IL MIELOMA MULTIPLO? IMPAZZIMENTO DELLE PLASMACELLULE

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mieloma

All’esame elettroforetico del sangue (protidogramma elettroforetico) non è raro da riscontrare una “gammopatia monoclonale” a carico della componente gamma delle globuline.

tiroide
Dottor Professor
Aldo Ercoli

Ci dobbiamo preoccupare? Il mieloma multiplo è un tumore che si manifesta con una proliferazione di plasmacellule che sono lo stato terminale della mutazione dei linfociti B (ossia quelli “borsa dipendente” che producono anticorpi). Il mieloma multiplo è una proliferazione maligna di plasmacellule, prodotte dal midollo osseo. Vengono diagnosticatI circa 20.000 nuovi casi ogni anno. La caratteristica dell’eccesso di plasmacellule è la produzione di immunoglobuline, o loro frammenti, di cellule anomale, da un clone anomalo di plasmacellule capace di mettere nel circolo sanguigno molecole immunoglobuliniche intatte, a catene leggera oppure pesante.

 

MIELOMA MULTIPLO

Come rintracciarle? Nel siero (protidogramma elettroforetico) oppure nelle urine (si tratta generalmente di catene leggere tipo proteinuria di Bence –jones). Nella maggior parte dei mielomi le cellule neoplastiche producono una grande quantità di un solo anticorpo chiamato componente monoclonale (mieloma). In media l’insorgenza della malattia è oltre i 60 anni. Negli ultimi anni, si sta assistendo ad un aumento di casi diagnostici in pazienti giovani.

L’eziologia? E’ sconosciuta. In alcuni casi è possibile che sia imputabile ad una stimolazione antigenica ripetuta e prolungata.

Come possiamo distinguere le varie forme cliniche di mieloma? In passato si prendeva in considerazione soprattutto la forma più frequente: il mieloma multiplo secernente. Qui le plasmacellule producono un anticorpo monoclonale completo (IgG o IgA) che si ritrova in grande quantità nel siero del paziente. La produzione di paraproteine determina anche il mieloma micromolecolare, in cui le plasmacellule producono solamente porzioni di immunoglobuline a catene leggere, oppure vi è ancora un mieloma non secernente (le plasmacellule non sono in grado di produrre immunoglobuline, anche se possono determinare delle conseguenze dovute alla loro proliferazione neoplastica).

Quali sono le manifestazioni cliniche? Sono in relazione all’espansione del tumore, ad azione locale ed a distanza delle sostanze prodotte da lui stesso. Dipende anche dalla risposta individuale soggettiva. In circa il 70% dei pazienti accusa un dolore osseo che, normalmente, coinvolge il dorso e le costole, sempre aggravato dal movimento e miglioramento del riposo. E’ dovuto a lesioni ossee litiche (distruttive), multiple, di rado vi è una risposta osteoblastica. E’ per questo motivo che le radiografie sono più utili, lo sono meno le scintigrafie ossee. Vi è ipercalcemia (citochine stimolanti gli osteoclasti) con mobilizzazione del calcio). Vi è poi una diminuzione delle gammaglobuline (diminuzione della sintesi ed aumento catabolico delle immunoglobuline). Ciò comporta, di conseguenza, una maggiore suscettibilità alla infezioni batteriche: pneumococco, Klebsella pneumoniae, staphylococcus aureus, a livello polmonare; escherichia coli ed altri patogeni Gram – negativi a livello delle vie urinarie. L’insufficienza renale cronica, dovuta a genesi multifattoriale, si presenta nel 25% dei pazienti (soprattutto dovuta all’ipercalcemia, all’infezione ed agli effetti tossici da catene leggere). L’iperviscosità e le crioglobuline possono provocare sintomi neurologici. L’eritropoiesi porta all’anemia nel ben 80% dei casi.

Come sospettare il mieloma? Sulla presenza nel siero e nelle urine di una componente M, depressione delle immunoglobuline policlonali, plasmacitosi midollare con anomalie morfologiche, lesioni osteolitiche (le B2 microglobuline sono aumentate). Il consiglio nelle forme sospette asintomatiche con presenze di una banda stretta in zona gamma al protidogramma è quello di prescrivere una ricerca della proteina di Bence – Jones nelle urine delle 24 ore oppure di prescrivere una semplice radiografia ossea ove il paziente avverte il dolore.

Qual è la terapia? Nel 10% dei pazienti la malattia ha una progressione assai lenta, tanto da non richiedere alcun trattamento (almeno fino a che livelli di proteine non superino i 50 g/l oppure compaiono lesioni ossee progressive). Attualmente la terapia è stata modificata grazie alla disponibilità di nuovi farmaci biologici che non sono citotossici e sono in grado di modificare la storia naturale della malattia. Vi sono pazienti, idonei al trapianto eutologo (età, assenza di comorbilità) e pazienti non idonei. Questo nelle forme medio severe.