LE SENTENZE: RISARCIMENTI DI CENTINAIA DI MIGLIAIA DI EURO PER CHI HA LA FORZA DI PORTARE IN GIUDIZIO I COLOSSI DEL WIRELESS.
di Maurizio Martucci
Queste foto sono state scattate a Roma, nella frazione di Acilia, sulla via del Mare verso il lido di Ostia. Un palazzo praticamente ridotto a dormitorio (tra le onde, poi, chissà che sogni tranquilli!), le facciate esterne diroccate, come una discarica a cielo aperto le strade a circondarlo.
Immondizia e graffiti metropolitani ovunque. Basta guardare le immagini, parlano da sole. Valore commerciale delle case? Ovviamente al ribasso, cioè scarsa appetibilità di compravendita, perché sopra il palazzo, sul tetto, ci sono ben tre diverse stazioni radio base, un grappolo di antenne di telefonia mobile 2G, 3G, 4G e 5G ad irradiare tutto l’isolato.
Proprietari e condominio beneficiano di una rendita annuale. Di norma poco meno di 10mila euro l’anno. Intorno, però, il vuoto tetro e spettrale a suggellare il pegno salato. Come questo palazzo-antenna di Roma (Acilia) ce ne sono tantissimi in tutta Italia. La condizione è più o meno sempre la stessa. Funziona così. Un leitmotiv. Una compagnia telefonica (o la ditta incaricata) individua la zona da predare, aggancia l’amministratore del condominio nell’intento di installare sul lastrico solare una stazione radio base.
In cambio, offre un canone annuo a mo’ di pagamento d’affitto. Se non c’è un Regolamento, un Piano di localizzazione municipale o il diniego dell’ufficio tecnico comunale, anche col silenzioassenso degli interlocutori e davanti all’eventuale dissenso dell’assemblea … piazzare in cima all’edificio l’infrastruttura tecnologica è un gioco da ragazzi. Ma oltre la salute in pericolo, sia di chi ci abita davanti che sotto (come dimostrano recenti studi scientifici, sconfessando la cd. teoria ad effetto ombrello di protezione), a pagare il salato prezzo finale è anche il valore commerciale dell’immobile. La svalutazione delle case.
Un palazzo con antenna sopra o davanti, perde mercato, in Germania addirittura scende del 50%. E in Italia le sentenze delle aule di tribunale parlano pure di centinaia di migliaia di euro di risarcimento per chi ha la forza di portare in giudizio i colossi del wireless.
Eccole le più recenti:
• Pretore di Bologna, sentenza del 14/04/1999: ha dato ragione ad alcuni condomini che sostenevano che l’installazione di un’antenna deprezza il valore dell’intero edificio su cui essa è montata.
• Tribunale civile di Bologna, sentenza 1886, del 08/03/2005: il giudice ha dato ragione al proprietario di un appartamento di Bologna e che, a seguito di delibera condominiale nella quale aveva espresso la propria contrarietà, la società H3G era in procinto di installare sul tetto dell’edificio condominiale una stazione radio base per telefonia cellulare. Il proprietario ha affermato la lesione del diritto di proprietà sulle parti comuni ed esclusive dello stabile condominiale, derivata dalla installazione autorizzata da delibera condominiale, che avrebbe tra l’altro cagionato un deprezzamento del valore dell’immobile “in forza della potenziale pericolosità per la salute umana delle emissioni elettromagnetiche che promanano dai ripetitori per telefonia cellulare“, e prospettava una lesione del decoro architettonico.
• Tribunale civile di Forlì, sentenza del 2009: il giudice riconosce l’indennizzo di 200mila euro per il deprezzamento della casa di un proprietario che ha portato a giudizio TIM per un’antenna davanti l’abitazione, considerata “una minaccia alla salute, sua, della sua famiglia e di tutto il quartiere: l’impianto ha una potenza di 20 volt per metro. E ha una capacità di rovesciare in aria onde elettromagnetiche da far paura. Per dire: a un certo punto in quella zona ad alto tasso elettrico esplodono i telefonini, i cancelli s’aprono da soli, le lampadine si squarciano. Roba da film dell’orrore.”
• Tribunale civile di Piacenza, sentenza 709, del 02/11/2018: il giudice ha accertato che la costruzione della stazione radio base nel Comune di Fiorenzuola (Piacenza) ha comportato una permanente diminuzione del valore degli immobili, condannando la società costruttrice dell’antenna ad un indennizzo di oltre 65.000 euro.
• Giudice di pace di Perugia, sentenza del 2023: “L’appartamento perde valore a causa delle antenne della telefonia davanti alle finestre: risarcito” Questa la sintesi della sentenza appellata: un proprietario “ha proseguito la battaglia in quanto in questi anni ha provato a vendere il suo appartamento, ma acquirenti e agenzia immobiliari, affacciandosi alle finestre, hanno tutti mostrato la stessa reazione di fronte alle antenne telefoniche che sorgono di fronte: fuga precipitosa”. Non solo sentenze però.
• Un’indagine dell’Associazione Piccoli Proprietari Immobiliari sulla percezione del rischio, sostiene che “sono pochi i cittadini che acquisterebbero o prenderebbero in affitto una casa posta vicino ad una fonte di inquinamento elettromagnetico”.
• L’Unione Piccoli Proprietari Immobiliari afferma che “gli immobili vicini ad antenne trasmittenti subiscono una svalutazione”.
• L’Associazione ARES 2000 ha promosso una ricerca dal titolo “Abitazioni tra le Onde”, confermando che gli immobili vicini alle antenne subiscono una svalutazione commerciale.