PEDOFILIA, SE NE PARLA TROPPO POCO!

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INTERVISTA ALLA CRIMINOLOGA LINDA CORSALETTI, AUTRICE DEL LIBRO “IL FORNO DELLE STREGHE”

di Barbara Pignataro

Criminologa, docente di investigazione criminale nonché scrittrice di successo. Con il “Il forno delle streghe” porta la prevenzione all’abuso sessuale. La pedofilia nelle scuole. La paura paralizza e rende forte il carnefice che si nutre di essa e vince. Combatterla è possibile purché se ne parli, e su questo assunto si basa Linda Corsaletti che con “Il forno delle streghe” punta il dito sulla mancanza di conoscenza dei più piccoli: l’educazione sessuale è basilare nella prevenzione di reati come la pedofilia. Un atto dal grande valore sociale quello dell’autrice che antepone alla vita professionale e privata la protezione dei bambini.

Linda, come mai la prima sensazione della vittima è ‘non ne posso parlare con nessuno’?
Lui mi minacciava. Nel casale dove accadevano gli abusi c’era un grosso forno a legna molto grande, almeno ai miei occhi di bambina lo sembrava. Lui mi diceva “questo è il forno delle streghe, se ne parli con qualcuno, ti verranno a cercare e ti butteranno là dentro”. Avevo 8 anni, capivo che non era possibile quello che diceva ma allo stesso tempo mi rendevo conto che quella minaccia imponeva un silenzio. Capivo che quello che stava avvenendo non era normale ma mancava la consapevolezza. Il silenzio ha fatto sì che l’abuso si perpetrasse nel tempo, solo dopo anni ho trovato la forza di reagire. Il percorso di studi intrapreso non è casuale io dovevo entrare nella mente umana, per proteggermi dal lato oscuro degli esseri umani. Per capire il perché di certe atrocità.

Nel comprendere si perdona?
No, assolutamente. Quando tu mostri terrore, sei indifesa e non vedi pietà negli occhi di chi hai davanti non può esserci perdono. Dopo un’esperienza simile ti fidi del prossimo? Sono diffidente per difesa e per lavoro. Molto selettiva, ho poche persone vicino a me ma con legame profondo. Una predisposizione indispensabile per svolgere la professione di criminologo.

Un consiglio alla famiglia per proteggere i bambini?
Consiglio di educare fin da subito i bambini alla sessualità, se non ci riesce il genitore deve farlo una figura di riferimento. É importante crescere consapevoli delle proprie emozioni, dei propri stati d’animo per restare lontani da relazioni tossiche e abusanti. Avrei capito subito il pericolo a cui andavo incontro, la conoscenza è prevenzione. Purtroppo c’è ancora un tabù fortissimo. I genitori per primi devono superare certi tabù, non parlano con naturalezza ai figli di sesso. Addirittura qualcuno resta in silenzio anche davanti all’evidenza lasciando la vittima in balia del carnefice. Per questo motivo ho scritto il libro “Il forno delle streghe” e l’ho presentato nelle scuole d’Italia.

Un campanello d’allarme?
Ti dico il mio: mi mettevo davanti allo specchio e mi tagliavo i capelli da sola, quasi a togliermi la femminilità. Quella che era vista come una stranezza in realtà era un primo sintomo di malessere. Inoltre preferivo stare immersa nella natura, a contatto con gli animali che stare con le persone. Era difficile negli anni ottanta parlare di pedofilia e oggi poco è cambiato. Non si ha la percezione di quanto invece sia presente nella società. Non si denuncia, infatti mancano i dati reali ma è presente e ben radicata. Lo dimostrano i messaggi giunti dopo aver letto il libro molti condividono l’esperienza vissuta da piccoli in casa.

Sono più colpiti i bambini o le bambine?
É indifferente, molti sono anche gli abusi sugli animali. Il mio carnefice lo faceva. Ho scoperto che c’è una correlazione scientifica fortissima tra maltrattare e abusare di animali e maltrattare e abusare di bambini. Saperlo può aiutare a salvare una vita.

Cosa si può fare per comprendere prima dunque?
Il maltrattamento sugli animali è un forte segnale che nella persona esiste un problema, sta mostrando la parte nera di sé stessa, un comportamento che replicherà sugli esseri umani. Non far passare il gesto di un bambino che si diverte a lanciare pietre su un gatto come un disagio dovuto all’età, come una ragazzata ma comprendere che c’è un serio problema di pericolosità sociale. É prevenzione. L’animale va protetto a prescindere ma anche chi non li ama deve capire che se qualcuno tortura un animale lo sta facendo perché coltiva qualcosa di oscuro che prima o poi emergerà. Sull’argomento ho preparato la tesi di laurea.

La morte dell’orco ti ha fatto sentire libera o provi ancora rabbia?
No, affatto. Non ho avuto il tempo di un confronto che era necessario, magari fondamentale per la guarigione. Lui di me non si è mai dimenticato e quando mi incontrava mi faceva lo stesso ghigno che mi faceva da bambina. L’essere diventata la professionista che sono mi ha impedito di provare rabbia davanti a tale atteggiamento, per me è stato il successo lavorativo è stato un riscatto.

Quale caso di cui ti sei occupata lo è stato maggiormente?
Inerente alla pedofilia nessuno, ho trattato casi importanti come nomina diretta e come assistente di un noto criminologo durante gli studi. Mi sono occupata del caso Onofri, il bambino prima rapito poi trovato morto, in quel caso ho dovuto fare i conti con me stessa dato che si trattava di un bambino. Affrontarlo senza coinvolgimenti emotivi è stato un traguardo. La criminologia ti aiuta a prendere le distanze da ciò che accade, è indispensabile per riuscire ad affrontare dinamiche pesanti. Sembri un mostro agli occhi degli altri, ma è alla base dell’investigazione criminale.

Un caso che ti ha lasciato scossa per la sua efferatezza?
Il caso di Pamela Mastropietro, la ragazza fatta a pezzi dal gruppo di nigeriani. Credo sia uno dei casi più crudeli della storia della criminologia italiana. Per come è stato ridotto il corpo della ragazza. Tutto l’orrore che la mente umana può partorire.

Malvagità o malattia mentale?
Pura cattiveria. Esiste nell’essere umano la predisposizione alla cattiveria, sapendolo si può lavorare per smorzare certi istinti. Torniamo all’importanza della conoscenza come prevenzione. Sto scrivendo un libro sull’argomento.

Chi resta, parlo dei parenti delle vittime, come sopravvive?
Si convive con un dolore che rimane sospeso e che torna ad ogni fatto di cronaca, è una morte non naturale ma per mano di qualcuno che si è arrogato il diritto di togliere la vita ad un’altra persona.

Questo fa pensare ai genitori di Marco Vannini, quale la tua opinione sul caso?
Mi ero esposta pubblicamente dopo aver appreso la notizia, per me era omicidio da subito non un incidente come inizialmente si era ipotizzato un colpo partito involontariamente. Credo sia un caso di giustizia data a metà, frutto di clamorosi errori giudiziari.

Tornando a “Il forno delle streghe” presentato ad aprile, che riscontro hai avuto? Alto, molto interesse da parte delle scuole e questo è un bene come ti dicevo prima. Con particolare attenzione all’adescamento sui social, dato il largo utilizzo da parte dei giovani. Non è normale che un adulto manifesti attenzioni in chat, parlarne è fondamentale. La scuola in tema prevenzione risponde bene organizzando convegni, inserendo il mio libro nei testi adottati per insegnare a ragazzi come tutelarsi, a non provare vergogna e parlare di situazioni ambigue se capitano dentro e fuori casa.

Padri, nonni, zii oppure più spesso i nemici sono estranei?
La maggior parte degli abusi sessuali su minori si verificano in ambiente famiglia o intra famigliare. Nel mio caso era un soggetto che ruotava intorno alla mia famiglia ma non appartenente ad essa. Era un soggetto sadico che si eccitava con la mia paura. Quando ho capito che si nutriva di essa ho imparato a non mostrargliela in modo tale da rendergli perlomeno la cosa meno divertente. La pedofilia è una parafilia e diventa reato solo de queste fantasie vengono esplicitate messe in atto. Quando il soggetto abusante è un padre il bambino che subisce abusi rimane anche traumatizzato dal fatto che ad ingannarlo e provocargli sofferenza è stato chi avrebbe dovuto amarlo e proteggerlo, ma non scordiamoci che anche le madri possono abusare dei figli. Quella delle donne è una forma di pedofilia più subdola e rara, ma esiste

La condizione di vittima è permanente?
No, ci possiamo riscattare. Il messaggio che voglio diffondere è proprio questo.