ALLUVIONE ROMAGNA, QUANDO LA TRANSIZIONE ECO-DIGITALE UCCIDE

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MANCA LA CORRENTE E UN UOMO MUORE INTRAPPOLATO NELLA SUA CASA IPERTECNOLOGICA. MACCHINE ELETTRICHE E IBRIDE IN QUARANTENA. SCOPPIA UN INCENDIO DENTRO UN AUTO SALONE.

di Maurizio Martucci

Il dramma dell’Emilia Romagna ci fornisce un dato inquietante, da non sottovalutare in ottica Smart City: la transizione digitale uccide, la transizione digitale fa fuoco e fiamme ed è pronta ad esplodere, a scoppiare. I fatti sono avvenuti entrambi a Ravenna e provincia. E mettono davvero paura, se si pensa che nella Gigabit Society tutto dovrebbe essere gestito con le tecnologie di ultima generazione.

Il primo fatto, è il dramma di una delle 17 vittime del disastro idrogeologico, ha visto un uomo rimare letteralmente intrappolato all’interno della propria tecno-gabbia, trovato morto per annegamento dentro la sua casa domotica, hitech e iperconnessa, bloccate porta, finestre e persiane per assenza di elettricità.

La seconda notizia invece arriva dalla stessa amministrazione comunale ravennate: con un’ordinanza del sindaco, sono state messe in quarantena tutte le automobili elettriche e ibride della transizione ecologica rimaste sommerse dall’acqua, scoppiato un incendio dentro un auto salone.

I due fatti, legati al disastro romagnolo, hanno la forza di portare in evidenza limiti e pericoli della transizione digitale, sottovalutata, poco conosciuta, dall’opinione pubblica ignorata, distratta su temi che vanno per la maggiore come vaccini e conflitto russo-ucraino. In questi ultimi anni le nostre città stanno vivendo un vero e proprio smembramento del manto stradale.

Con l’arrivo della fibra fino all’uscio di casa, le antennine 5G copriranno l’ultimo miglio per irradiare col wireless l’abitazione domotica (smart saranno gli elettrodomestici, frigorifero, lavatrice, televisore, ma pure porte e finestre) preannunciata in maniera visionaria già dall’ex ministro Vittorio Colao in una discussa intervista del 2018 in cui – visualizzando una vita digitale, tra l’altro – parlò anche di poter “iniettare e rilascio di sostanze mediche da remoto” tramite l’Internet delle cose: “serrature delle porte che diventeranno elettriche (…) aprendo le finestre, chiudere le finestre – disse riferendosi alla casa domotica – lo stesso si applicherò alle entrate, ci sarà un riconoscimento facciale… chi deve entrare entra, altrimenti resta fuori“.

Ecco, pace all’anima sua, ma la fine del topo in gabbia l’ha fatta davvero Giamberto Pavani, morto intrappolato nella sua casa tecnologica di Castel Bolognese, per colpa di quelle stesso porte e finestre controllabili da remoto che, all’improvviso, sparita l’elettricità sono state per lui fatali. E poi c’è il caso delle cosiddette auto-green, noto come dal 2035 si bloccherà in Europa la produzione di quelle a benzina e diesel in onore della sostenibilità nell’Agenda 2030. Le ibride, ma soprattutto le auto-elettriche, esattamente come i monopattini elettrici prendono fuoco, si infiammano, sono soggetti ad esplosioni. Tesla del transumanista Elon Musk ne sa qualcosa, ma pure i ‘traditi’ proprietari delle sue futuribili auto autoinfiammanti. E non ci vuole poi tanto per capire come l’acqua non vada poi tanto d’accordo con l’elettricità.

Da qui la disarmante semplificazione sostenuta dal saggista Costantino Ragusa: “Gli sviluppi tecnologici trasformano il potere in una gestione totale della vita. La Grande Trasformazione accelerata dalla dichiarata emergenza pandemica e rafforzata ora dall’emergenza climatica penetra ogni ambito e dimensione della nostra esistenza “.

Impossessarsi di tutto vuol dire finire nella disumanizzazione, nella digitalizzazione dell’esistenza nell’avanzata del nuovo paradigma tecnologico della Quarta Rivoluzione Industriale, la più tirannica, tecnocratica e totalitaria delle distopie mai contemplate nella storia dell’umanità.