A VISUAL PROTEST: BANKSY IN MOSTRA A ROMA

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IN ATTESA DI AMMIRARE L’ARTISTA AL CHIOSTRO DEL BRAMANTE.

Dal 21 marzo al 26 luglio 2020 sarebbe stato possibile andare a visitare la mostra del noto artista e street writer inglese Banksy, presso il Chiostro del Bramante (Arco della Pace, 5), in cui sarebbero state esposte 80 delle sue opere. Purtroppo a causa della difficile situazione che stiamo vivendo e che nessuno si sarebbe mai aspettato, questa iniziative, come tante altre, ha subìto una provvisoria sospensione. In attesa di nuove direttive da parte del Governo e che l’emergenza passi, possiamo scoprire insieme chi è questo artista così sfuggente, ma allo stesso tempo attuale, a tal punto che le sue opere vengono sempre riportate, riprodotte e riconosciute con facilità.

Il misterioso Banksy nasce a Bristol, in Inghilterra, nel 1974 e opera all’interno della scena underground della città. Sulla sua identità e la sua storia si conosce molto poco, se non quasi nulla, a differenza delle sue opere che appartengono alla conoscenza mondiale e sembrano parlare per lui. 

Lo street artist realizza graffiti e murales arricchendoli di un forte significato politico, culturale ed etico, per mezzo della tecnica dello stencil: riproduce uno stesso disegno in serie grazie a un unico modello in cartone, poggiato sulla superficie e usato come stampo, creando un’immagine in maniera economica e rapida, elementi fondamentali considerata l’azione non esattamente in linea con le norme dettate dalla legalità.  

Il suo successo è quasi immediato, dopo gli UK riesce a conquistare i muri delle importanti città di Londra, Parigi e New York. Una delle sue realizzazioni più famose è la serie “Rat” (topo), in cui la scelta di roditori non è casuale né nel nome, anagramma di “art”, né nel soggetto: sono piccoli, odiati e cacciati, ma sono in grado di mettere in ginocchio interi sistemi sociali e vengono raffigurati intenti nelle più svariate azioni, soprattutto provocatorie.

L’anno del 2005 è un periodo decisamente ricco e dinamico per il rivoluzionario artista: si introduce nei più importanti musei, incollando con adesivo alcune delle sue opere più provocatorie, e, nello stesso anno, realizza dei lavori in Cisgiordania, sul famoso muro di separazione costruito dall’esercito israeliano al fine di isolare i palestinesi dai loro territori, creando l’illusione di squarci che permettono di vedere dall’altra parte della barriera.

Il suo lavoro artistico temporaneo (dal 21 agosto al 27 settembre), forse uno dei più curiosi è “Dismaland Bemusement Park”, realizzato con l’aiuto di altri artisti di livello mondiale, la maggior parte suoi cari amici, nell’estate del 2016, presso un’abbandonata località turistica di mare nel Somerset (Inghilterra del Sud-Ovest).  

 La prima reazione quando ci si trova di fronte a queste opere è una profonda confusione, dovuta all’impossibilità nel fare previsioni di alcun tipo, proprio perché non vedremo mai quello che ci aspetteremmo: Cenerentola morta nello schianto della sua carrozza a zucca, un diroccato castello sullo stile Disney, che non ha nulla di magico ma tutto di spettrale, finti metal detector all’ingresso e un’uscita quasi introvabile, una ruota panoramica che gira al contrario e un riflesso distorto della Sirenetta, personale scortese e annoiato: si tratta di una parodia dei parchi divertimento di Walt Disney, in cui le favole si capovolgono e si trasformano in un incubo, un vero parco degli orrori. 

Tutto è voluto per gridare forte il vero messaggio: riflettere sulle piaghe che affliggono la società dei nostri tempi, un’esperienza coscientemente frustrante e ambigua, che lascia un po’ di malinconia e amaro in bocca. Il richiamo mediatico è stato enorme e la richiesta di biglietti è stata tale da mandare in tilt il sito web di Dismaland.

Le opere più divertenti di Banksy sono quelle che hanno come soggetto i personaggi della famiglia reale inglese: l’impertinente “Queen Victoria” rappresenta la regina Vittoria, simbolo del Puritanesimo, ma che l’artista interpreta come un moralismo ipocrita, la storia racconta che Victoria promulgò una legge che rendesse meno gravi le pene per omosessualità, ma riguardava solo gli uomini, poiché considerato inconcepibile che una donna potesse essere attratta dal suo stesso sesso. Lo sfuggente street artist ritrae quindi la regina con tacchi a spillo e reggicalze colta in un atto sessuale con un’altra donna. 

Ci si aspetta che, nella mostra prevista a Roma, l’irriverente artista riporti quello spirito ribelle e provocatorio proprio dei graffiti e dei murales, che fanno riflettere di più e meglio.  Senza spendere la propria immagine mediaticamente Banksy si fa comunicatore sociale dei tempi moderni, qui la sua grandezza.

Flavia De Michetti