Cerveteri – Ladispoli, il derby dei profughi

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Solo tre mesi fa scrivevamo che Cerveteri e Ladispoli sono distanti appena una manciata di km, ma sono vicine per la storia millenaria del territorio che fu la culla della antica civiltà Etrusca. Ed aggiungemmo che politicamente invece sono agli antipodi, avendo Cerveteri alla guida del comune le liste civiche di Centro sinistra e Ladispoli una coalizione di Centro destra. Questa distanza è diventata incolmabile in questi giorni, scavando un solco probabilmente definitivo. Nelle pagine interne leggerete le notizie riguardanti il progetto che prevede che sia anche il nostro litorale a dare accoglienza ai profughi, la posizione de L’Ortica è sempre stata molto chiara. Razzismo e xenofobia non c’entrano nulla, il nostro territorio già scoppia di residenti, disoccupazione e famiglie sull’orlo della sopravvivenza. Di tutto abbiamo bisogno, meno che di ondate di disperati che andrebbero solo ad ingolfare i servizi di assistenza sociale di Cerveteri e Ladispoli che non hanno più risorse per aiutare i meno abbienti. Un concetto che però non vede unite le due città che si preparano ad intraprendere strade opposte, per non dire un derby, che molto presto potrebbero anche andare a collidere. Accade infatti che, mentre il sindaco Grando ha detto a chiare note che Ladispoli si opporrà in ogni modo all’arrivo dei profughi a Ladispoli, il suo collega Pascucci ha annunciato che il comune ha già aderito al progetto Sprar, accettando che i migranti siano spediti a Cerveteri. Posizioni lontane anni luce, un modo di intendere la politica all’opposto, fiducioso Pascucci che il Governo mantenga le promesse ed i profughi siano poche centinaia, scettico Grando e con lui una larga parte della cittadinanza che ha buona memoria. Chi ha qualche capello bianco, ricorda infatti cosa accadde negli anni ottanta quando furono sbarcati nottetempo a Ladispoli centinaia di profughi dell’allora est europeo comunista. Con la promessa che sarebbero stati solo di passaggio prima di partire per gli Stati Uniti. In realtà 8.000 tra russi e polacchi da Ladispoli non se ne andarono mai, esplosero tensioni sociali arrivate fino alle telecamere dell’allora programma Rai “Samarcanda”, l’immagine della città fu massacrata a livello nazionale. Questa città, che ospita 60 etnie diverse ormai integrate, ha già dato dal punto di vista della multi etnicità, il dazio al fenomeno globale delle migrazioni Ladispoli lo ha già pagato. Siamo dell’idea che il sindaco Pascucci si stia prendendo una grossa responsabilità nell’aprire le porte ai profughi, poco convincenti appaiono le giustificazioni secondo cui “meglio prendersene 100 oggi che 1.000 domani”. Un comune, se vuole, può sbarrare in tanti modi democratici le porte della città, consapevole di avere al fianco quasi tutta la popolazione. Un atteggiamento che siamo certi vorrà adottare l’amministrazione di Ladispoli, votata dalla maggioranza della popolazione che non vuole che la propria città, dietro la bella parola centro di accoglienza, sia trasformata in un campo profughi. E chi avesse dubbi, è invitato ad andare a parlare con i residenti di Guidonia in questi giorni.