La lista nera

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I cibi più contaminati e pericolosi

di Alfonso Lustrino

E’ allarme cibo contaminato. Nel 2018 in Italia è scoppiato più di un allarme alimentare al giorno per un totale di ben 399 notifiche inviate all’Unione Europea durante l’anno. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base delle elaborazioni di uno studio accreditato, per ricordare che ogni anno circa una persona su dieci nel mondo (per un totale stimato di 600 milioni) si ammala e 420mila muoiono dopo aver mangiato cibo contaminato da agenti patogeni e/o da sostanze chimiche.
La “lista nera” stilata da Coldiretti elenca i cibi più pericolosi che nel nostro Paese e nel resto d’Europa hanno fatto scattare allarmi alimentari. La Classifica registra gli allarmi per rischi alimentari verificati a causa di residui chimici, micotossine, metalli pesanti, inquinanti microbiologici, diossine o additivi e coloranti nell’Unione Europea.
Il quadro che emerge è a dir poco sconcertante.
Sono 2.925 gli allarmi scattati nell’Unione Europea con la Turchia che è il paese che ha ricevuto il maggior numero di notifiche per prodotti non conformi (276), seguita dalla Cina (256) e dall’India (194), dagli Stati Uniti (176) e dalla Spagna (171).
Si tratta di Paesi con un fiorente scambio commerciale con l’Italia che riguarda anche i prodotti più a rischio. Nel 2016 sono stati importati dalla Spagna in Italia 167 milioni di chili di pesce, mentre sono quasi 2 milioni i chili di pistacchi che nel 2016 sono arrivati dalla Turchia che ha esportato in Italia anche quasi 3 milioni di fichi secchi e 25,6 milioni di chili di nocciole che rientrano nella lista nera per elevata rischiosità.
Nella famigerata classifica compaiono i peperoni provenienti dalla TURCHIA, dove sono stati registrati contaminazioni oltre i limiti consentiti di pesticidi, mentre preoccupante è la situazione della frutta secca, come i pistacchi provenienti dall’IRAN e i fichi secchi dalla TURCHIA, entrambi fuori norma per la presenza di aflatossine, considerate cancerogene anche dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA). Seguono in classifica le carni di pollo provenienti dalla POLONIA, che sono state oggetto di allarme per contaminazioni microbiologiche oltre i limiti di legge, in particolare di salmonella.
In classifica troviamo ancora prodotti contaminati da aflatossine, le nocciole provenienti dalla TURCHIA, seguiti dalle arachidi dagli USA con lo stesso problema di sicurezza alimentare, che ritroviamo ancora nei pistacchi dalla TURCHIA e nel peperoncino dall’INDIA.
A seguire altri prodotti sono stati tra quelli più segnalati, come per le albicocche essiccate dalla TURCHIA per contenuto eccessivo di solfiti, la noce moscata dall’INDONESIA, per aflatossine e le carni di pollo dai PAESI BASSI, per contaminazioni microbiologiche.
Ecco la lista dei cibi più pericolosi e la motivazione:

1. Pesce dalla Spagna (96): metalli pesanti in eccesso (mercurio e cadmio)
2. Dietetici/integratori da USA (93): ingredienti e novel food non autorizzati
3. Arachidi dalla Cina (60): aflatossine oltre i limiti
4. Peperoni dalla Turchia (56): pesticidi oltre i limiti
5. Pistacchi dall’Iran (56): aflatossine oltre i limiti
6. Fichi secchi dalla Turchia (53): aflatossine oltre i limiti
7. Carni di pollo dalla Polonia (53): contaminazioni microbiologiche (salmonella)
8. Nocciole dalla Turchia (37): aflatossine oltre i limiti
9. Arachidi dagli USA (33): aflatossine oltre i limiti
10. Pistacchi dalla Turchia (32): aflatossine oltre i limiti
11. Peperoncino dall’India (31): aflatossine e salmonella oltre i limiti
12. Albicocche secche da Turchia (29): solfiti oltre i limiti
13. Noce moscata da Indonesia (25): aflatossine oltre i limiti, certificato sanitario carente
14. Carni di pollo dai Paesi Bassi (15): contaminazioni microbiologiche

Nonostante questo quadro inquietante l’agricoltura italiana risulta la più green d’Europa con 292 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp), il divieto all’utilizzo degli Ogm e il maggior numero di aziende biologiche. Ma a dire il vero questi dati incoraggianti per il mercato italiano vanno in contrasto con i numeri riguardanti l’utilizzo di pesticidi: in Italia sono 130mila le tonnellate di fitosanitari messe in commercio in un anno e sono circa 400 le sostanze impiegate in agricoltura in vaste aree di territorio.
La contraffazione e l’adulterazione di prodotti alimentari rappresentano un grave rischio per la nostra salute, soprattutto quando vengono utilizzati ingredienti di bassa qualità o addirittura tossici provenienti da altri Paesi. Un’etichetta chiara che indichi l’origine degli ingredienti aiuta a prevenire e combattere gli scandali alimentari che mettono in pericolo la salute.
Oggi in Italia la provenienza geografica in etichetta è obbligatoria per carne di pollo e di suino, carne bovina, frutta e verdura fresche, uova, miele, olio extravergine di oliva, pesce e da poco anche su derivati del pomodoro e sughi pronti, latte, formaggi, burro, pasta e riso. Ora stando alle promesse l’obbligo sarà esteso a tutti i cibi, ma a dire il vero serve un nuovo decreto per stabilire quali categorie alimentari saranno interessati. Nel frattempo però le cose per l’etichettatura cambieranno: nell’aprile 2020 le nuove norme europee rischiano vanificare il tutto.
I cittadini italiani ed europei hanno il diritto di essere protetti e di ricevere informazioni accurate sul cibo che scelgono di acquistare. Per fare scelte consapevoli, i consumatori devono conoscere il luogo di raccolta e trasformazione degli alimenti, l’origine degli ingredienti e maggiori informazioni sui metodi di produzione e di lavorazione.
Più spesso di quanto si immagina troviamo sugli scaffali il falso Made in Italy agroalimentare che nel mondo ha superato i 100 miliardi di Euro, con un aumento record del 70% nel corso dell’ultimo decennio. L’indicazione di origine degli ingredienti sull’etichetta consentirebbe ancora una volta di prevenire le falsificazioni e le pratiche commerciali sleali che danneggiano la nostra economia.
Ma il Made in Italy da solo non è sinonimo di qualità, lo è solo se certificato biologico (senza l’utilizzo di ingredienti OGM, senza pesticidi, concimi chimici e diserbanti, senza coloranti, aromi chimici, conservanti, additivi ecc). Viene da se che un alimento italiano, ma prodotto con sostanze tossiche o con procedure poco trasparenti, non può rientrare nella categoria dell’alta qualità.
Quindi italiano sì, ma solo se biologico.