COVID 19 E MIOCARDITI

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In era Covid 19, specie nella prima fase, ossia quella più devastante i polmoni, si è spesso parlato di complicanze cardiache quali soprattutto le miocarditi e le pericarditi.

miocarditi
Dottor Professor
Aldo Ercoli

E’ questo un tema su cui voglio ritornare, in particolare riguardo le miocarditi, per approfondirle nei dettagli. I casi registrati in questi due ultimi anni non sono stati in verità numerosi. Comunque è molto difficile quantificarli. La polemica è nata sul vaccino somministrato quale terapia profilattica (fino a tre dosi e/o booster) da parte specie di no-vax.

Di contro i sostenitori del vaccino specifico hanno imputato al Coronavirus 19 la miocardite e che quindi il vaccino abbia salvaguardato il soggetto dall’infezione. La “querelle” non è di poco conto anche perché in alcuni paesi sono in corso cause medico legali legate al rimborso economico nei vaccinati. Chi ha ragione e chi a torto?

La cardiologia fa chiarezza sulle miocardite, patologie infiammatorie del miocardio le cui diagnosi certa è basata sulle miocarditi, patologie infiammatorie del miocardio le cui diagnosi certa è basata sulle dimostrazioni istologiche (biopsia) di un infiltrato infiammatorio associato a necrosi dei miociti (cellule muscolari cardiache). Nella stragrande maggioranza dei casi la miocardite è dovuta ad un infezione virale e alla reazione immunomediata che ne consegue. Meno frequentemente è dovuta ad infezioni batteriche o parassitarie, a malattie autoimmuni, all’esposizione a sostanze tossiche o farmaci.

E’ notevole nelle miocarditi la variabilità clinica da soggetto a soggetto. Si va da forme senza sintomi subcliniche con completo recupero funzionale a forme gravissime fulminanti, con shock cardiogeno, scompenso cardiaco acuto. Talora è necessario un trapianto cardiaco. Nelle maggior parti dei casi il quadro clinico è quello di una semplice forma influenzale con febbre, dolori ossei e muscolari, astenia, sintomi respiratori a carico delle vie aeree superiori. Più raramente vi è dolore toracico (si deve sospettare una pericardite), dispnea (un interessamento dei polmoni), palpitazioni.

A mio parere sia il Covid 19 (come tanti altri virus) che il vaccino RNA possono provocare la patologia che, seppur molto rara, è stata riscontrata nei giovani maschi vaccinati. In un quadro clinico con febbre, tachicardia, indebolimento del primo tono (T1) ho sempre richiesto ed eseguito (sono vaccinato) un esame elettrocardiografico. Il sospetto di miocardite è stato avvalorato da alterazioni transitorie del tratto ST e dell’’onda T. Solo in casi gravi ho richiesto il ricovero ospedaliero per un esame ecocardiografico (riduzione delle funzioni del ventricolo sinistro e/o versamento pericardio), Rx torace (cardiomegalia), esami, strumentali quali CK-MB aumentata in assenza di infarto acuto del miocardio. Credo che nella miocardite virale il meccanismo immunologico sia il fattore più importante(ciò spiega l’estrema variabilità clinica). Il nuovo ospite virale comporta modificazioni della superficie cellulare o alla formazione di un nuovo antigene virus – correlato. Talvolta, come già detto, il processo infiammatorio può interessare anche il pericardio. Anche se è difficile da stabilire con certezza sono del parere che un paziente con cardiomiopatia dilatativa idiopatica (non se ne conosce l’origine) abbia avuto in passato una precedente miocardite virale.

Nel Covid-19 non mi sono mai ottenuto alla regola “tachipirina e vigile attesa”. Ho sempre utilizzato in prima battuta gli antinfiammatorio (assieme ad altri farmaci). Nel caso specifico di un soggetto tachicardico, con abbassamento dei valori di pressione arteriosa, toni parafonici noi cardiologi ricorriamo ad una terapia con Fans a forti dosi. Ciò nel sospetto che vi sia una mio- pericardite. Gli antivirali sono molti utili nelle aritmie ventricolari e nelle bradicardia dovuti a blocchi atrio – ventricolari avanzati (Mobitz 1 e specie Mobitz 2) Questi sono dati di fatto, non opinioni.