La scuola elettromagnetica

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Fioramonti, Ministro dell’Istruzione di Ladispoli, sigla un accordo per incrementare la digitalizzazione delle scuole. Ma un dossier di denuncia sui pericoli dell’elettrosmog mette in guardia sui danni psicologici e d’apprendimento dei ragazzi. Verrà inviato ai dirigenti scolastici del comprensorio. [lo trovi all’interno dell’articolo]

di Maurizio Martucci

E’ di Ladispoli Lorenzo Fioramonti, il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca che ha appena siglato un accordo triennale per sviluppare azioni di digital- educazion rivolte a professori e studenti: “Il protocollo di intesa – ha detto il Ministro ai microfoni di Orizzonte Scuola – permette di andare avanti nel processo digitalizzazione delle scuole e fornire servizi a scuole svantaggiate, fare accedere gli studenti a servizi digitali di nuova generazione.”

UN GIOCO D’AZZARDO SU ALUNNI
E DOCENTI
Eppure l’avanzamento continuo di strumentazione tecnologica all’interno del mondo scolastico e la diffusione capillare tra i banchi di collegamenti senza fili, negli ultimi anni ha trasformato le aule da meri luoghi d’istruzione pubblica in veri e priori siti sensibili dove, nell’indifferenza colpevole di classe governativa e politica predominante, gli stessi dirigenti scolastici faticano a recepire il disperato grido d’allarme lanciato da ampia parte della comunità medico-scientifica internazionale, impegnata nella denuncia dei pericoli della scuola digitale, sempre più centro di un’azzardata sperimentazione su alunni, docenti e personale a vario titolo coinvolto, ignari del lato oscuro diwireless e strumentazione Hi-Tech, accolti con eccessiva disinvoltura e imperdonabile superficialità.

DECESSI, SUICIDI
E DISTURBI COMPORTAMENTALI
La denuncia arriva dall’Osservatorio Scuola dell’Alleanza Italiana Stop 5G, autore de “LA SCUOLA ELETTROMAGNETICA. Il pericolo invisibile tra i banchi. Wi-Fi, LIM, Byod e 5G”, un dossier di analisi politica, denuncia e proposte virtuose appena presentato in Parlamento, pensato per sensibilizzare opinione pubblica, attori politico-istituzionali-decisionali e comparto scolastico su quella che in molti non esitano più a definire come vera e propria emergenza sociale e sanitaria. “L’aver affidato alle aziende, a tecnici, fisici ed ingeneri il concepimento di ausili formativo-didattici offerti come inevitabilefrutto del progresso, ignorando però il parere precauzionistadi pediatri, psicologi, medici e ricercatorisenza legami con l’industria – si legge nel documento che verrà inviato ai dirigenti scolastici del comprensorio -oltre ad avercontribuito a provocareuncambiamento antropologico nei componenti della comunitàscolastica italiana e d’occidente, fa registrare oggi un numero sempre più crescente di casi limite che non si può più continuare ad ignorare: decessi improvvisi, suicidi, malattie ambientali tra giovani alunni, ripercussioni comportamentali con disturbi dell’attenzione e nell’apprendimento. Ormai è chiaro: più di qualcosa non torna.”

IL DOSSIER [aprilo quiDossierScuola_WEB]

Ecco alcuni passaggi del dossier, scritto da un gruppo di insegnanti e docenti della scuola italiana.
“L’esigenza di far convivere attività formativa e uso delle tecnologie digitali entra in modo strutturale nelle scuole italiane agli inizi del nuovo millennio. (…) Il Piano Nazionale Scuola Digitale previsto da “La Buona Scuola” ha inteso portare a compimento il percorso di digitalizzazione intrapreso anni prima, collocandolo in un orizzonte socio-culturale più ampio e non esclusivamente tecno-centrato. Il risultato tuttavia – certo determinato da una serie di concause – è una scuola impedita ad adempiere alle sue funzioni primarie, vessata non solo dalle gravi problematiche che la riguardano, in primis in termini di precariato, ma anche da un processo di digitalizzazione ben poco realistico, eccessivamente ottimista rispetto agli esiti in termini didattici, educativi, di apprendimento, di socializzazione, di pratiche quotidiane persistenti. A fronte di una ‘fede’ nella tecnologia quasi quale nuovo karma, nonché come investimento economico da sostenere massimamente, la realtà scolastica, largamente distante dalle intenzioni del Piano, è fatta di giovani incapaci di rispondere agli input proposti, se non attraverso il noto binomio ‘copia e incolla’, classi intere di ragazzi con la testa china sul cellulare, con enormi difficoltà a distoglierla, partite e giochi virtuali che diventano ingombranti protagonisti delle ore di lezione, chat continue, allievi che telefonano e rispondono senza chiedere il permesso, che insultano se gli viene sequestrato il cellulare.
Con l’innovazione tecnologica, ed in particolare col diffondersi delle tecnologie mobili (Smartphone/Tablet), si sono diffuse anche le idee che tali mezzi siano indispensabili per l’apprendimento e che bambini e ragazzi vadano addestrati prima possibile ad usarli. A tal fine, la scuola di ogni ordine e grado, si è attivata in una frenetica corsa all’informatizzazione. Se alla scuola dell’infanzia e primaria, l’introduzione delle tecnologie è in molti casi ancora modesta, nella scuola secondaria di I e II grado, essa è alquanto pervasiva e in molti casi acritica.

DIMINUZIONE DEI NEURONI
E DELLE FUNZIONI COGNITIVE
LIM in tutte le classi, registro elettronico, PC e, come se ciò non bastasse, Smartphone e Tablet salutati da tutti con grande entusiasmo e osannati come mezzi miracolosi. Ma i mezzi digitali e internet migliorano davvero l’apprendimento? Molte ricerche scientifiche dell’ultimo ventennio affermano il contrario, oppure offrono risultati contraddittori. Maria Raineri ha trattato questo argomento in un suo libro, Le insidie dell’ovvio: tecnologie educative e critica della retorica tecnocentrica (2011) in un capitolo dal titolo La tecnologia migliora l’apprendimento? ed è giunta ad affermare che l’introduzione delle tecnologie informatiche non comporta un significativo miglioramento nell’apprendimento.
Il recente studio ABCD (Adolescence Brain Cognitition Development, 2018) guidato dalla dott.ssa Gaya Dowling e con l’aiuto dell’Istituto Nazionale della Sanità (National Institute of Health NIH), di cui è membro, rileva con scansioni cerebrali e osservazioni un assottigliamento della corteccia cerebrale, dell’area responsabile dell’elaborazione delle informazioni nei bambini che trascorrono quattro ore davanti agli schermi. Secondo la Dowling, questo fenomeno caratterizzato da diminuzione dei neuroni e delle funzioni cognitive, è di solito riscontrabile nelle persone anziane. Vanno ovviamente considerati altri fattori prima di affermare che i mezzi digitali siano gli unici responsabili di tale processo.
In ogni caso, le osservazioni dimostrano che i bambini che trascorrono più di due ore sugli schermi ottengono punteggi più bassi nei test di memoria e linguaggio (compiti del lobo frontale) rispetto a quelli che non lo fanno. Numerosi altri studi dimostrano che i media elettronici, ed internet, hanno un influsso negativo sul pensiero e sulla memoria. Il sovraccarico di informazioni (information overload) non permette il trasferimento delle stesse dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine. L’informazione, pertanto, resta in superficie, senza mai trasformarsi in ricordo o conoscenza.”