LA CULTURA DEVE ESSERE LIBERA, COME L’UOMO

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EMBLEMATICO A BERLINO IL MONUMENTO “TORRE DEI LIBRI” IN RICORDO DEL ROGO COMPIUTO DURANTE IL NAZISMO.

Un’idea geniale, il trionfo della cultura. Una meraviglia dal significato immenso che purtroppo dal 2019 non c’è più, sostituita da un’apertura di vetro sulla piazza dove si vede una stanza della biblioteca con gli scaffali vuoti. Uno scenario di grande intensità… il vuoto. Ciò che resta quando la cultura viene negata.

Il dittatore la prima cosa che toglie di mezzo è la cultura. Ricordo il monumento proprio questa settimana che nel mondo si celebra la lettura come strumento di libertà, la si celebra nelle librerie, in strada, ne sottolineano l’importanza le Istituzioni. Le stesse che impediscono l’ingresso nei centri culturali se non muniti di certificazione.
Il rogo dei libri di Berlino segnò l’inizio della censura nazista. Nella piazza di Bebelplatz il monumento. L’enorme pila di libri era stata collocata in strada a dimostrare che la cultura è di tutti e tutti rende uguali.

«La storia narra che durante la Seconda Guerra Mondiale, il regime nazista di Hitler organizzò numerosi roghi di libri. Erano volumi scritti da ebrei, da dissidenti e da tutti coloro che erano contrari all’ideologia del Reich. Tutto ciò nel grande piano del dittatore di rendere grande la Germania, depurandola da tutto ciò che non era di razza ariana. Un progetto che si concluse con il tragico epilogo dell’Olocausto. In onore di questi libri e di ciò che simboleggiavano e che simboleggiano tutt’oggi, è stato costruito la torre di libri a Berlino, in Bebelplatz. Un monumento in ricordo del rogo del 1933, anno in cui Adolf Hitler andò al potere in Germania venendo nominato cancelliere. Iniziò così il periodo più buio della storia europea: lo sterminio degli ebrei, ma anche zingari, omosessuali e tutti coloro che si opponevano politicamente e intellettualmente al regime. E prima che tutto ciò accadesse, nel 1933 appunto, nelle piazze delle più importanti città (Berlino, Dresda, Lipsia e Monaco di Baviera) avvennero i roghi di tutti i libri che andavano contro lo spirito del regime. Al fuoco, quale simbolo di una depurazione, furono gettati i volumi ritenuti pericolosi. Da Karl Marx e Heinrich Mann a libri di autori ebrei come Albert Einstein e Stefan Zweig, di autori stranieri considerati corruttori come Hemingway e Jack London. Al via la Censura.

Il rogo più importante per il regime fu quello che si svolse a Berlino il 10 maggio 1993 in quella che allora era la Opernplatz, e oggi si chiama piazza Bebelplatz: bruciarono circa 25.000 libri. In questa piazza l’imponente monumento “Torre dei libri”, venne installato nel 2006 durante i Mondiali di calcio e poi smantellato. Una serie di libri disposti l’uno sull’altro che riportano i nomi di alcuni degli autori i quali hanno visto le loro opere distrutte nei roghi. Attualmente al suo posto si trova l’opera permanente dell’artista israeliano Micha Ullman: un pannello trasparente sulla superficie della piazza, che lascia vedere una stanza con una libreria vuota.

«Questi monumenti sono importanti per non dimenticare ciò che la sete di potere ha causato durante il Terzo Reich. Il rogo dei libri e la censura sono infatti evidenti mezzi di propaganda che servirono al regime per plagiare le menti ed evitare la formazione di ulteriori menti dissidenti. Queste opere d’arte ricordano che la cultura deve essere libera, così come l’uomo». Alice Sacchi