Ecco la gemella di Torre Flavia

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Nel lontano 1975 l’ingegner Giorgio Massaruti propose al comune di costruire la copia originale del monumento simbolo di Ladispoli davanti alla spiaggiaDopo avere letto, poco tempo fa, nelle pagine di questo periodico la sapiente ricostruzione storica della Torre Flavia scritta da Crescenzo Paliotta in occasione dell’intervenuto finanziamento governativo per il suo recupero, mi è tornato in mente un episodio, per alcuni aspetti singolare, che di questa storia fa, comunque, parte. Era il 30 agosto del 1975 quando, pochi giorni dopo la mia prima elezione a Sindaco di Ladispoli, si presentò, nella piccola stanza a me riservata nella palazzina di Via Napoli dove si era installato il Comune, un distinto ed anziano signore. Si trattava dell’ingegner Giorgio Massaruti, personaggio molto noto al ladispolani sia perché tecnico dei lottizzatori Odescalchi sia per la sua lunga presenza nel paese, dove aveva costruito nell’estremità nord di quello che oggi si chiama Lungomare Marco Polo, negli anni ’30, una torre a tre piani adibita, soprattutto, a gioiosi convivi. Nel 1943 i tedeschi che, dopo l’armistizio, avevano occupato militarmente il nostro territorio per cancellare i possibili punti di riferimento utili per uno sbarco nemico, cannoneggiarono, semidistruggendola, Torre Flavia e, contemporaneamente, la torretta Massaruti. In quell’agosto del ’75 molti anni erano passati da questi episodi, Massaruti aveva caparbiamente ricostruito un villino con la torretta mentre Torre Flavia, per effetto di una implacabile e non contrastata erosione della costa si ritrovava, in rovina, in mezzo al mare.

Probabilmente, quindi, fu l’antico coincidente destino ad ispirare il progetto di risanamento che in quel lontano giorno d’estate l’ingegner Massaruti mi presentò e che per la sua particolarità voglio ricordare. Premessa l’inevitabile ricongiunzione con la terra ferma, l’Ingegnere proponeva, a sua cura e spese, oltre alla conservazione di ciò che rimaneva della Torre, la costruzione ex-novo di un manufatto identico all’originale a poca distanza dallo stesso. Una copia perfetta con la riproduzione al piano superiore di un camino, indispensabile per i segnali di fumo per cui la Torre era stata costruita secoli prima, e con l’apertura, inoltre, di uno spazio musicale con annesso Bar. Ricongiunta rapidamente, dopo 30 anni di incuria, la Torre alla terra ferma, salvandola da una definitiva distruzione, l’Amministrazione dell’epoca non dette alcuna rilevanza alla proposta di Massaruti che, pur essendo sicuramente molto originale, risvegliava sospetti di una speculazione privata assolutamente intollerabile in quegli anni di “giacobinismo urbanistico”. Rileggendo oggi con attenzione la lettera che accompagnava i grafici credo di poter affermare che sicuramente quella non era la mira del vecchio Ingegnere che si era mosso invece per un amore del nostro territorio molto comune, ancora oggi, tra gli antichi frequentatori della nostra città. Anche Lui sarà idealmente presente quando, tra non molto, la Torre, definitivamente salvata, sarà restituita ai ladispolani.

Amico Gandini