stelle romaneschi di ottemperare alla loro delibera del 2017, approvata e sbandierata su ogni mezzo di stampa, di chiudere definitivamente questo campo rom. A quanto è dato sapere, eccetto chi volontariamente ha sloggiato, per i nuclei restanti non si è cavato un ragno dal buco. Come sempre le soluzioni a problematiche serie abbisognano di soluzioni serie. Le improvvisazioni, accompagnate da disistima nei confronti dei soggetti interessati, non fanno che peggiorare la situazione.

Ora la covata romanesca di Grillo e Casaleggio sta pensando ad un’altra di soluzione per smantellare i campi fatiscenti. Si è preso come corpo su cui fare esperimenti il Camping River sulla Tiberina che, a detta delle Autorità medesime, sarebbe dovuto essere esempio di buona gestione, in discontinuità col passato. E’ avvenuto il contrario, e non poteva essere altrimenti. La preannunciata delibera del Comune sui 1000 euro per il rimpatrio assistito (per ogni adulto fino ad un massimo di 3000 euro a famiglia) in pratica amplierebbe il ventaglio dei beneficiari anche ai cittadini europei comunitari (esempio romeni e bulgari -rom-) che “infestano” la altrimenti splendida Città Eterna. La giunta capitolina ha in essere di copiare la O.I.M. (organizzazione internazionale per le migrazioni) che, in accordo col Ministero dell’interno, si è data la mission di rimpatriare i migranti non comunitari con un aiuto di circa 400 euro per le spese di rimpatrio più 1600 euro in materiali per avviare nel paese di origine un’attività di sostegno.

Si ipotizza anche un unico e più sostanzioso assegno con incluso biglietto di viaggio. Di sola andata si intende.

In attesa del reddito di cittadinanza o di inclusione, si prova quello di espulsione.