Fermiamo Apollo

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Oltre Dafne. Contrastare la violenza sulle donne.

A Roma nell’aula di Patologia Generale del Policlinico Umberto I, si è tenuto un incontro utile per i crediti formativi previsti dall’Odg Lazio per la categoria dei giornalisti, dal tema Violenza. Nello specifico verso le donne ma non solo, in quanto un dato certo è che siamo difronte ad un fenomeno strutturale e non più ( se mai lo sia stato) emergenziale. E ogni giorno è rivolta verso il prossimo.

In questi giorni la cronaca riporta ad un fatto di grave violenza maschile nei confronti di una donna e si sente dire, tra le tante cose, che la brutalità nei confronti dell’ universo femminile sia un fatto culturale. A proposito di tale considerazione, illuminante è stato il contributo apportato da Vittoria Tola, presidente UDI, la quale ricorda il logo del ministero della cultura che vede Apollo in tutta la sua fierezza, uno dei primi esempi di prepotenza dell’uomo verso la donna che l’Italia erge a rappresentanza della Cultura. Appunto. Forse merita una riflessione anche per dare risposta all’escalation dei femminicidi nel Paese. Nonostante pene più aspre, comunicazione pressante e campagne di prevenzione da parte delle forze dell’ordine sempre più impegnate non solo dopo o durante ma ampiamente prima. Una prova è Protocollo Zeus, partito dalla procura di Milano, funziona tanto da estendersi a macchia di leopardo anche nelle città. Ma non basta.

Forse la soluzione va ricercata alle radici che i libri di testo propongono e impongono nonostante la consapevolezza acquisita da tempo. ”É necessaria una decostruzione della storia che abiamo davanti, che punti a cambiare la storia che ci siamo portati appresso che, cosciente o non cosciente, continua ad alimentare la violenza maschile come fosse un fatto normale” afferma.
Si cerca un cambiamento? Il dubbio è lecito anche davanti al linguaggio utilizzato dai professionisti della penna che scelgono male la parole per titoli e testi. Vocaboli che giustificano e giudicano senza ritegno vittima e carnefice. Non è la prima volta e non sarà l’ultima che G.I.U.L.I.A. – Giornaliste Unite Libere Autonome, accende un faro sulla violenza del linguaggio sulle donne. E sull’importanza del cambiare e censurare qualsivoglia ornamento colori una notizia di cronaca. Tra i più comuni “Strangolata una prostituta” anziché strangola una donna ( visto il mestiere che fa) se lo merita? È meno grave?

Non si uccide per passione, gelosia o raptus. E poi perchè accade solo agli uomini? C’é qualcosa di più, c’è un’idea legata ad una superiorità, anche quando poi sei fragilissimo – prosegue, come evidenziato nel testo “Così fragili, così violenti” dove si teorizza “erano violenti in quanto prepotenti ma anche perchè la loro fragilità nell’affrontare le problematiche usciva in quell’altra dimensione…”

Ebbene, stamattina si sono toccati molti temi: prevenzione, educazione, repressione, leggi, punizioni, deontologia. Non con la presunzione di avere la Verità un tasca, tantomeno la soluzione ma si esce dall’aula con la certezza che sia l’Era della Violenza in tutte le dimensioni. Che siamo diventati esseri fragili e, in particolare il maschio fragile è pericoloso.

OLTRE DAFNE. FERMARE APOLLO

La mostra aiuta a comprendere, partendo dal mito classico, quanto è radicata il concetto di violenza sulla donne nella nostra cultura. Quanto la società patriarcale ha provato costantemente a tenere la donna in condizione di subalternità anche attraverso la violenza.

L’UDI Unione donne in Italia, con questo progetto finanziato dal Dipartimento Pari Opportunità, si rivolge in particolare ai giovani e alle giovani accompagnandoli/e in un percorso di 76 anni di storia e di lotta a fianco delle donne. La mostra oltre che nella sua esposizione a Roma può essere fruita, arricchita di materiali, attraverso questo sito web.

Progetto Zeus  – Polizia di Stato
Pamela Franconieri, Dirigente IV sez. Squadra Mobile di Roma del Dipartimento di Pubblica Sicurezza

Barbara Pignataro