La stella del basket italiano, fu scelto nel 1970 in America. Ma il suo debutto non ci fu mai.
Il campione veneto, stella di Varese e Milano, nel 1970 dopo aver vinto lo scudetto e la Coppa Campioni con Varese , fu scelto al draft del basket americano, un evento atteso ogni anno dai tanti appassionati, non giocò mai per una serie di motivi che andremo a analizzare.
Stella di prima grandezza
Uno dei più grandi campioni del basket italiano, se non il più grande iniziò giovanissimo la sua carriera che assomiglia a quella di tante stelle dello sport, predestinati a una carriera vincente, quella di Meneghin non fu da meno, quando aveva sedici anni fu notato dal responsabile del settore giovanile di Varese, Nico Messina, che vedendolo giocare rimase colpito dalle sue qualità, facendolo tesserare per il team lombardo. Quello che Meneghin non poteva immaginare era che chi volle portarlo a Varese, diventò anche il suo allenatore con cui nella stagione 1968-69 vinse il campionato e Coppa Italia, nello stesso anno il giocatore fu convocato nella nazionale italiana allenata da Giancarlo Primo, che ebbe il merito di far tornare competitiva l’Italia della pallacanestro, nel successivo anno arrivarono altre soddisfazioni per il giocatore e la sua squadra, arrivarono il bis nella competizioni vinte l’anno precedente, ma quella più grande fu a livello internazionale quando battendo il Cska Mosca, Varese vinse la Coppa Campioni, a quella partita Meneghin ha contribuito con venti punti.
Il debutto mancato
In America come ogni anno si svolse il draft Nba, dove ogni anno vengono scelti i talenti da ogni squadra, nel 1970 il basket americano era molto diverso da come lo conosciamo oggi, per chi non viveva in America, era piuttosto difficile seguirlo, inoltre il draft non si svolgeva in Estate, come succede oggi, ma in Primavera, anche il suo svolgimento era diverso rispetto a quello odierno. Si arrivò alla scelta numero 182, la squadra erano gli Atlanta Hawks che decisero di selezionare Dino Meneghin che sarebbe stato il primo italiano a giocare in Nba, ma a questo punto ci fu un grosso errore di comunicazione, il giocatore non lo venne mai a sapere che sarebbe dovuto andare in America, infatti sia il team americano, sia i vertici Nba, non comunicarono mai al giocatore la decisione, con Meneghin ignaro di tutto. Un ostacolo fu anche il fatto per il giocatore di essere stato chiamato con un numero molto alto e all’epoca questo significava essere esclusi, Meneghin continuò a giocare e vincere con Varese, arrivarono altri campionati vinti , due Coppe Campioni vinte consecutivamente e anche la vittoria in Intercontinentale nel 1970 e 1973, l’anno successivo le porte della Nba sembrarono riaprirsi di nuovo, ma questa vota saltò tutto per volontà del giocatore.I New York Knicks per la Summer League contattarono Meneghin per invitarlo a giocare con loro, accettare avrebbe significato poi debuttare in Nba, ma la stella di Varese rifiutò l’invito per due motivi: era reduce da un infortunio e stava recuperando, inoltre c’era il problema che i giocatori di basket in Italia erano catalogati come dilettanti e non professionisti, al contrario di quello americano, accettando quindi Meneghin sarebbe diventato professionista e non avrebbe potuto più giocare con la nazionale, perdendo l’ultimo treno della sua carriera per l’America.
Una stella da Hall of fame
La carriera di Meneghin continuò a suon di vittorie, nel 1981 passò all’Olimpia Milano, dove diventò una stella, nel 1983 vinse gli Europei con la nazionale, concluse la sua carriera nel 1994, con il rammarico nel 1983 di aver perso la finale di Coppa Campioni in Francia a Grenoble contro Cantu, è stato inserito nella Fiba Hall of fame e nell’Italia Basket Hall of Fame, quella di Meneghin è stata una straordinaria carriera, ricca di successi e trionfi.
di Christian Scala