Criteri per la genitorialità

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Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta

Se durante una separazione emerge una forte conflittualità e ci sono dei figli minori, il giudice chiede la Consulenza Tecnica d’Ufficio per verificare le competenze genitoriali. Nella psicologia forense esistono i criteri di genitorialità; di solito, CTU seguendo quei criteri, considera la valutazione della genitorialità come la sommatoria di valutazioni derivate: 1- dai colloqui (individuali, di coppia genitoriale, di coppia con i/il figlio/i e di famiglia, genitori e figli insieme), 2- dai risultati dei test, 3- dagli atti giuridici che sono stati consegnati dai legali delle parti, 4- dal confronto con i CTP (Consulenti Tecnici di Parte). La riforma del 2006, e le sue successive modifiche (qui citate) ha introdotto, come criterio fondamentale per uno sviluppo adeguato del figlio minore, la BIGENITORIALITA’: “(…) il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, di ricevere cura, educazione ed istruzione da entrambi e di conservare rapporti significativi con (…) i parenti di ciascun ramo genitoriale”. “Il giudice adotta provvedimenti relativi alla prole con esclusivo riferimento all’interesse morale e materiale di essa (prole)”. Inoltre, emerge che “la responsabilità genitoriale è esercitata da entrambi i genitori e le decisioni di maggiore interesse per i figli sono assunte di comune accordo”. Il focus dell’attenzione della legge, ora, è il benessere del minore e si passa dal concetto di potestà a quello di responsabilità. Riassumo, qui di seguito, i criteri per la valutazione della genitorialità. Gli elementi che incidono positivamente sulle capacità genitoriali sono: 1- l’accudimento e la protezione del minore (che si esprimono con la capacità, da parte del genitore, nell’accogliere e facilitare la naturale disposizione del figlio ad esplorare nuove situazioni di vita); 2- promozione dello svincolo e dell’autonomia mantenendo il legame genitore-figlio; 3- considerare il figlio come un individuo diverso; 4- educare il figlio nel trovare soluzioni alternative di comportamento e di espressione delle pulsioni (per esempio, aggressività) promuovendo relazioni sociali adeguate; 5- capacità di gestione del conflitto e favorire la relazione con l’altro genitore e con la sua famiglia. I tratti che influenzano negativamente la valutazione della genitorialità sono: 1- la presenza di una grave psicopatologia e quanto essa può influenzare la relazione col minore; 2- la presenza di comportamenti devianti; 3- una modalità relazionale persecutoria, manipolativa, che innesta costanti sensi di colpa e che ostacola l’individualità del minore; 4- la costante squalifica dell’altro genitore e comportamenti che ostacolano il mantenimento del rapporto con lui. Ricordo che il figlio è l’anello debole della famiglia perché, essendo in crescita, sta costruendo la sua personalità e gli strumenti che gli permetteranno di affrontare le varie difficoltà della vita; inoltre, il figlio assorbe tutto ciò che gli viene proposto dalla famiglia sia nelle idee sia nei comportamenti, sotto qualsiasi tonalità emotiva. È importante che il genitore non consideri la valutazione come una punizione ma come opportunità per rivedere la sua vita, i suoi comportamenti e le sue risorse, offuscate o emerse finora.

Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta

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