PANICO DA FIGLI ADOLESCENTI

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 “IL SECONDO COMPITO DI SVILUPPO” (terza parte)

Sto scrivendo questi articoli sui compiti evolutivi che un adolescente normalmente deve affrontare perché spero così di aiutare i genitori nella comprensione dei comportamenti dei figli in questa difficile fase della vita che mette a dura prova tutto il nucleo familiare. “Normalizzare” tali comportamenti, dargli un significato psicologico, spero possa attenuare tante ansie genitoriali. Il 1° compito, dicevo nel precedente articolo, è quello di sfidare l’autorità genitoriale.

Il 2° compito è invece quello di iniziare ad avere dei segreti e porre nuovi maggiori confini: avere dei segreti a questa età (tipo scrivere in un diario segreto, parlare di cose intime con i coetanei e non più con i genitori, cercare dei confidenti, anche adulti, ma al di fuori della cerchia familiare più ristretta, etc.) ha un preciso significato psicologico di differenziazione e rottura rispetto all’epoca precedente di sviluppo: è un mettere dei confini psicologici con i genitori e tali confini vanno rispettati, anche quelli fisici; anzi essi vanno costruiti gradualmente a partire dall’infanzia.

I confini aiutano il bambino e poi il ragazzo a concepirsi come persona differenziata, a sentire di avere un “Io autonomo” ed assumersene la responsabilità; a non pensarsi solo come un “Noi”. Essere sempre “appiccicati”, di giorno e magari pure di notte, senza spazi di distinzione e separatezza fisico-psichica comporta una difficoltà enorme nel concepirsi come persona che può funzionare psicologicamente anche da sola: e non è questa una cosa che si impara “di botto”, ma una conquista evolutiva che dura anni ed avviene gradualmente per “tappe di crescita”.

Per ognuno di noi il funzionamento psicologico ottimale è quello che ci permette di muoverci con naturalezza ed elasticità tra appartenenza e separazione: tra la capacità di vivere esperienze di intima fusionalità emotiva, durante le quali si può percepire che il nostro Sé si fonde e si perde con quello dell’altro; e la capacità di avere esperienze di autonomia emotiva che ci permettano sia di stare bene da soli, sia di sentire di avere un Sé distinto da tutti gli altri che non si con-fonde con l’altro quando con lui ci relazioniamo. Se queste due capacità sono deficitarie, così come la capacità di passare dall’una all’altra senza difficoltà, spesso si sviluppano disturbi psicologici da trattare con la psicoterapia. Ora, si può creare un confine attraverso una porta chiusa, una bocca chiusa, un non-sguardo; distinguendo i tuoi vestiti dai miei, i tuoi oggetti dai miei, etc.

Si possono, di converso, creare esperienze di intima fusionalità attraverso un abbraccio, un contatto fisico, un tono di voce, un’esperienza di complicità, etc. Ci sono genitori più bravi nel fornire il primo tipo di esperienze ed altri più bravi nel fornire le seconde; dipende dalla loro storia e dalla loro personalità, ma entrambe sono necessarie per un sano sviluppo. Detto ciò, la cosa da capire è che l’adolescente si trova in una fase di vita in cui tendenzialmente rifiuta le esperienze di intimità e le effusioni con i genitori; non perché non li ama più, ma perché ha bisogno di affermarsi come persona psicologicamente autonoma. E per ottenere ciò opta per una maggiore distanza emotiva e fisica (ottenuta anche attraverso la rabbia). Anche per questo spesso si vergognano di farsi vedere con i genitori, specie durante gesti di affettuosa intimità.

Dottor Riccardo Coco
Psicologo – Psicoterapeuta Psicoterapie individuali, di coppia e familiari

Dottor Riccardo Coco
Dottor Riccardo Coco
Psicologo – Psicoterapeuta

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