La leggenda della località Cento Corvi

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leggenda cento corvi
immagine di un uomo in mezzo ai campi

Forse non sai che…

Faustino era un contadino.
Nell’immensa pianura consumata dal sole, Faustino dissodava il suo campo. Dentro una sgangherata carriola, faticosamente adagiava grosse pietre imbiancate dal tempo, di cui il terreno abbondava; quindi, stringendo con le mani callose le corde del primordiale mezzo di trasporto, tirava a mo’ di asino paziente, la pesante carriola fino ai confini del campo dove stava allestendo una bassa macera.

Nell’immensa pianura consumata dal sole, né un pigolare di vento, né un palpito umano: soltanto campi stopposi da dissodare, un dirupo casale nerastro in lontananza, una quercia di maremma possente nel campo confinante con quello di Faustino. Solo sole e arsura. E un enorme falco pellegrino a roteare nel cielo. La località non aveva neanche un nome!

Lavorava nel campo Faustino quel giorno in cui la volta celeste si tinse crudelmente di nero e cominciò a grandinare. Chicchi freddi e irruenti – duri come pallini di fucile – imbiancarono in men che non si dica, la rarefatta pianura, costringendo il contadino ad una precipitosa fuga.

Con la logora bisaccia stretta tra le mani, Faustino trovò sicuro riparo sotto i rami della possente quercia di maremma. Seduto, appoggiate le spalle al tronco rugoso, aspettò con pazienza che la bufera terminasse la sua ira. Sembrava non finire mai, annoiato, levò dalla bisaccia le tre castagne lesse e il tozzo di pane duro che erano il suo pranzo, iniziando a mangiare.

Distrattamente, attirato da uno strano e inconsueto tramestio proveniente dall’alto, Faustino alzò lo sguardo verso le fitte foglie della quercia e cosa vide? Un nugolo impressionante di corvi sorpresi anch’essi dall’irosa grandinata, avevano trovato rifugio tra i rami del grande albero. Terminato il povero pasto (non così la bufera) il contadino per ammazzare il tedio che lentamente lo stava avviluppando, iniziò a contarli: “uno, due, dieci, venti, cinquanta, settanta…cento”. Ecco: erano cento i neri corvi appollaiati tra i rami della quercia!

Com’era giunta, la bufera se ne andò e Faustino finalmente ritornò al paese. Prima di rincasare il contadino fece sosta alla solita fraschetta per rincuorarsi e ravvivare l’umore con un buon bicchiere di vino rosso. Entrò, affaticato dalla lunga camminata per raggiungere il borgo, sedendosi sulla ruvida panca ordinò un bicchiere di rosso e, girandosi verso i quattro avventori che con lui cercavano nel vino il sostegno per i loro affanni, iniziò a raccontare dell’irosa bufera che lo aveva sorpreso a lavoro e di quei neri cento corvi chiotti tra i rami della grande quercia… da quel giorno, e fino ad oggi, e ancora, quel luogo è simbolicamente nominato “Cento Corvi”.