CI SIA UNA PACIFICAZIONE TRA VACCINI E TERAPIE DOMICILIARI PRECOCI

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Torno sempre sullo stesso argomento?

covid-19
Dottor Professor
Aldo Ercoli

Mi riferisco alle terapie precoci a livello domiciliare contro il Covid. E’ una battaglia che porto avanti, non certamente da solo ma con migliaia di medici a tutti i livelli, da quasi due anni, ossia da molto prima che fossero introdotto i vaccini specifici, sia quelli adenovirali che a base di RNA. Basta rileggere le diverse decine di articoli che ho pubblicato.

Un protocollo – vademecum personale basato sulle linee guida del professor Raoul (Direttore di Malattia Infettive e Tropicali dell’Università di Marsiglia) correlato alla mia esperienza clinico – pratica – empirica di medico di prima linea territoriale sul campo. I più informati sono a conoscenza che non sono un no-vax. Ripeto ancora una volta che ho contratto e curato da solo la pandemia virale e poi mi sono vaccinato.

La domanda che ho sempre posto è sempre la stessa. I vaccini da soli sono sufficienti? Oppure vanno affiancati da seri farmaci specifici ben conosciuti?
Non si tratta di terapie alternative al vaccino bensì complementari – integrative. Tutti gli studi veritieri hanno dimostrato, come l’evidenza empirica aveva accertato, l’esclusione di una garanzia immunitaria vaccinale a lungo termini: 6 mesi Vaxzevria (ex Astrazeneca) e 8-12 mesi quelli RNA (Pfizer, Moderna) con doppia dose.

Ora la ricerca (paper appena uscita sulla rivista Nature) ha confermato, come ha scritto Rino Rappuoli, microbiologo e direttore scientifico, che l’immunizzazione <<ibrida>>, vale a dire la vaccinazione, solo con una sola dose, in soggetti guariti da Covid sintomatico ha una durata protettiva ben superiore, come durata nel tempo, a qualsiasi altra. Ciò grazie ad una intensa “memoria immunitaria” in cui vengono sollecitati in maniera sinergica – collaborativa sia il “braccio umorale” (plasmocellule con produzione di anticorpi) che il “braccio cellulare” (aspecifico – innato costituito da linfo – monociti, macrofici, cellule NK etc). Il primo possiamo documentarlo con un esame sierologico il secondo ancora no. Ciò conferma quanto da diverso tempo avevo scritto. Non era quindi un argomento “cicero pro domo sua” (era il mio caso personale) ma su evidenti basi scientifiche.

Ora riguardo ai vaccini siamo arrivati, perché il periodo di immunità è per molti terminato, alla terza dose. E poi, perdurando la pandemia, avremo bisogno di una quarta, quinta? Saremo dipendenti a vita da siffatto trattamento?
E’ ben evidente che anche i vaccinati possono riammalarsi. Ho ipotizzato, non credo “a vanvera”, che questo inverno (specie gennaio-febbraio) la curva sia dei contagiati che dei ricoverati risalirà.
Che facciamo, se sarà cosi come credo, in caso di una ricaduta?
Basterà e sarà efficace una terza dose per tutti gli under 12?
Aspetterei i dati Israeliani per schiarirci le idee. Per ora sono incoraggianti … ma aspetterei prima di essere sicuro. Nel frattempo, e ancor prima, perché non ricorrere alle terapie domiciliari (poco costose) precoci? Chi sostiene che sono inefficaci, inutili, anzi anche dannose, lo dice perché ci crede veramente (onestà intellettuale) o per altri scopi. Come sosteneva, lo ripetiamo sempre Andreotti, a pensar male si fa peccato … E’ necessario a mio avviso intraprendere una strada di pacificazione tra vaccini e farmaci. L’uno non esclude gli altri. Sono complementari. Non nemici, non antagonisti.