Dolori articolari? Occhio all’acido urico!

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Infiammazioni e uricemia: una relazione pericolosa. Cosa fare?

Monique Bert – Naturopata

Può capitare che, pur seguendo scrupolosamente una dieta perfetta a basso contenuto di zuccheri, senza farine e latticini, pur avendo raggiunto un peso forma invidiabile e la tiroide sia ben compensata, persistano i dolori articolari. Perché? “Potremmo avere un rapporto insalubre anche se apparentemente del tutto normale con l’acido urico. Un problema molto sottovalutato, a volte ignorato, dalla medicina ufficiale, soprattutto nel legame con le tiroiditi” risponde la naturopata Monica Bertoletti, Naturalmente sani, alias Monique Bert, ideatrice del gruppo Fb Medicina Evolutiva, Naturopatia e Detox e coautrice Tiroide Approccio Evolutivo, gruppo fb creato dal dr Andrea Luchi.

I LIVELLI OTTIMALI SONO “RELATIVI”

“L’acido urico – spiega la naturopata – è un inquinante acido del nostro terreno biologico che, quando supera un certo livello, si configura come stato iperuricemico ed è in grado di peggiorare la funzionalità cardiaca, renale, innalza la pressione sanguigna, è coinvolto nella genesi del diabete e porta anche ad una particolar forma artrosica: l’artrosi uricemica.

Anche quando è nel range previsto dagli asterischi in realtà potrebbe essercene una discreta quantità depositata al livello delle articolazioni. E comunque il valore è variabile a seconda del sesso e dell’età.Un minimo di acido urico ci dice che il fegato svolge il suo compito di degradazione delle cellule poco vitali e che è in grado di attuare processi digestivi. Ciò significa che la sua permanenza entro certi limiti, ridotti e fisiologici, va bene, ma è necessario e giusto cercare di mantenerlo verso il limite più basso dei valori di riferimento, soprattutto se soffriamo di dolori articolari e abbiamo una tiroide ipofunzionante. Questo perché l’attività epatica alterata, insieme a un intestino permeabile e al nostro stile di vita troppo ricco di alcool e proteine, potrebbe aver causato un accumulo infra articolare di questa sostanza, facendoci sentire i famigerati dolori articolari, che altro non sono che il frutto di un’intelligenza corporea che tenta di stoccare tossine pericolose in distretti lontani dagli organi nobili.

L’ACCUMULO DA COSA DIPENDE?

Teniamo presente anche che la tendenza metabolica ad accumulare acido urico dipende da diverse variabili incluso il sesso. Gli uomini soffrono più spesso di problematiche correlate all’acido urico: gli ormoni femminili della vita fertile sono protettivi relativamente agli accumuli di acido, ma se abbiamo disfunzioni endocrine, questa protezione salta con una certa facilità.

In ogni caso una persona alle prese con difficoltà glicemiche, rischio cardiovascolare e malattie autoimmuni assiste ad un peggioramento di queste disfunzioni, a causa dell’acido urico.

Anche l’eccesso ponderale, dal semplice sovrappeso fino all’obesità, è associato a un aumento di acido urico, a prescindere dall’età, dal consumo giornaliero di alcool, dal fumo, dalle comorbidità. Il grasso addominale, aumenta la sintesi dell’acido urico.

MALATTIE CARDIOVASCOLARI E ACIDO

URICO: UNA RELAZIONE PERICOLOSA

Se c’è familiarità per problematiche cardiovascolari è meglio tenere l’acido urico verso il basso del valore del range. Infatti l’acido urico danneggia il flusso ematico in molti modi, i cristalli di urato, gli stessi che possono provocare un attacco acuto di gotta, si depositano sulle pareti interne dei vasi sanguigni e aggregano su di sé le molecole di colesterolo, formando le placche aterosclerotiche, inoltre l’acido urico è di per sé una sostanza fortemente ossidante e anche solo il contatto con le pareti vascolari può peggiorare la situazione aterosclerotica.

ACIDO URICO E DIABETE

Relativamente alle difficoltà glicemiche su accennate e peggiorate da un livello di acido urico tendente all’alto, aggiungo che quest’ultimo è una fra le più importanti concause della malattia diabetica.

Infatti l’acido urico è capace di impedire che le cellule del corpo assimilino correttamente il glucosio e svolge un’azione tossica nei confronti delle cellule beta che devono produrre insulina. L’aumento degli zuccheri semplici nell’alimentazione quotidiana causa una maggiore produzione dell’acido urico a livello epatico, determinando una diminuzione della funzionalità del pancreas. Inoltre l’acido urico provoca un forte stress ossidativo cellulare che riduce la capacità di assorbimento del glucosio delle cellule stesse, accumulandolo nel torrente sanguigno e provocando, nel lungo periodo, lo stato diabetico.

Ovviamente questo non vuol dire che tener basso l’acido urico assicuri di non incorrere in problematiche glicemiche, ma ci fa capire che a fianco di fattori universalmente noti, legati agli zuccheri, ce ne possono essere altri, meno evidenti, ma altrettanto importanti.

I SINTOMI DI ECCESSO

Come facciamo ad avere il sospetto che il nostro acido urico sia un po’ in esubero rispetto alla nostra situazione personale?I sintomi molto sfumati e non conclamati sono diversi e riconducibili anche alla tiroide poco funzionante.Un persistente senso di stanchezza, dolori migranti, mancanza di energie e vitalità.Un secondo indizio molto sovente trascurato, sono le cistiti ricorrenti. La pressione alta, pur essendo legata a molte variabili di tipo psico-ormonale, dietetico, biologico e infinite altre, ha un legame con un acido urico un po’ più alto, specialmente nei maschi e specialmente se si segue un’alimentazione che contempla un utilizzo non controllato di carne.

Un indizio che non sfugge ad un occhio ben allenato è la cute secca.

Pelle che raggrinzisce con facilità, tende a perdere la sua idratazione e compattezza naturale è sovente provocata dall’acido urico un po’ sopra le righe, a causa della sudorazione che viene alterata sia in termini di qualità, che di quantità.

La produzione sebacea, che è il nutrimento della pelle, subisce una trasformazione che si ripercuote anche sul cuoio capelluto, che è maggiormente esposto al rischio forfora e alopecia.

Perfino nella comparsa di  psoriasi è coinvolto”.

 

COSA FARE?

 

Premesso che occorre un intervento mirato declinato sulle specifiche problematiche che ciascuno potrebbe manifestare, un grande aiuto per uso esterno deriva dal basificare l’organismo e ridurre anche l’acido urico con il BAGNO BASICO, di cui vi ho già parlato in altre occasioni. Si prepara così: per ogni litro di acqua occorre un cucchiaio di bicarbonato di sodio.In una vasca ne serve mediamente un kg e il bagno deve durare almeno un’ora, aggiungendo acqua calda se si raffredda.

In alternativa fare un PEDILUVIO basico per almeno mezz’ora, meglio in acqua molto calda.Molto utile anche per emicranie, altri dolori improvvisi, naturalmente anche crampi e stiramenti muscolari, in questo ultimo caso si possono fare applicazioni ripetute e localizzate con una salvietta di cotone.

Il pediluvio deve essere caldo o molto caldo, così attira velocemente gli acidi verso i piedi.

Il bagno invece, pur essendo consigliato caldo, potrebbe dare effetti ipotensivi se troppo caldo per voi, valutate con un esperto come gestirlo, se non siete in grado di fare da soli.

In alternativa a questi presidi naturali si possono fare degli STROFINAMENTI, nel senso del sistema linfatico (verso il cuore, sostanzialmente), con una pezza di spugna, partendo dalla pianta dei piedi, fino alla radice dei capelli.

In tutti i casi, dopo gli sfregamenti o i bagni, non si deve assolutamente sciacquare.

Questo permette il formarsi di un “tappetino basico” che, per diverse ore eliminerà, per osmosi, scorie acide dall’organismo”. Ci si può lavare dopo almeno 12 ore dal trattamento”.

a cura di Miriam Alborghetti