La campionessa Flavia Tartaglini a Ladispoli

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Eravamo molto curiosi: ci hanno sempre descritto gli atleti olimpici come qualcosa di irraggiungibile, come scostanti ed alteri.

Spesso i ragazzi “venerano” i loro atleti preferiti quasi come fossero dei. Ma non è così … Flavia Tartaglini è una campionessa invidiabile, ma è anche una persona simpatica e dolcissima, come ne esistono poche, che si è concentrata e impegnata nella sua passione, riuscendo sempre a migliorare e a diventare campionessa, tanto che a 31 anni, quest’anno, ha rappresentato l’Italia alle Olimpiadi di Rio de Janeiro in Brasile, per la sua prima volta, restando prima per tutta la settimana di gare, per finire sesta nella “Medal-Race” solo all’ultima giornata di gare e noi, studenti dell’Istituto comprensivo “Corrado Melone”, abbiamo avuto il privilegio di incontrarla e parlarle nella sala consiliare del Comune di Ladispoli, messaci a disposizione dal Sindaco Crescenzo Paliotta e dal presidente del consiglio comunale Emanuele Cagiola.

All’inizio dell’incontro, Flavia ha fatto una breve introduzione presentandosi e poi facendo proiettare un breve filmato in cui l’abbiamo vista allenarsi per una delle sue numerose gare e durante una giornata olimpica. Grazie alle tantissime domande, cui Flavia ha risposto, siamo davvero riusciti a conoscerla bene e ad apprezzarla ancora di più.

La passione per il mare Flavia ce l’ha nel sangue da sempre. È stata incoraggiata fin da piccola dalla sua famiglia a fare sport e non tirarsi mai indietro di fronte alle sfide. Figlia di padre medico e sportivo appassionato, nipote d’arte (suo nonno era campione di rugby), è stata spinta a provare molti sport, lasciandola sempre libera di scegliere e di cambiare e, quando ha provato il nuoto, ha capito che l’acqua è il suo elemento. Ha iniziato da bambina veleggiando sui piccoli Optimist, ma la scelta di dedicarsi al wind-surf è nata quando, stando sulla spiaggia di Ostia, ha visto in lontananza, tra le onde, alcuni piccoli puntini colorati: è lì che ha deciso di provare l’ebbrezza del wind-surf, era l’estate in cui frequentava la terza media, la nostra età, ed iniziò subito a praticarlo come un vero sport. A 18 anni è già campionessa mondiale giovanile, ma senza tralasciare lo studio, tanto che giunge a laurearsi in Scienze della Comunicazione ed ora ha coronato il sacrificio di anni di lavoro, raggiungendo il suo sogno, che, come tutti i veri atleti, è quello di partecipare alle Olimpiadi, gareggiando per il proprio Paese. Ci ha raccontato che ha dovuto impegnarsi moltissimo e fino all’ultimo non era certa che sarebbe stata proprio lei a rappresentare l’Italia alle Olimpiadi (in questa specialità, solo una atleta per Nazione può partecipare), ma quando le è arrivata la notizia che avrebbe rappresentato il nostro Paese, l’emozione è stata fantastica ed unica e tutti i sacrifici fatti sono stati ricompensati: praticamente da sempre si allenava per gareggiare per l’Italia, anche se ora era una grande responsabilità rappresentarla davanti al mondo.

A Rio, è stata grandissima l’emozione che ha provato vedendo la sua vela, colorata con la bandiera dell’Italia e con il suo cognome, fra quelle in rappresentanza di tutte le Nazioni ammesse a partecipare alla gara.

Il wind-surf è uno sport faticoso, soprattutto quando c’è poco vento ed allora bisogna veramente sudare tanto con un movimento chiamato “pompaggio” fatto con i muscoli di braccia e gambe. È anche pericoloso, ma per fortuna la nostra campionessa non ha mai avuto grandi traumi. Forse riusciamo soltanto ad immaginare le preoccupazioni o le ramanzine della madre ogni volta che tornava con vari lividi sparsi sul corpo, causati dalle barre usate per muovere la vela. Flavia è comunque molto attenta al suo bellissimo fisico ed ama mangiare sano e un po’ di tutto, l’importante è che si tratti di cibo sano. Ad esempio mangia tanta verdura e frutta preparate in tutti i modi.

Flavia Tartaglini è entrata a far parte delle Fiamme Gialle grazie alla vittoria dei mondiali giovanili, e solo grazie al corpo della Guardia di Finanza ha la possibilità di continuare a fare sport ed a vincere per l’Italia. In effetti, al contrario di altre Nazioni che supportano i propri atleti finanziariamente, in Italia, eccetto che per il calcio e pochissimi altri sport, chi gareggia, e magari vince, non ha alcun aiuto. Ad esempio negli USA chi arriva fra i primi 10 viene ricompensato con somme cospicue che permettono di continuare ad allenarsi ad alti livelli, al suo rientro lei non ha ricevuto nemmeno una stretta di mano. Con le Fiamme Gialle, invece, ha addirittura un lavoro assicurato per quando dovrà smettere di gareggiare, anche se spera di continuare per un po’ il suo impegno sportivo magari come giudice di gara.

Flavia ci ha trasmesso le sue emozioni e le sue esperienze maturate durante i giochi di Rio e solo chi ha l’opportunità di fare questo tipo di competizione, può capire quale forti sensazioni trasmettono le Olimpiadi. Con grande entusiasmo, ci ha raccontato le emozioni provate nel gareggiare in questo importantissimo evento sportivo e le differenze che ci sono rispetto alle gare “normali” (anche se per normali intende gare mondiali!). Uno dei momenti più emozionanti per lei è stata la cerimonia di apertura. Come non crederle: era spettacolare ed emozionante anche da casa, figuriamoci dal vivo! Ancora di più è stata una emozione incredibile incontrarsi con campioni da sogno nella festa finale ed uscire dal tunnel per entrare al “Maracanã” pieno di bandiere e circondati da migliaia di persone festanti. L’attrezzatura era diversa: invece delle solite vele grigie e contrassegnate con un numero, nelle Olimpiadi la vela aveva il tricolore, essendoci solo lei a rappresentare l’Italia. Per lei non esistono gare “minori” o “maggiori”, sono tutte importantissime e in ciascuna ci mette il massimo impegno e tutte le forze che ha. Le prove della gara, ci ha spiegato, sono state dure e lunghe ed era sempre posizionata prima. Partita senza grandi speranze di medaglia, quella settimana di continue vittorie le aveva fatto sperare nella medaglia olimpica. È stata una delusione arrivare sesta ma comunque è stata molto soddisfatta della lunga gara che ha fatto ed anche il sesto posto è da considerarsi uno spettacolo. Terminato il suo impegno sportivo, non è tornata immediatamente in Italia (come tanti altri), ma è rimasta a Rio fino alla fine, per poi partecipare alla cerimonia di chiusura.

Alle domande a raffica che le abbiamo posto, non si è mai tirata indietro. La prima è stata la richiesta di un parere sulle paralimpiadi e lei ha risposto affermando che secondo lei è bellissimo che sia data la possibilità a tutti di esprimere quello che si ama. Ad un’altra domanda imbarazzante ha risposto semplicemente che ovviamente è stata una grande delusione non riuscire ad arrivare tra i primi tre posti, però anche questo è stata una lezione perché la prossima volta ci metterà ancora più grinta. Ci ha parlato del fatto che non è facile conciliare lo sport con la vita e ci ha spiegato quanto sia importante, per lei, il supporto dei genitori e amici, che le sono stati sempre accanto. Ci ha inoltre confessato che, con il suo lavoro molto impegnativo, è piuttosto difficile riuscire ad avere un partner, dato che è spesso in viaggio e ha poco tempo; l’ideale sarebbe trovare un compagno che pratichi il suo spesso sport o addirittura che partecipi alle sue stesse gare, così che possano viaggiare insieme. Ma se si crede in ciò che si fa, ci si riesce. Ha aggiunto una cosa fondamentale secondo me: che quando si raggiunge un livello così alto avere il sostegno della propria famiglia è fondamentale, anche perché senza i genitori che ti sostengono non andresti da nessuna parte e quindi sono la carica più forte che si può ricevere dalle persone a cui tieni.

Ha continuato a rispondere alle domande spiegandoci che fare sport non è in realtà competere contro altri, ma misurarsi con i propri limiti senza tener conto di quelli degli altri se non come stimolo: si vince perché si è più bravi e preparati e non perché gli altri lo siano meno. Conseguentemente non ha alcun senso doparsi, che senso avrebbe far gareggiare Bolt contro una Ferrari? Un uomo deve gareggiare con un altro uomo, e chi si dopa è solo una macchina, non un atleta. Alla domanda su come siano considerate le donne nello sport, Flavia ha risposto che in Italia c’è assoluta parità, non c’è alcuna differenza di trattamento fra atleti donne e atleti uomini, anche perché, forse, le maggiori soddisfazioni allo sport italiano stanno provenendo sempre più dalle atlete donne! Alla domanda di come abbia fatto a conciliare l’impegno continuo e pressante per mantenere livelli tanto elevati con quelli dello studio, ha spiegato che l’importante è crederci e non lasciare mai che uno dei due impegni mettesse in secondo piano l’altro, anche se alcuni professori non la hanno aiutata. Infatti sebbene fosse ovvio che al rientro da una competizione mondiale (fra stress del viaggio e della gara) non potesse essere preparatissima per la scuola, alcuni professori la interrogavano quasi a farlo apposta per metterla in imbarazzo per la sua mancata preparazione in quelle occasioni. Non sa spiegarsi perché alcuni avessero questo accanimento, tuttavia non si è mai fatta abbattere ed ha continuato a vincere, a studiare e ad allenarsi fino a laurearsi, cosa che probabilmente le permetterà di avere incarichi di fiducia nella Guardia di Finanza.

Alla domanda di cosa le dia il wind-surf ha risposto dicendo che ha scelto questo sport perché le trasmette libertà, leggerezza e le permette di provare emozioni fortissime quando sfreccia libera nel silenzio delle onde del mare aperto spinta solo dal vento.

Siamo stati molto contenti di aver incontrato un’atleta così gioiosa, che trasmette la passione per lo sport che ama in modo indescrivibile e che ci ha raccontato ogni minima emozione che prova. È stato un incontro bellissimo e soprattutto è stato bellissimo incontrarla. Stimiamo davvero tanto Flavia Tartaglini, stimiamo tutti gli atleti, perché portano avanti la loro passione, superando tanti ostacoli, come la difficoltà di conciliare lo studio allo sport, i vari traumi fisici che potrebbero costringerli a fermarsi, lo stress per cercare di mantenere un posto alto in classifica … ma loro stringono i denti e vanno avanti.

Anche noi facendo sport a livello agonistico, vorremmo seguire l’esempio di Flavia e sappiamo che la strada è lunghissima, molto impegnativa con molti sacrifici da sostenere, cercando di conciliare lo studio e sport, ma siamo sinceri: il nostro obiettivo, avendo ormai 13 anni come la campionessa olimpica quando ha cominciato sul serio le competizioni, è quello di  partecipare ai Giochi Olimpici del 2024. Magari tornare in questa sala e parlare ai giovani di domani della nostra bellissima esperienza, e perché no, venire da “medagliati”. Flavia ha insistito a dirci che i sogni possono diventare realtà e che se una persona ci crede e ci mette l’impegno per fare una cosa, questa si può realizzare, noi le crediamo e sappiamo che la vedremo certamente far suonare l’inno di Mameli ai prossimi campionati mondiali in Giappone e fra 4 anni ancora fra noi a mostraci una medaglia olimpica.

 

Lo Rubbio Martina, Riili Irene, Flavia Santilli, Marco Cionfi, Aurora Gargiulo e Flavia Seca 2N

Ilaria Aringoli, Michela Carletti, Livio Santamaria, Andrada Toporaru 3N