LE FUNZIONI DEL SINTOMO

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masinQuando una persona sta male il pensiero va subito a togliere il dolore, sia fisico che mentale. Quando si ha la febbre alta, senza altri sintomi, si pensa subito ad assumere il farmaco per far scendere la temperatura; se poi la febbre si alza ancora, allora si ipotizza che ci sia un’infezione per cui la febbre diventa il modo che il corpo ha di comunicare l’infezione.
La febbre è una difesa dell’organismo. Così funziona anche per i sintomi psicologici. Se noi pensiamo all’individuo come elemento inserito in un sistema, allora il sintomo diventa il simbolo di quel sistema. Spiego. L’individuo è sempre inserito in un sistema che può essere il sistema-famiglia, il sistema-coppia, il sistema-gruppodilavoro, il sistema-amici, ecc. e tutti questi sistemi sono comunicanti tra loro ma anche divisi.
Nel sistema sono importanti le relazioni tra i vari elementi e i comportamenti che ne risultano. Per questo motivo una persona si comporta in modo diverso a seconda di dove è inserito e a seconda delle relazioni che intrattiene tra gli elementi dello stesso sistema.

Si parla anche di sistema-persona: anche l’individuo è un sistema, un continuum mente-corpo. Considerando quanto detto, facciamo un esempio per capire meglio quali sono i vari significati del sintomo. Una persona sviluppa un sintomo, per esempio, un attacco di panico (A.P.). Dal punto di vista della “teoria dei sistemi”, l’A.P. deve essere visto sia dal punto di vista famigliare, sia individuale. In uno studio italiano si evidenziava che l’A.P. si manifesta in molti casi in cui una persona percepisce che sta per affrontare un cambiamento importante nella sua vita. Pensiamo ad una persona consapevole che il suo matrimonio sta finendo e manifesta un A.P.

In questo caso la manifestazione del sintomo è una comunicazione non verbale poiché esprime un grande malessere interno personale, sia famigliare.
Il sintomo, però, ha anche un’altra grande funzione: quella di spostare l’attenzione dal malessere del sistema-coppia al malessere della persona (il portatore del sintomo). Quindi, il sintomo, diventa funzionale per mantenere l’equilibrio e l’omeostasi della coppia. In questo caso difficilmente la persona inizia un percorso di psicoterapia e, se lo inizia, tende ad interrompere nel momento in cui capisce che il sintomo è una copertura e ha la sua funzione.
Il sintomo, infine, può diventare difensivo di un equilibrio interno. Un Attacco di Panico o un qualsiasi altro sintomo (disturbo alimentare, disturbo ossessivo-compulsivo, ecc.) può difendere il sistema individuo quando la persona ha subito un trauma (in prima o in terza persona) e ha paura di rievocarlo e di elaborarlo o addirittura sembra averlo dimenticato. Spesso capitano persone che iniziano a manifestare un sintomo dopo anni dalla guarigione di un cancro (o dopo anni di un abuso); in questo caso la persona non lega il sintomo all’evento traumatico; il legame affiora nel racconto della propria storia.
Quando una persona inizia un percorso di psicoterapia e riporta un sintomo, è importante che lo psicoterapeuta osservi la persona in modo tridimensionale: all’interno della sua famiglia d’origine, all’interno della sua famiglia nucleare e nella sua economia personale.
È importante anche che lo psicoterapeuta si chieda:
“Perché la persona ha sviluppato proprio quel sintomo anziché un altro?”.
“Qual’è la funzione del sintomo?”.
“Cosa può succedere se il sintomo viene “eliminato”?”.
“Conviene che il sintomo venga eliminato?”.

Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta
www.psicoterapeutamasin.it
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